Tutti scontenti i francesi ma il governo tiene duro sul programma d'austerità di Bernardo Valli

Tutti scontenti i francesi ma il governo tiene duro sul programma d'austerità Domani finisce la prima fase del blocco di prezzi e salari Tutti scontenti i francesi ma il governo tiene duro sul programma d'austerità DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PARIGI — Gli scioperi contro l'austerità miuerr.indiana si accendono e si spengono, come fiammate effimere, in tutto il Paese: un giorno gli impiegati della metropolitana c delle ferrovie suburbane, un altro giorno i minatori, un altro ancora i commessi di alcuni grandi magazzini... Non è una protesta massiccia, compatta, ne un segnale annunciarne un'imminente esplosione sociale. E' probabilmente il sintomo di uno scontento capillare, del uuale il quotidiano del pcf, L'Humanité, rende conto ogni mattina con scrupolo. 1 suoi redattori si servono di un vocabolo appropriato per descrivere lo staio d'animo nelle fabbriche: <ondeggiamento». Ad esso partecipano «tulli i lavoratori» ed è provocato — sempre secondo L'Humanité — dalla riduzione del potere d'acquisto implicito nella decisione governativa di controllare, o sorvegliare, i salari anche dopo il blocco, che finisce ufficialmente domani. 1 novembre, a conclusione dei quattro mesi programmati. Sono in agitazione, per le stesse ragioni, anche i dipendenti dello Stato, definiti ('fantaccini della sinistra», perché nel maggio '81 hanno contribuito con i loro voli alla vittoria di Mitterrand. Contro la sorveglianza dei prezzi, che verrà severamente applicata — come per i salari — anche dopo la fine del blocco, protestano invece i commercianti: il 13 ottobre ce n'erano parecchie migliaia per le strade di Parigi, con cartelli e bandiere corporative, ma soprattutto con atteggiamenti poujadisti. E prima di loro erano scesi sui boulevards anche i professionisti — medici, notai, architetti — per un'insolita manifestazione. Giacche e cravatte. Non è esatta l'immagine di una Francia in preda a forti agitazioni sociali, che spesso viene proiettata all'estero con scarsa obiettività. Al contrario regna nel Paese un'apatia indecifrabile, percorsa all'improvviso da fremiti di protesta. Se le riforme iniziali, all'avvio del settennio mitterrandiano, hanno traumatizzalo precisi settori della società, in particolare gli imprenditori, la svolta economica, ossia l'austerità (chiamata ufficialmente (.rigore»), ha esteso il malcontento a quasi tutti gli altri settori, o perlomeno suscita vampate di malessere nelle classi sociali che si sentono colpite. Tuttavia, secondo un sondaggio del Nouvel Economiste, il 48 per cento dei francesi ritiene inevitabile una stretta per frenare l'inflazione. Il governo sembra comunque deciso ad affrontare «i rischi dell'impopolarità'). Non la teme troppo, per il momento, perché i sindacati si limitano, per ora, agli avvertimenti verbali. Edmond Maire, segretario generale di una centrale (la Cfdt) che accetta il principio dell'austerità, accusa il governo di «ipocrisia» perché non riconosce apertamente che ci sarà una contrazione del potere d'acquisto (oscillante tra il 2 e il 4 per cento). Louis Vianet, membro dell'ufficio politico del pcf e al tempo slesso della segreteria della Cgt, avverte che «l'impegno dei lavoratori» verrà meno se il governo non garantisce la stabilità dei salari reali. Ma entrambe. Cfdt e Cgt, i due maggiori sindacati di Francia, usano ancora dei riguardi nei confronti della sinistra al potere. 11 governo sente tuttavia la minaccia dì un isolamento, che potrebbe tradursi in una sconfitta elettorale alle municipali di primavera, primo vero grande test del settennio mitterrandiano. Per attenuare il malessere puntualmente descritto dM'Hunianité, si è affrettato ad esempio a garantire il funzionamento dell'Unedic, clic assicura l'indennità di disoccupazione a un milione e mezzo di persone, e che era stato messo in discussione dai rappresentanti del patrona! (cosi si chiama la Confindustria francese). Ma il sintomo più evidente della preoccupazione socialista é il richiamo di Mitterrand all'unità nazionale, lanciato il 27 settembre a Figcac. Non è stato un appello drammatico. Tutl'altro. Lo si è letto tra le righe del suo discorso: ('Nessuno di coloro che ci contestano deve restare sulla porla se desidera raggiungerci». C'è chi ha interpretalo affrettatamente queste parole come un primo passo verso una futura, imprecisala (apertura al centro.;. Un'ipotesi azzardata ma avvalorata dalle insolile frequentazioni di Mitterrand, negli ultimi tempi, con esponenti moderati come Edgar Faure e Marie-France Garaud, un ex giscardiano indipendente e una ex gollista diventala indipendente. C'ti anche chi pensa che Mitterrand cominci a mettere le mani avanti, sapendo che un giorno, altrettanto imprecisato, i comunisti si staccheranno dal governo e dovranno essere in qualche modo sostituiti. Per adesso, comunque, L'Humanité non adotta il linguaggio della rottura, prende semplicemente qualche disianza dal potere, di sinistra ma troppo austero. Bernardo Valli

Persone citate: Edgar Faure, Edmond Maire, Louis Vianet, Marie-france Garaud, Mitterrand, Nouvel

Luoghi citati: Francia, Parigi