O mentitrice o baccante nei «cliché» della storia

O mentitrice o baccante nei «cliché» della storia O mentitrice o baccante nei «cliché» della storia di Aldo A. Mola* L'eterna guerra femminea L'ultima settimana del luglio 1914 lu di grande passione per l'opinione europea; ma non a causa della conflagrazione mondiale, esplosa i! 28 di quel mese, bensì per il processo a Enrichetta Caiilaux. Seconda moglie d'un ministro francese accusalo di brogli e sporchi mercati a favore delia Germania. Enrichetta aveva pistolettato a morte il direttore del «Figaro», Calmene. Paese che vai, processo che trovi, negli stessi giorni di fine luglio 1914 a Catanzaro una corte compiacente riconobbe interino di mente un avvocalo Paternostro che aveva assassinato in un cinema di Palermo il presunto insidiatore delle virtù della sua sposa, mentre la vedova dell'ucciso si sbracciava urlando che nessun onore era mai stato offeso dal suo sventurato marito, vittima delle invenzioni temminili. La donna criminale Eppure anche al di qua delle Alpi da qualche tempo circolava un sospetto: le donne galoppavano verso la criminalità. Sarebbero poi riuscite — e quando — a raggiungere e superare gli uomini sulla via della perdizione? Su un fatto v'era un'antica rassegnazione, sintetizzata già nel 1676 da Cesare Lombroso nell'Uomo delinquente: «nelle aberrazioni sessuali, come nelle tendenze veneree, le femmine superano I maschi d'assai», sicché, talvolta, «anche la ragazza più pudica può rivelarsi una baccante perversa ••. Era anche scontalo che la donna sia mentitrice abituale e simulatrice inarrivabile non solo di malattie e persino del suicidio, bensì soprattutto di pretesi attentali alla loro persona, «con dettagli erotici che repugnerebbero al maschi», come annotavano esterefatti gli specialisti. Excelslor La criminalità femminile non aveva lo stosso incremento in tutti i Paesi, né ovunque prevalevano le slesse predilezioni. Le donne risultavano particolarmente morigerate in Olanda (ove le ree erano il 4% dei maschi), ma mollo più audaci in Russia, ove raggiungevano il 10%. in Algeria (con un 25%) e soprattutto nel «nuovo mondo», ove il 27% dei reali era perpetrato da femmine. Per le donne anche il crimine era un fatto di moda: infatti, mentre in Austria. Francia. Belgio prevalevano i tipici delitti donneschi (aborto, infanticidio, bigamia, furti domestici, incendi alle case dei vicini antipatici o dei manti sregolati), in Inghilterra.alla testa dell'a¬ vanzata capitalistica, le donne rivelavano un genio particolare nella falsificazione monetaria. In Italia, nello stesso periodo le donne criminali passarono dal 10 al 19% dei maschi delinquenti. Che fare? Era dimostrato che migliorare l'alimentazione aumentava la spinta sessuale, quasi che ancora le femmine ne avessero bisogno; l'istruzione aveva almeno triplicato le donne convinte di reato. Il matrimonio, dunque? Neppure questo, se non altro perché per motivi di serietà pensionistica i mariti premorivano ed era dimostrato che il numero delle vedove criminali superava in larga misuia quello delle ammogliate e delle nubili. Dunque era una causa disperata: «La delinquenza femminile va ad ogni modo crescendo in ragione della maggiore civiltà e tende ad equipararsi alla virile». Bell'altare, insomma! Da Agrippina a Lucrezia Borgia Di qui la controlfensiva. almeno sin quando i mezzi d'informazione rimasero del tutto nelle robuste mani dei masculi. Se ne videro gli effetti soprattutto in questo dopoguerra, quando i rotocalchi sciorinarono una bella galleria di ritratti di femmine da tenere alla larga. La vox populi — niente affatto vox Dei — non s'ispirò certo al classico «parce sepulto» cioè non rispettò neppure le salme femminili. Lo si vide nel caso di Maria Montasi, il cui caso rimarrà celebre soprattutto per l'accanimento col quale si volle indagare sul retroterra di vicende e debolezze chel'avevano infine fatta trovare cadavere sulla spiaggia di Torvaianica. Né diverso fu l'atteggiamento nei confronti di altre donne che in un modo o nell'altro si trovarono al centro di cronache giudiziarie: ora come supertestimoni, come Anna Maria Moneta Caglio, ora quali sospette di reato, come la maliosa Claire Bebawi e altre infelici spietatamente esplorate in aula dai teleobiettivi anche più che dagli inquirenti. In tutti questi casi furono rispolverate le storie dei malefici femminili da Eva ai giorni nostri, passando attraverso ìe solite Semiramide, Agrippina. Messalina, Lucrezia Borgia, via via assunte a progenitrici di altrettanti filoni di perdizione: stregoneria, lussuria e veneficio ai danni di mariti, figli, genitori, rivali a vario titolo. All'antico terrore nei confronti della femmina — l'animale misterioso, con la sua «malattia segreta», l'indecifrabilità dei suoi flussi psicofisici — s'aggiunse l'angoscia di vederla occupare non solo i ruoli di magistrato, poliziotto, pilota d'aereo e quant'altro era privilegio virile, ma anche il culmino della manifestazione del potere maschile: il crimine, nelle sue varie forma. T d Tre donne nella cronaca' nera: la contessa Pia Bellentimi (1952) Anna Maria Moneta Caglio ( 1954) e Franca Ballerini (1977)

Persone citate: Aldo A. Mola, Anna Maria Moneta, Anna Maria Moneta Caglio, Cesare Lombroso, Claire Bebawi, Enrichetta Caiilaux, Franca Ballerini, Lucrezia Borgia