Dietro il mirto e la rosa si nasconde un' anziana signora siciliana
Dietro il mirto e la rosa si nasconde un' anziana signora siciliana Gamila Ghali è Annie Messina Dietro il mirto e la rosa si nasconde un' anziana signora siciliana ROMA — Tre mesi e oltre di illazioni e pettegolezzi sul caso letterario di questa estate, l'autore segreto di «lì mirto e la rosa», nascosto dietro lo pseudonimo di Gamila Ghali. Finalmente siamo riusciti a svelare il mistero: Gamila Ghali ha un nome e un cognome, una faccia e una storia: è una signora siciliana che vive a Roma, dopo avere passato ventanni in Egitto, e si chiama Annie Messina. Per volontà della casa editrice Sellerio. la ristampa del libro (le prime seimila copie sono andate esaurite) sarà in libreria a novembre, con il vero nome dell'autrice. Finiscono cosi tutti gli interrogativi da salotto romano su «chi c'è» dietro questa fattola da Mille e una notte: sarà un uomo o una donna, ci si è chiesti in tante occasioni, da luglio a oggi, sema trovare risposta. Qualcuno aveva lanciato il nome di Arbasino, altri quello di Sciascia, che avrebbero nascosto il proprio nome per un'opera di registro cosi diverso dal loro. Si era parlato anche della principessa Alitata, tornata dopo «Harem» al suo mondo orientale; e perfino della stessa editrice, Elvira Sellerio, che si sarebbe mimetizzata per non rischiare in proprio. Il pettegolezzo è finito. Abbiamo avvicinato Annie Messina, siamo riusciti a tirarla fuori dal suo riserbo, anche se, lei dice, «alle vecchie signore si addice più il silenzio della parola». Origini siciliane, figlia di un alto e potente magistrato, non sposata per vocazione e non per obbligo, Annie Messina è bella come sanno esserlo quelle che furono le ragazze ricche dell'Italia Anni 30 ed abita in una casa bella come sono le case che esprimono passato e cultura. Capelli grigi, ma- ni lunghe, gonna e maglia cammello Annie Messina, la erre arrotondata di chi ha imparato inglese e francese prima che l'italiano, qualche citazione di Machiavelli, un classico stabilmente ospitato nella sua camera da letto. Annie Messina racconta: «Cosa dirle? Non so. Per trent'anni ho vissuto facendo traduzioni letterarie, prima come Free Lance poi per il Reader's Digest. Sarà cosi che ho imparato a scrivere in un buon italiano». Oltre che traduttrice Annie Messina è sempre stata scrittrice: durante i trentanni in cui leggeva e traduceva testi in italiano ha riempito i cassetti di storie, romanzi, novelle, quasi tutti rimasti inediti. Soltanto alla vigilia della guerra, tornata in Italia da Alessandria d'Egitto dove aveva passato ventanni con la famiglia, e da dove le viene la sua conoscenza del mondo arabo, Annie Messina, ad appena ventotto anni, aveva pubblicato qualcosa. Un suo primissimo libro «Il viaggio di nozze di Maria Isabel», una raccolta di ri- cordi «Cronache dal Nilo», e infine, per la Mondadori, «11 filtro magico», che aveva avuto buoni risultati di critica e di vendite. Poi si è fermata per trovare un lavoro che oltre la gloria le offrisse un guadagno. ..Allora ero una ragazza con una alla opinione tanto della mia bellezza quanto della mia intelligenza: pensavo di poter riprendere a pubblicare quando ne avessi avuto voglia. Invece da quel momento per tutti gli editori sono diventata solo una buona traduttrice». Autodidatta («ho smesso le scuole alla terza elementare, per starmene a leggere sul bordo di una vasca di ranocchi, nella villa di Alessandria»), Annie Messina però conosce bene la storia dell'arte (ha frequentato l'Accademia di pittura in Egitto), la letteratura («ho tradotto tanto in questi anni») e l'alta società («da ragazza ho vissuto in mezzo ad agi che oggi sono inimmaginabili e forse anche ingiusti. ). La passione per lo scrivere, dice, le viene dalla zia. Maria Messina, una sorella di suo padre die scrisse intensamente dai venti ai trentanni fino a quando non rimase paralizzata. «Ma in lei la scrittura era il frutto di un'infanzia oppressiva e malinconica, in me è quello di un'infanzia felice». Proprio dalla riscoperta di Maria Messina, per vie imprevedibili, nasce la pubblicazione del «Mirto e la rosa». Nel corso di una ricerca sulle donne che hanno scritto nell'Italia dei primi Novecento, Leonardo Sciascia aveva trovato i racconti di Maria Messina e ne aveva suggerito la pubblicazione alla Sellerio. Ma il primo volume, «Casa paterna... era accompagnato da una biografia, con varie inesattezze, e Annie Messina telefonò a Sciascia per parlargliene. Lo incontrò poi più volte a Roma per discutere della zia, e a lui consegnò il manoscritto del libro, il suo ultimo: «Lo avevo composto come sotto una possessione nell'estate dell'81». Il libro era già stato rifiutato da vari editori, Sciascia era per lei l'occasione ultima. Ma neanche a Sciascia, Annie Messina ha voluto rivelare di esseme l'autrice. Cosi ha inventato la storia di una amica itaio-egiziana, lontana e sconosciuta, di nome Gamila Ghali. Quando alla Sellerio hanno deciso di pubblicare il libro non sapevano chi fosse l'autore. E lei signora perette non si è decisa a parlare quando il libro è stato pubblicato? «Il successo del libro mi rallegra come una madre che goda per la brillante carriera del figlio, ma. mostrare alla gente quello che si è scritto, accompagnato dal proprio nome e cognome, è un po' come, per una donna, spogliarsi in pubblico, non trova?». Simonetta Robiony Annie Messina in una fotografia degli Anni 30
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