L'ultimo Brassens: la gente parla di pace seduta sui cannoni

L'ultimo Brassens: la gente parla di pace seduta sui cannoni In due dischi inediti esce a Parigi il testamento dello chansonnier L'ultimo Brassens: la gente parla di pace seduta sui cannoni AVEVA finito da poco di scriverle. Ma non aveva potuto rileggerle. Si era spento di fronte al mare di Valéry a Séte, nella sua casa di Saint-Gély-du-Fesc, immersa fra oleandri e limoni. Era il 29 ottobre dello scorso anno. Georges Brassens aveva da poco compiuto i sessantanni. Da tempo la sua attività di chansonnier si era ridotta, troppe le operazioni per ridurre quel «mal della pietra» clie dolorosamente lo consumava e immobilizzava. Ma le canzoni che aveva appena scritto lo convincevano, confidava agli amici che ..erano belle, non devo più toccarle per non rovinarle». Le avrebbe incise non appena avesse trovato più energia. La sua casa discografica Phonogram gli avrebbe mandato una équipe perché potesse registrarle direttamente nel suo studio. Non fu possibile, il vecchio leone della canzone francese, il poeta che aveva inciso 134 canzoni, che era stato pubblicato nella prestigiosa collana di Seghers «Poeti d'oggi» insieme a Eluard e Aragon. che ■ era stato attore di cinema con René Clair, aveva ce¬ duto, forse, come fa uno dei suoi personaggi, per passare «la morte in vacanza». Oggi, dopo mesi e mesi di lavoro, le sue ultime canzoni escono a Parigi in due dischi della Philips, con il titolo di «Testamento Brassens». Per registrarle si sono raccolti intorno ai suoi quaderni, ai suoi spartiti tutti i vecchi amici del poeta: il discografico Jacques Caillart. il segretario di Brassens. «Gibilterra». Pierre Nicolas, il basso. Joél . Favreau. chitarra. Gerard Gnobey. chitarra. Maurice Vander, piano. Christian Farros. batteria. Era la sua piccola banda musicale, quella che lo aveva seguito nelle caves di Patachou di fronte a Juliette Greco e Boris Viali, o nell'arena vellutata dell'Olympia. Nessuno aveva rifiutato di riprendere gli strumenti per seguire le sue ultime note a ritmo di jazz, di onestep, di citazioni da Ravel. L'unica difficoltà, e anche quella più importante, era trovare «la voce di Brassens». Chi avrebbe potuto cantare le nuove storie d'amore e dlanarchia, di Pemod e Gauloises. di viaggi e incompren¬ sioni, di tenerezza e falso ■cinismo? Uno solo: Jean Bertola. Grande amico di Brassens e del gruppo, laureato al Conservatorio di Chambéry. accompagnatore di Aznavour. vincitore ex aequo con Jacques Brel, nel '57. del gran premio del Disco all'accademia Charles Cros. Ma Bertola era esitante, aveva seguito e vissuto troppo con Brassens. ascoltato per anni la sua disincantata voce barito¬ nale per non provare imbarazzo, pudore a raccogliere l'ultimo testamentodell'amico. Poi si è convinto: «Credo che non sia giusto privare il pubblico di ciò che gli ha lasciato Brassens», e ha accettato di entrare in sala di incisione, di interpretare i minuti segni che il maestro aveva tracciato sui quaderni a righe. Ritorna cosi l'autore de «Le gorllle», di «La mauvatse réputation». l'ex operaio della Renault, il deportato nelle fabbriche d'armi in Germania, il cantante che aveva messo in musica le poesie di Aragon, Francis Jammes e Francois Villon. l'idolo della Parigi di Montmartre negli Anni 50 e al quale nel '67 l'Accademia di Francia aveva attribuito il Gran Premio per la poesia. Ritorna con canzoni che parlano di gente che «grida alla pace, seduta sui cannoni», di pescatori che «non pescano niente perché amano troppo i pesci». di orfani e figli «senso padre» che«non sono tenuti al rispetto di un padre sco?iosciuto». di ragazze «tanto cattive che non è possibile che abbiano un seno cosi grazioso», di Dio «che esiste di sicuro, esagera.'-. E' ancora il Brassens vitale e inguaribilmente anarchico, quello che nel '46 si firmava, su Le Ubertaire. Gilles Corbeau o Pépln Cadavre. ma anche venato di una malinconia beffarda, che negli ultimi mesi della sua vita a Séte, dove «La mer, la mer, toujours recommencée!». gli faceva ripetere con gli amici: rOrmai. nella mia vita, esiste solo più il "C'era una volta"-. Nlco Orengo Georges Brassens e Jean Bertola

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