Tre reclute delle Bierre di Chivasso hanno sparato e ucciso il brigadiere

Tre reclute delle Bierre di Chivasso hanno sparato e ucciso il brigadiere Indagini-lampo dei carabinieri: già identificati gli assassini di Rocca Canavese Tre reclute delle Bierre di Chivasso hanno sparato e ucciso il brigadiere Fanno parte della colonna torinese che si stava riorganizzando in città - Fiore De Mattia, Giuseppe Potenza e Roberto Tua hanno aperto il fuoco contro i militari - Sono fuggiti con il capo Giuseppe Scirocco, superlatitante - Stavano andando ad un vertice - Fermate due persone - Perquisizioni e battute a Torino e in cintura Gli uomini del «commando» che a Rocca Canavese ha assassinato il vicebrigadiere Benito Atzei e ferito il carabiniere Giovanni Bertello hanno un volto e un nome. Sono tre giovani di Chivasso: Fiore De Mattia. 21 anni, strada per Torino 22, Giuseppe Potenza, 23 anni, corso Galileo Ferraris 54/9 e Roberto Tua, che oggi compie 25 anni, corso Matteotti 44. Con loro c'era un capo delle Brigate rosse: Giuseppe Scirocco, pugliese di 25 anni, latitante dal 1980, il cui nome compare in decine di inchieste sul terrorismo: l'assalto alla camionetta di militari a Salerno, l'irruzione nella caserma di Santa Maria Capua Vetere, l'omicidio dell'assessore democristiano di Napoli Defogliano. Il sottufficiale — secondo la ricostruzione degli inquirenti — sarebbe stato ammazzato dal De Mattia; a sparare contro il carabiniere è stato, invece, il Potenza. Dopo il delitto di venerdì sono scomparsi. Invece altre due persone — forse un uomo e una donna — sono state «fermate» dai carabinieri e sono nella caserma di via Valf rè. Sui loro nomi c'è stretto riserbo da parte degli inquirenti: da loro può venire una svolta alle indagini. In due giorni fra sabato e domenica sono state perquisite diciotto abitazioni: sette nelle ultime quattro ore. L'inchiesta è condotta dal carabinieri del gruppo di Torino e dalla Digos coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica Pietro Miletto. Si sta dando la caccia agli assassini di Rocca Canavese, ultimi arruolati nella colonna piemontese delle Brigate rosse che, dopo essere stata sbaragliata dalle confessioni di Patrizio Peci, è stata rifondata per sparare e uccidere ancora. Si stavano riorganizzando. I capi-manipolo si erano trasferiti in Piemonte: Giuseppe Scirocco, che era a Rocca Canavese durante la sparatoria contro i carabinieri:Antonio Chiocchi, sfuggito per un pelo alla cattura durante la relata della Digos a Napoli, Antonio Marocco, altro nome del «gotha» del terrore di sinistra, che era stato a Torino fra il 1979 e il 1980 che ci è tornato dopo un periodo di «ferma» nel Sud. Ognuno di loro è riuscito a reclutare cinque o sei «soldati» (una ventina in tutto) e li stava addestrando all'uso delle armi e alla psicologia della guerriglia. La banda non era ancora completamente autosufficiente. Non aveva armi adeguate. E, infatti, fra i primissimi obiettivi c'era quello di «disarmare» i sorveglianti notturni di alcune industrie per rubar loro le pistole di servizio. Il «commando» che ha spa¬ rato a Rocca Canavese doveva essere ancora in addestramento. I tre giovani di Chivasso erano già In qualche modo conosciuti dagli uomini dell'antiterrorismo. Non c'erano denunce contro di loro e non li si accusava di responsabilità specifiche ma era data per certa la loro «potenziale disponibilità» verso 11 terrorismo delle Brigate rosse. Nel 1979 la zona di Chivasso era stata area di reclutamento per la Arancio e Mattacchini. E già allora si diceva che De Mattia. Potenza e Tua, ragazzini di 18-20 anni, avrebbero potuto essere avvicinati e «convinti». Lo sapeva (e lo aveva detto) qualche pentito ma doveva essere cosa risaputa anche fra gli irriducibili latitanti che al progetto dell'insurrezione in armi non hanno ancora rinunciato. Lasciato passare il periodo «nero» per loro, dalla primavera del 1980 in avanti, si sono rivolti proprio a loro per ricomporre i ranghi dell'esercito della rivoluzione proletaria. La disponibilità si era tradotta in adesione. Hanno continuato la loro vita regolare frequentando il lavoro e restando in casa con i genitori. Si sono fatti vedere spesso al bar per parlare di calcio e giocare al bigliardo con gli amici. Hanno evitato con cura discorsi di politica: nemmeno le considerazioni più ovvie. La «regola» del terrore vuole che i soldati si mimetizzino dietro l'anonimato. Intanto è cresciuta la loro dimestichezza con le armi. L'organizzazione li stava preparando a diventare brigatisti perfetti. Sono incappati a un posto di blocco: hanno sparato senza pensarci sopra. Lorenzo Del Bota Fiore De Mattia, Roberto Tua, Giuseppe Potenza e Giuseppe Scirocco, i terroristi accusati dell'assassinio Il generale Valditara saluta il figlio del brigadiere ucciso