Niente Borges siamo svedesi di Franco Lucentini

Niente Borges siamo svedesi Parliamone Niente Borges siamo svedesi ANCORA una volta il premio Nobel per la letteratura non è stato assegnato a Jorgc Luis Borges, come molti si aspettavano; l'ha vinto Gabriel Garda Màrqucz, sudamericano anche lui e scrittore di vasta notorietà e degnissimo livello, che tuttavia non può essere seriamente paragonato al poeta cieco di Buenos Aires. Chissà come mai, si chiedono sospettosamente i delusi. Màrqucz ha il cuore esplicitamente «a sinistra», c può darsi che tra i membri della commissione di Stoccolma abbia prevalso una maggioranza dello stesso segno; oppure Borges, coi suoi scettici disimpegni, la sua aristocratica ironia, ha irritato quei diciotto valentuomini sempre così attenti a incoraggiare la pace, la libertà e altre belle cose; o forse l'argentino non rientrava nelle astruse alchimie geopolitiche che hanno spesso determinato, nella storia del Nobel, la scelta di .un nome piuttosto che di un altro. Ma è possibile un'ipotesi diversa, più semplice, più banale. Noi non siamo razzisti. Quando pensiamo alla Svezia, agli svedesi (il che, per qualche ragione, ci capita di rado) uno spettatore imparziale constaterebbe che i nostri occhi s'illuminano di simpatia, di rispetto, perfino di ammirazione. Non abbiamo mai messo piede in quel freddo Paese, ma lo immaginiamo bellissimo, interamente ricoperto di foreste, laghi e crepuscolari magie. Sappiamo che bellissimi sono tutti i suoi abitanti, gli uomini alti e vigorosi, le donne splendenti di bionda salute, ma non ci siamo mai sognati di considerare tali caratteristiche somatiche come un segno d'inferiorità. Gli svedesi, ci diciamo senza un filo di arroganza, sono diversi da noi, ecco tutto. E non ci sono ignote le loro gloriose origini guerriere, le loro epopee e saghe vichinghe, né sottovalutiamo il contributo che essi hanno dato alla civiltà con la sauna, la protezione della Holmes in una caricatura di David lavine (Copyright N.V. Revlew of Books. Opera Mundi e per l'Italia .La Slampa.) natura, l'assistenza sociale, l'emancipazione sessuale e la pressione fiscale sui redditi di ogni livello e provenienza. Così su due piedi, siamo in grado di citare una dozzina almeno di donne e uomini illustri che in Sve• zia ebbero i natali: Linneo, Greta Garbo, Gustavo Adolfo, Strindberg, Carlo XII, Swedenborg, la Lagerlòf, la regina Cristina, Bergman Ingmar e Bcrgman Ingrid. Nonché Alfred Nobel, naturalmente. Ma coltiviamo da tempo il dubbio che il premio letterario legato al suo nome e alla Svezia sia tanto importante solo per via della grossa somma di denaro che comporta. Dissociata da quel bel mucchictto di corone, la giuria chiamata a stabilire ogni anno chi sia il massimo scrittore vivente non avrebbe la minima autorevolezza, le eccellenti persone che la compongono non verrebbero consultate neppure per l'assegnazione della Salsiccia d'Argento in Valcamonica. Chi sono mai costoro? Brava gente, senza dubbio, onesti borghesi, esemplari pagatori di tasse e salvatori di uccellini zoppi. Non è difficile immaginare le loro riunioni, le loro discussioni, le loro assorte passeggiate tra gli abeti e gli alci. Non è soprattutto difficile immaginare i loro gusti. Non c'è secondo noi nessun enigma dietro il persistente boicottaggio di Borges, nessuna occulta intenzione, nessun intrigo, nessun partito preso, nessuna vendetta. lì' proprio che non gli piace, non gli dice niente, non gli fa né caldo né freddo. E' proprio che non lo «capiscono», come non «capirono» a suo tempo Valéry, come non avrebbero capito in passato Mallarmé, Poe, Baudelaire. E' proprio tutta quella linea letteraria che li lascia indifferenti, sordi, algidi. E' prò-' prio che sono svedesi? Carlo Frutterò Franco Lucentini

Luoghi citati: Buenos Aires, Italia, Stoccolma, Svezia