Zagladin da Berlinguer Tregua fra pei e Mosca?

Zagladin da Berlinguer Tregua fra pei e Mosca? L'inviato di Breznev alle Botteghe Oscure Zagladin da Berlinguer Tregua fra pei e Mosca? Al centro dei colloqui con il segretario comunista, i difficili rapporti fra pei e pcus dopo lo «strappo» e la crisi polacca ROMA — L'ambasciatore di Breznev, Vladimir Zagladin. incontra oggi 11 segretario del pel Berlinguer. «Numero due» della politica estera sovietica, è stato mandato dal Cremlino in Italia per cercare di appianare le divergenze che dividono i comunisti italiani da Mosca. Zagladin si trova nel nostro Paese da alcuni giorni, ma l'incontro con Berlinguer è rimasto in forse fino all'ultimo. Solo giovedì ne è stata data conferma da uno scarno comunicato diffuso dalla direzione comunista. Mentre Berlinguer sta per incontrare rinviato di Breznev, il giornale jugoslavo ■ Borba» scrive che Mosca starebbe «sondando il terreno per la convocazione di una nuova conferenza mondiale dei partiti comunisti». L'odierno incontro tra Vadim Zagladin, primo vicedirettore del dipartimento esteri del Comitato centrale del pcus, e Berlinguer è un fatto di grande importama nel quadro complesso delle relazioni tra pei e pcus. Allo «strappo» consumato da Berlinguer nel gennaio scorso (con la condanna del regime militare di Jamzelski e la dichiarazione su/f'-esaurimento della spinta propulsiva, del sistema sovietico), il pcus rispose con un violento articolo della «Pravda» (24 gennaio), in cui i dirigenti del pei erano accusati di schierarsi, con una «politica sacrilega», -contro la pace e il socialismo... La scomunica sembrava imminente, ma non ci fu. A Zagladin. opportunamente ospitato dal quotidiano «Paese Sera», toccò il compito di attenuare i toni della polemica, invitando i «compagni italiani» ad incontrarsi con i «compagni sovietici» per «discutere Insieme». Berlinguer, in un'intervista apparsa subito dopo sull '«Unità» (21 febbraio), fece trasparire la volontà di non rompere definitivamente con il pcus. Oggi Itncontro avviene in Italia, dove Zagladin è accreditato dai mass-media come paziente ricucitore dello «strappo», come «colomba» brezneviana. contrapposta al suo diretto superiore, il susloviano Ponomarev. In realtà, Zagladin. dal 76 ad oggi, ha costrutto la sua fama europea grazie ai costanti attacchi rivolti all'eurocomunismo: già prima della Conferenza intereomunlsta di Berlino (giugno 76: l'ultima cui abbiano partecipato i pc italiano e spagnolo), sulla «Pravda» (20 aprile) toccò a lui richiamare l'intero movimento comunista alla stretta I osservanza deH'«Internazlonalismo prole- l tario». cioè il totale allineamento con la politica di Mosca: si era agli aZborf deìl'eurocomunismo. Due anni dopo, sempre sulla «Pravda» (6 novembre 78). Zagladin accusa l'eurocomunismo di essere un marchingegno della «borghesia imperialista» per «dividere i pc dei Paesi capitalisti da quelli dei Paesi so- | cialisti, in primo luogo dal pcus», e contesta la validità pratica e teorica della via pacifi- ! ca e parlamentare al socialismo, citando l'espe rienza cilena. Mentre si distingue, insieme ai vari Ponomare®, Zarodov. Afanasev negli attacchi j rivolti in particolare al pc spagnolo, Zagladin fa parte nel luglio '80 della delegazione del pcus (con Kirilenko, Ponomarev e ' Zymjanin) che incontra a Mosca una dele- • gazione del pei (G. C. Pajetta, Bufalini, \ Giannotti). E'dal settembre 78 che Berlin- i guer non va più in Urss. Pei e pcus. aspramente divisi sulla questione afghana, si | trovano d'accordo sulla necessità di rilanciare la distensione in Europa: poco tempo prima Breznev si era incontrato con Giscard (a Varsavia) e con Schmidt (a Mosca). Nel marzo dell'anno successivo tocca a Zagladin giustificare con un pretesto menzognero l'umiliazione inflitta a G. C. Pajetta, inviato dal pei al XXVI Congresso del pcus, cui non viene permesso di portare il saluto del suo partito dalla tribuna congressuale del ■Doni sezdov» del Cremlino. Da tutti questi dati, Zagladin ci appare come un fedele esecutore di una politica in cui, a seconda delle circostanze, si alternano durissime pressioni ad atteggiamenti più cauti e diplomatici. L'incontro odierno parte, indubbiamente, da un elemento che sembra giocare a favore del pcus: l'esaurimento della «spinta propulsiva» dell'eurocomunismo, dovuta sia al mutato quadro dei rapporti internazionali, decisamente radicalizzati, sia al declino, elettorale e politico, dei tre partiti che dal 76 se ne erano fatti assertori: dopo l'Afghanistan, il pc francese si è di nuovo piattamente allineato con Mosca; il pc spagnolo è travolto da una crisi di iscritti, voti, gruppo dirigente e identità, cui non sono estranee le sue tendenze filosovietiche (specie la catalana); anche il pei subisce (dal giugno 79) un riflusso di voti e di iscritti, ed è diviso, specie alla base: non solo sul giudizio in torno al «socialismo reale». Tuttavia il pcus non appare in grado di pronunciare definitive scomuniche, nel momento in cui tenta la grande carta del riavvicinamento alla Cina e fronteggia le gravi crisi, polacca e afghana, nonché le inquietudini vietnamite sull'incipiente dialogo cino-sovietico. Per non parlare della fine del cancellierato Schmidt, che Indebolisce gravemente l'iniziativa europea dell'Urss. Adesso, dall'evoluzione dei rapporti tra pei e pcus ci si può attendere non tanto un'impossibile composizione delle divergenze, quanto piuttosto una tregua, cioè una cessazione, o, almeno, attenuazione, della polemica pubblica: lo provano, in questi giorni, sia i toni cautissimi usati da Zagladin nei suoi interventi pubblici italiani, sia la discrezione dell '«Unità» sulle posizioni espresse a Bologna e a Roma dall'alto «partapparateik». Della tregua il pei fia bisogno, in vista del suo XVI Congresso (fissato per febbraio). Il gruppo dirigente considera con apprensione non tanto le iniziative di gruppi politicamente irrilevanti come «Intcrstampa» e «Lotta per la pace» del generale Pasti, quanto il possibile coagulo congressuale del dissenso intorno ad Armando Cossutta che ha abilmente associato la difesa del ruolo attuale dell'Urss alla critica verso la politica sindacale del suo partito, condivisa da buona parte della base operaia. Se tregua ci sarà, il vantaggio tattico per il pel e il suo gruppo dirigente sarà indubitabile; solo che, dopo essersi avvicinato in gennaio ali-altra riva-, Berlinguer rischia di venir risospinto verso la «metà del guado». I Piero Sinai ti Zagladin, fotografato all'istituto Gramsci di Bologna, prima tappa del suo viaggio in Italia