Università Vita nuova tra le nubi

Università Vita nuova tra le nubi Università Vita nuova tra le nubi Il primo giorno di novembre segna, per le Università italiane, l'inizio del nuovo anno accademico. Non ci potrebbe essere un inizio più fausto nella festa di Ognissanti. Sebbene in realtà, negli ultimi quindici anni almeno, i Santi protettori debbano essersi un po' distratti, viste la lormentatissima vita dei nostri atenei e la caduta del livello medio degli studi. Ma ora c'e qualche sintomo che tornino a posare il loro sguardo benevolo su studenti e professori. Cosi interpreto, innanzitutto, il diminuito numero delle immatricolazioni. La massa degli iscritti (non certo dei frequentatori) era diventata per l'Università un fenomeno patologico: ora. lentamente, sta ■ ritornando fisiologico, sia pure a prezzo della dolorosa esperienza che tanti giovani hanno dovuto fare circa l'inutilità dei titoli accademici inflazionati ed eccedenti la richiesta nel i mercato del lavoro. Al numero diminuito si acj compagna, del resto, una migliore qualità degli studenti. iSono molti i giovani che chieidono un ritorno al rigore dello studio severo: anche perché cresce la consapevolezza che gli esami e le lauree facili sono, di fatto, danni irreparabili proprio per chi. apparentemente, sembra averne fruito. Siamo allora alla vigilia di un anno accademico con cui si possa dire che davvero comincia una vita nuova'.' Chi. oltre i fatti ricordati, consideri anche il rinnovamento di strutture messo in moto due anni la dalla legge sulla docenza universi-, taria. sarebbe portato a rispondere di si. Il nuovo anno accademico vedrà infatti il fun/j.>namento dei primi dipartimenti, l'avvio dei dottorati di ricerca, l'entrata in ruolo dei professori associati. Ed entro novembre le Facoltà dovranno programmare i piani del futuro sviluppo didattico e scientifico. Sarebbe tuttavia pencoloso. come ogni illusione eccessiva, che i giovani che si accingono a entrare all'Università pensassero di essere una generazione del tutto fortunata. Con l'attuale saturazione di docenti e ricercatori non vedo mollo spazio per la programmazione. E i posti per il dottorato di ricerca sono giustamente pochi. Ma. poiché è da questa via che nel futuro verranno i docenti universitari, i giovani di valore che aspirino alla carriera accademica dovranno tener conto delle difficoltà a cui andranno incontro. Del resto, le prime esperienze dei dipartimenti danno l'impressione che essi differiscano dai vecchi istituti solo per il nome e non rappresentino affatto quel rivoluzionamento del cmodo di insegnare.), di cui Francesco Barone (Continua a pagina 2 In quinta colonna)

Persone citate: Francesco Barone