«Non dobbiamo rassegnarci alla paura» A Verona 20 mila contro mafia e droga di Giuliano Marchesini

«Non dobbiamo rassegnarci alla paura» A Verona 20 mila contro mafia e droga Un discorso del presidente della Camera, Nilde Jotti, ha concluso la marcia «Non dobbiamo rassegnarci alla paura» A Verona 20 mila contro mafia e droga DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE VERONA — Oltre ventimila persone contro la droga e la mafia, a Verona. La manifestazione nazionale indetta dal partito comunista ha fatto confluire in piazza Bra lavoratori, studenti, rappresentanti di enti e associazioni. Un'intensa partecipazione ad una dura battaglia, in una città segnata dalle plaghe degli stupefacenti. Tre concentramenti, in diverse zone di Verona. Il corteo degli studenti, delle delegazioni della Fgci prende l'avvio da lungadige San Giorgio. I giovani vogliono partire dal posto in cui. nel maggio dello scorso anno, il diciottenne torinese Luca Martinotti mori atrocemente. Il ragazzo veniva dall'istituto «Filippin» di Paderno del Grappa, insieme con un compagno: a casa lo aspettavano per il weekend. Lui non era un drogato. Soltanto per un certo senso di avventura fini con l'andare a dormire in un fortino austriaco che s'affaccia sulla sponda del fiume, dove trovavano rifugio tossicodipendenti. Nella notte, un «commando» gettò benzina sugli stiacci che co- ! I augi» auai.v.1 ^nc tu- privano il pavimento della'torretta: Luca Martinotti spirò poco dopo, devastato dalle ustioni. In testa à'questo co; teo. uno striscione su cui è scritto: «Contro il traffico di eroina e le complicità politiche. Solidarietà al tossicodipendenti. Nuova qualità della vita». Tra 1 gruppi folti del manifestanti, altre scritte: «Per una società senza droga». «Mafia assassina, fermiamo l'eroina». E uno slogan su adesivi: «L'eroina non cade dal cielo». A pochi passi dal tragico fortino, una grande corona di fiori i , rossi e un nastro: «A Luca e a tutti i giovani uccisi dalla ma- fia della droga». Sul cancello j della torretta, una poesia per Luca Martinotti. anonima. ,dche comincia cosi: «Sei morto jbvittima innocente di un atro- jdce assassinio. Non era quello 'dche volevi vedere in questa Ir! città» Poco più in là. un drap-1 I po sul quale è scritto: »I gio- jju oui i|uóic c au mu. «i giù-. 'vani non dimenticano U|rogo». La fiumana di gente si riversa in piazza Bra. di ironte i ài palco allestito quasi a ridosso dell'Arena. Il segretario del pel Enrico Berlinguer ha i inviato un messaggio. Parla il presidente dell'associazione delle famiglie vero- I !nesl che sono impegnate nella , drammatica lotta agli stupefacenti. «Oggi ci sentiamo meno smarriti e abbandonati. Ma dobbiamo continuare, per combattere le grosse organizzazioni internazionali. 11 sacri! icio di uomini che si sono battuti contro la mafia della droga non può essere dimen jtlcato». Il presidente dell'As soclazionc dei genitori ricor- I ; | I j ! I j ' ; . ,da anche il generale Carlo Aljberto Dalla Chiesa. E una jdonna siciliana dice: ..Non 'dobbiamo rassegnarci al doloIre. alla paura». 1 T,ene „ d,scorso conclusivo „ presWente della camera. . j| presidente della |nima t«mi p» „. i I Nilde Jotti. «C'è uno scontro !— dice la Jotti — tra chi vuol I far progredire il Paese, e chi vuole mantenere inammissi; bill sacche di povertà e di ar| retratezza. Qui. in questo scontro, approfittando della debolezza del pubblici poteri. I vi sono stati e vi sono indlvij dui e gruppi che hanno cerca! to una loro strada fondata I sulla prevaricazione, sul crimine». j Tra la folla, c'è un uomo stravolto che regge un cartel- ' lo. appoggiato ad una tran- ; senna. Su quel cartello ci sono la fotografia di un giovane e . la scritta: «Sette mesi fa mio figlio era vivo». Giuliano Marchesini

Persone citate: Carlo Aljberto Dalla Chiesa, Enrico Berlinguer, Jotti, Luca Martinotti, Nilde Jotti

Luoghi citati: Paderno Del Grappa, Verona