Un maxi consulto sul cuore malato
Un maxi consulto sul cuore malato Medici da tutt'Italia alle Molinette Un maxi consulto sul cuore malato Tre giorni di discussioni su infarto, pace-maker, riabilitazione - I compiti di prevenzione Aula magna delle Molinette I gremita di medici, tutti spe-; clallsti in cardiologia, per l'a- |pertura del 5° Convegno na- ; zionale dei Centri per le ma-1 lattle cardiovascolari. In tre ] giornl, con una cinquantina trarelazioni e comunicazioni, sato, fatto un maxiconsulto sul cuore malato con partico- lare riguardo alle «ischemie ; silenti» e al portatori di pace- j -maker. Ischemia significa che una zona del cuore non è più irro- ' „. j, ' .* %fZ. d&P™'°C&I*\farto. Silenti perché non dan- „„„.„. i ..i.,uiti , no sintomi visibili; ma sono la j causa principale delle morti | improvvise, dice il prof. Ange- IUno primario delle Molinette, che dirigerà con il prof. Rosettani, aiuto del prof. Brusca, questo settore di discussione. Il pace-maker è quell'apparecchio che, collocato più o meno sotto la clavicola, arriva con una sonda al cuore e ne stimola e regolarizza i battiti. In Italia si calcola che i portatori siano 50 mila, con 10 mila impianti l'anno. In Piemonte i centri d'impianto sono sette: I Torino, Cuneo, Alessandria. ! Novara, Vercelli, Biella e Borgomanero. In quello torinese, che dipende dal reparto di Brusca e ha quattro medici specialisti addetti, si impiantano 500 pace-maker l'anno. «La media è di 150-160 per milione di persone — dice il; prof. Rosettani — e noi servia-i mo cinque milioni e mezzo di ! abitanti». Quindi 320-350 nuovi, più le sostituzioni, perché ! un pace-maker costruito oggi j con le pile al litio dura anche ! 15 anni, ma quelli di anni fa erano molto meno resistenti. | In Piemonte 1 nuovi sono 750 l'anno circa. «Sarebbe molto più. importante istituire più unità coronaricìie anziché nuovi centri d'impianto» è il commento. Perché è chiaro che, pur nella disgrazia, chi è colpito da infarto a Torino è più favorito di uno che lo sia, per esempio, nell'alta Ossola o in Val Infernotto. ' ' «Per tornare al pace-maker — dice il prof. Brusca, che oggi è assente dal convegno per altri impegni — .Nerica e Canada ne impiantano il doppio, percentualmente s'intende, di quanti ne impiantino Inghilterra e Australia». Nei primi due Paesi c'è la medicina libera, negli altri due è di Stato. Che sia questa la differenza? E' uno dei temi di dibattito, che vedranno alla ribalta il prof. Feruglio di Udine, presidente nazionale dell'Associazione dei Centri per le malattie cardiovascolari e uomo di grande esperienza nei pace-maker. Come sarà tema di discussione la riabilitazione degli I infartuati. Serve o no? Brusca ; e Rosettani, citando statisti |che svedesi: indagini fatte in ; cinque centri dimostrano che 1 non c'è differenza, quanto a ] sopravvivenza, tra chi ha fat to riabilitazione e chi no. Ri batte Spadaccini: «Che pro lunghi la vita non è provato, ma che la migliori si. E poi ; riabilitazione non significa j soltanto training fisico, signi /(co anclie controlli, significa «"K* ' Z^JSn^T^^JT .centri rivolgersi, che cosa fare \E comunque anticipa i tempi -, _,,„_„ ' „„ _„_„„f„ <*• ritorno alla vita normale». j | Sono tutte teorie da prova Ire. «I fiori all'occhiello stanno I ! bene su un abito nuovo» dice Brusca e aggiunge: «Purtroppo la nostra medicina è un abito rattoppato. Noi dobbiamo preoccuparci adesso di assicurare le cose indispensabili: che gli ospedali funzionino bene, che la medicina di base 'sia valida». Che il medico di base sappia leggere bene un elettrocardiogramma, allarmandosi e provvedendo subito quando trova 1 segni di quella «ischemia silente» che è insidiosa, ma non sfugge al pennino mosso dagli impulsi elettrici, d.garb. :
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