Presi i complici del bandito ucciso dall'orafo di Valenza rapinato a Roma
Presi i complici del bandito ucciso dall'orafo di Valenza rapinato a Roma Recuperata la refurtiva (300 milioni) «scippata» al rappresentante Presi i complici del bandito ucciso dall'orafo di Valenza rapinato a Roma I gioielli erano stati sotterrati nel giardino di una villa di Ardea, a pochi chilometri dalla capitale - Nessun provvedimento per il derubato: è stata legittima difesa DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — In pochi giorni sono stati tutti catturati i complici di Pietro Elia, il giovane rapinatore ucciso con una revolverata al viso mercoledì scorso nei pressi della stazione Termini da un rappresentante di gioielli di Valenza Po, Alberto Brisone, di 36 anni. L'Elia era stato colpito mentre cercava di fuggire dopo aver scippato il rappresentante di due borse contenenti gioielli per 300 milioni, anch'essi recuperati dagli agenti della Squadra Mobile. Le due borse con il campionario sono state dissotterrate dal giardino di una villa di Ardea, una località a pochi chilometri da Roma. Dopo la cattura e i primi interrogatori il sostituto procuratore Masi, magistrato incaricato delle indagini, ha incriminato per concorso in rapina pluriaggravata, tentato omicidio, detenzione e porto di armi e furto quattro persone: Emilio Santini, detto «er nasone», 24 anni; Carlo Montereale, «er nappista», di 29, e due giovani incensurati, Umberto Falcinelli, di 24, e Giuliano Butteroni, di 40, soprannominato «er notaro». A loro gli inquirenti sono giunti dopo i primi interrogatori e dopo il ritrovamento in viale Castro Pretorio di una pistola Smith e Wesson calibro 38 risultata rubata. Non è stato difficile sulla base delle deposizioni dei parenti e degli amici del rapinatore rimasto ucciso risalire ai suoi quattro' complici. Cosi, l'altra notte, sono scattate, su ordine del magistrato, le perquisizioni in casa degli arrestati. Gli agenti, però, non hanno trovato alcunché di compromettente. Sólo dopo gli interrogatori dei quattro e soprattutto in seguito ad alcune loro contraddizioni, la polizia è riuscita a recuperare la refurtiva nel giardino della inlla di Ardea, di proprietà del cognato di Emilio Santini. Nessun provvedimento il magistrato ha preso nei confronti del rappresentante di gioielli di Valenza Po: secondo il giudice, Alberto Brisone ha fatto fuoco, uccidendo il rapinatore, «in chiare ed evidenti circostanze di legittima difesa». E tutto ciò, secondo il dottor Masi, si evince dalla ricostruzione delle fasi della rapina, fornita dagli inquirenti. Le cose, per la polizia, sarebbero andate così: mercoledì alle 16,30 in via Massimo D'Azeglio, nei pressi della stazione Termini, spuntano due maximoto, una «Honda- con a bordo Montereale e Elia, ed una -Kawasaki- con Santini e Butteroni. Elia e Butteroni scendono dalle selle: il primo impugna la Smith e Wesson e minaccia il rappresentante, il secondo scippa le due borse di pelle. Dietro, su un ciclomotore, segue la rapina Umberto Falcinelli, che ha incarichi secondari e di copertura. Effettuato lo -strappo- c'è uno scambio di moto: Butteroni con la refurtiva sale sulla -Honda- che si allontana a forte andatura, ed Elia, continuando a tenere sotto la minaccia della pistola il rappresentante, prende posto sulla -Kawasaki-. A questo punto, però, il gioielliere ha una reazione istintiva: estrae la pistola e fa fuoco su Elia, uccidendolo. Umberto Falcinelli Girlo Monterale Giuliano Bullcroni
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