In Giappone la nuova eroina è Arale-Chan di Vittorio Zucconi

In Giappone la nuova eroina è Arale-Chan In Giappone la nuova eroina è Arale-Chan Ora infuria la bimba robot TOKYO — Candy-Candy non abita più qui. E' tornata 'quest'anno- a trovare i bambini giapponesi per qualche settimana e l'hanno accolta benissimo, addirittura meglio di quando abitava con loro in permanenza. Ma la sua stagione è finita per sempre: la tv trasmette solo i vecchi episodi. Di farne nuovi — assicurano alla casa di produzione, la ■Toel Doga» — non si parla nemmeno. Altre bambolotte, altri caratteri, altri teneri mostri ne hanno preso il posto. Sullo schermo, ma soprattutto laddove finalmente si decidono la carriera, la vita e la morte degli eroi di cartone: nei banchi dei grandi magazzini e dei negozi di giocattoli che cercano di vendere prodotti (tutto: dalla carta igienica alle biciclette) ispirati al personaggio del momento. Candy-Candy traslocò alla fine della stagione 78-79, gli indici di ascolto cadevano. Da un record del 17,6% nel 77 (pari a quasi 16 milioni di spettatori) la sua fetta di pubblico era discesa al 14, poi al 10%. Oli •sponsors-, gli inserzionisti disposti a pagare per collocare la pubblicità dei loro oggetti durante i suoi programmi, si fecero più restii, più. rari. Inu vile umiliarla, soprattutto perdere soldi. La farina dal riccioloni gialli fu inviata a cercare fortuna oltre gli oceani, nelle colonie dei cartoni animati giapponesi: in Italia, in Francia, Qui a Tokyo, oggi, infuria 'Arale-Chan» (prossimamente anche in Italia), bimba-robot figlia di uno scienziato pasticcione (il 'dottor Slump.), dal segno assai meno .disneyano., più aspro, ma dalla storia meno sciropposa: l'aspettano, ogni settimana, 25 milioni di spettatori. Piace molto (15 milioni l'indice di ascolto) .Kabocha-Wine., vino di rapa, diario di una classe di scuola media, con qualche pruritino di sesso in mezzo a tanto Gianburrasca. E commuove, quando non fa ridere, .Asari-Chan', 'Vongolina*, mentre i robot — che sia una buona notizia? — ruggiscono ormai a fondo classifica, per pochi milioni (4-5) di cultori. Chi ama Candy-Candy, insomma, è rimasto al periodo .naif, del cartone di sua Maestà Imperiale, quando ancora i disegnatori degli studi di Tokyo cercavano di rifare Disney, Hanna e Barbera, e le loro Cenerentola-Biancaneve-Bella Addormentata. In fondo, nella passione per Candy-Candy che ancora sopravvive in Italia, c'è un segno di come sia diverso, tra noi e giapponesi, anche il consumo dello stesso prodotto. Qui lo si scarta, o si rilegge solo come un pezzo di 'Come eravamo'; per rispettare il furioso metabolismo economico, industriale, culturale del nuovo Giappone. In Italia, ci si affeziona, si restaura, si assapora più a lungo. Si esita a buttare. Così, l'Italia accoglie quel che il Giappone espelle. Candy-Candy la 'profuga» ormai vive a Milano, mentre le sue aggressive sorelline hanno occupato i 5 canali delle televisioni private, commerciali giapponesi. Eppure, quando è tornata, in agosto, per una serie di ritrasmissioni, quasi venti milioni di spettatori l'hanno riaccolta. Ma allora non varebbe la pena di resuscitarla, ho chiesto allo studio? «Cosa? rifare Candy-Candy?» mi hanno risposto come se avessi parlato del tram a cavalli. «No, guardi, quella ormai è finita. Non vende più, non fa vendere». Buon per lei che è scappata in Italia: a Tokyo non Cela cassa integrazione. Vittorio Zucconi

Persone citate: Asari, Cela, Chan, Disney, Tokyo ? Candy