Medvedev: «Perché la pace con la Cina» di Fabio GalvanoRoy Medvedev

Medvedev: «Perché la pace con la Cina» Nostra intervista con lo storico sovietico sulla ripresa del dialogo fra Mosca e Pechino Medvedev: «Perché la pace con la Cina» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Il Cremlino, che aveva dato notizia della missione di Leonid Uichev a Pechino con due settimane di ritardo, in pratica quando i •colloqui sui colloqui» si erano già conclusi, non scopre le carte sulle prospettive di normalizzazione con la Cina. Non dà valutazioni di merito a livello di dirigenza, né fa versare al suol mass-media 1 fiumi d'inchiostro che In tutto il mondo sono stati invece versati sulla ripresa di un dialogo interrotto e apparentemente condannato nel dicembre 1979, dopo l'intervento sovietico In Afghanistan. Mosca e Pechino ritroveranno un modus vivendi? Seppelliranno vent'anni di conflitti ideologici? Dimenticheranno gli scontri armati sull'Ussuri? Daranno nuova vita, addirittura, all'alleanza sfumata negli Anni Cinquanta? «Si, ma a conclusione di un processo che potrà durare dieci, venti, trentanni, risponde in un giudizio quasi controcorrente Roy Medvedev, lo storico («Indipendente, ma non dissidente.) con cui tento, in mancanza di pronunciamenti ufficiali al termine della trattativa di Pechino e in attesa — come è stato annunciato — di una ripresa a Mosca del peregovory, un'analisi di parte sovietica della nuova situazione fra le superpotenze del comunismo. «La missione di Ilichev — dice — è stata molto più ampia di quanto si potesse prevedere.. Ma il dialogo, salvo per gli ultimi tre anni, non era mal stato interrotto, nonostante le feroci reciproche accuse. «Nessuno dei due voleva spezzare l'ultimo filo. Ed è normale: neppure negli Anni Sessanta, per esempio, la Cina stroncò 11 dialogo con gli Usa, mantenendo contatti a Varsavia a livello di ambasciatori. Solo negli Anni Settanta, tuttavia, ci furono risultati concreti. Allo stesso modo, soltanto oggi si sono create le condizioni per un dialogo proficuo Urss-Cina». Kruscev, Mao: sono nomi di un'altra generazione politica. Che cosa le fa pensare, però, che gli scontri ideologici di allora, esplosi ancora più duramente nell'«era Breznev», si siano sopiti o, comunque, possano essere superati? «Semplicemente stanno scomparendo, sia da parte sovietica sia da parte cinese, la pretesa di dominare il movimento comunista internazio¬ nale e la convinzione che una sola possa essere la dirigenza. Io ritengo che Kruscev abbia commesso gravi errori, come quello di richiamare dalla Cina tutti i tecnici sovietici, ma che la responsabilità principale della rottura sia stata cinese, in particolare di Mao Tse-tung. Nella convinzione che il movimento comunista dovesse essere unitario. Mao riconosceva si all'Urss—a parole —11 ruolo di Paese-guida, ma di fatto pretendeva di persuaderla a seguire ì suoi concetti nella politica interpartitica. Era convinto, insomma, di essere lui il numero uno del marxismo dopo la morte di Stalin. Certe lettere che 1 due partiti si scambiavano negli Anni Cinquanta oggi appaiono ridicole: 1 cinesi denunciavano la critica a Stalin e l'espulsione di Molotov, Malenkov e Kaganovich; Mosca dava istruzioni su come pianificare l'economia cinese. Il graduale avvento di dirigenti sovietici e cinesi più pragmatici farà venir meno il conflitto Ideologico di venti anni or sono». Le espressioni più acute della rivoluzione culturale furono condannate già sotto Mao. Ma di dialogo si riparla solo oggi, con la nuova dirigenza di Pechino. «Ogni proposta di Breznev e Kossighin veniva respinta con disprezzo. Non ci fu accordo, per esempio, sull'aiuto al Vietnam. Continuarono gli scontri di frontiera: non solo sull'Ussuri, ma anche nel Kazakistan. Per anni l'Urss è rimasta con la mano tesa per la trattativa. Improvvisamente, negli ultimi diciotto mesi, la Cina ha dato segno di volerla stringere. Ora l'Iniziativa è reciproca, sia pure con passi molto cauti. Pechino ha indicato di essere pronta a modificare i rapporti, e questa è un'iniziativa molto importante.. _ Come lo ha indicato? Fabio Galvano (Continua a pagina 2 In sasta colonna) Roy Medvedev