Gli italiani a vele spiegate

Gli italiani a vele spiegate UNO SPORT CHE SI DIFFONDE INFLUENZANDO COSTUME E CULTURA Gli italiani a vele spiegate I velisti sono almeno duecentomila, inclusi i patiti del «windsurf» - E il loro numero tende a aumentare - Potenze industriali e pubblicitarie finanziano regate intorno al mondo che costano miliardi - Ma si organizzano anche piccole gare costiere estive e invernali - Chi ricostruisce vecchi scafi e chi si porta in barca il pianoforte • Diciassettemila imbarcazioni da crociera DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE ' GENOVA — Accendi il televisore e vedi immagini di vele in regata, di spinnaker multicolori. Uno sport ritenuto difficile, riservato a pochi, diventa strumento per messaggi pubblicitari rivolti a larghe masse. La vela fa spettacolo per i suoi valori estetici eccezionali, per la sua carica emotiva; diventa attrazione oltre cìie strumento pubblicitario, risponde al desiderio di evasione, piii forte nei momenti difficili. Alla chiusura del salone nautico internazionale si rinnova lo stupore per i trecentomila vi- ■ sitatoli. Pellegrinaggio da molti ripetuto ogni anno pur non avendo né i mezzi né l'intenzione di comprare uno scafo a vela o a motore. Quanti sono gli italiani che vanno a vela e in quale misura incidono sul totale degli italiani che usano un mezzo galleggiante nel tempo libero? Gli scafi di qualsiasi tipo erano S02.500 alla fine del 1981, secondo fonti ufficiali. Alla fine del 1982 saranno probabilmente 530-540 mila. Ne viene la stima di una barca ogni quaran ta famiglie. Stiamo diventando un popolo di navigatori? L'ottimismo sarebbe infondato, persile il dato globale comprende ben 390270 scafi minimi, canotti pneumatici, barche a remi o a motore, piccoli motoscafi, pattini e canoe. Tutti mezzi che possono avere un serto valore di iniziazione ma non sufficienti a diffondere un'effettiva cultura marinaresca, dominata dalla pratica iella vela die obbliga l'uomo a una continua dialettica col vento e col mare. I motoscafi cabinati, quelli che fanno violenza all'ambiente in cui navigano, sconvolgendo il mare con le loro eliche, rompendone il silenzio con i rumori di scarico, sono 17.900. Le barche a vela aperte, leggere (comprese le tavole) sono quasi 80.000 e 17200 le barche a vela cabinate, per crociera. Le statistiche imnno però chiarite. Anzitutto ricorderei che mediamente una barca a vela equivale a almeno duetre velisti. Il «singolo» è ca- l a a e a n o e o; o a o e a ratÉerfsrico delle tavole, dei monotipi veloci e leggeri come il «Laser», dei barchini da iniziazione come l'«Optlmist». La vela agonistica, diffusa da oltre seicento circoli e scuole, coinvolge per lo meno cinquantamila persone. Ci sono poi i velisti della domenica, quelli che navigano su barelle di amici e conoscenti, quelli che ricorrono al noleggio per le crociere. Gli italiani che vanno a vela attualmente, o almeno nel tempo delle vacanze, non sono statisticamente accertabili; non è però esagerata una stima di duecentomila, inclusi i patiti del windsurf. Pochi se confrontati ai cacciatori, molti in rapporto all'idea che se ne ha comunemente. La distribuzione geografica riflette lo squilibrio tra il Centro-Nord e il Sud: massima densità in Liguria, in Toscana, nel Lazio, lungo le coste adriatiche dalle Marche a Trieste, minima in Calabria, modesta in Sicilia e in Campania a Sud di Napoli. Lo squilibrio è dovuto in parte a differenze di reddito, in parte ancor piti ridotta a povertà di strutture. Si sente spesso ripetere che la vela non si diffonde nel Sud perché mancano i porti turistici. Ma esistono nuovi porti, come quello di Agropoli in Campania, quello appositamente costruito a Palermo, che restano semivuoti. Il Sud è poi ricco di spiagge non interamente asservite all'industria balneare e perciò aperte alla pratica della vela leggera, più economica, praticabile su «derive» che si tirano in secco ogni sera senza necessità di un porto. Se la sua diffusione è cosi limitata nel Sud lo si deve probabilmente al fatto die la vela non è ancora entrata nel costume e nella cultura di quelle regioni, dove la navigazione è I s; rs ! I sempre stata associata al du; ro e rischioso lavoro della pesca, più die al divertimento. Costume e cultura vengono largamente influenzati dal Nord o Centro-Nord che manovra il mondo ristretto della vela, lo pubblicizza, ne fa strumento. A Roma e a Milano hanno sede le riviste nautiche, a Milano le case editrici specializzate, a Genova la Federazione italiana della vela. A Milano prosperano nuovi personaggi come i mediatori di «sponsorizzazione»: procurano aiuti finanziari a chi partecipa a regate, a chi progetta il giro del mondo a vela o qualche altra impresa sensazionale, in cambio di pubblicità sulla barca, sugli indumenti dell'equipaggio, nella scelta delle provviste delta cambusa. La spesa complessiva per una regata a vela intomo al mondo si aggira sul miliardo di lire, arrivando anche a tre 0 quattro se la barca è grande oltre i venti metri. Partecipano produttori di birra e di gomma da masticare, di champagne, di tonno in scatola, di maglierie e di scarpe. Qualcosa di simile a quanto avviene nel tennis e nella Formula 1 delle automobili. Esiste il «circo» della vela, come il «circo» dei bolidi. Ha componenti analoghe: miliardari, arricchiti, cover glrls, professionisti del rischio, pubblicitari, ovviamente molti tecnici. Si esibisce a Southampton per la partenza della regata intorno al mondo, a Newport per le prove della Coppa Americu (parteciperà per la prima volta uno scafo Italiano, Azzurrai, a Porto Cervo per le classiche manifestazioni estive, ad Alassio per le regate invernali, E' il «circo», con la sua potenza finanziaria e il suo impatto pubblicitario, a dare il maggior contributo alla falsificazione dell'idea della vela come sport epico, rischioso, fondato sulla lotta con gli elementi naturali. Il passaggio di Capo Horn, 1 venti e le onde dei mari infestati dat gliiacci vaganti, gli uomini perduti in mare o miracolosamente ripescati, senza mai un momento di pausa per visitare un'isola, per conoscere mondi e popolazioni mai visti, tutto questo costituisce una manifestazione parziale ed estrema della vela. Manifestazione utile per destare interessi e curiosità, rispettabile delle capacità di .chi la vive. Come è rlspettabi\le. la scalata dell'Everest. Non è però il modello su cui costruire una nuova cultura marinara e un nuovo costume del godimento del tempo libero. Preferirei le crociere organizzate da associazioni, circoli, leghe, oggi sempre più accessibili a larghi strati, vedi i centri velici della Lega Ambiente. Preferirei il modello dei due triestini, un imbianchino e un operaio dei cantieri, che comprano uno scafo a vela da demolizione, lo ricostruiscono e passano le vacanze in Dalmazia con le loro ragazze. Bizzarro ina non raccomandabile l'esempio della famigliola inglese che vive su una vecchissima barca dotata di macchina a vapore e di pianoforte per il figlio che studia musica. Da non dimenticare i coniugi tedeschi incontrati all'Elba di ritorno dalla Turchia. Lui in pensione, sessantanni, lei cinquantanni, una barca spartana, stanno facendo il giro del Mediterraneo, pro¬ grammato nell'arco di tre anni. Sono migliaia, sui mari, i velisti sconosciuti, non in cerca di gloria, seguaci dei grandi solitari che erano anche esploratori e narratori, come Josua Slocum e Moitessier. Vanno per mare non portandosi dietro un fondo di ansia di superamento ma l'interesse per i luoghi e le genti, anche un fondo di religiosità di fronte ai grandi fenomeni naturali, all'universo che scoprono. Josua Slocum respinto dalle tempeste non si intestardi a passare Capo Horn ma scelse l'avventura nello stretto di Magellano. Sullo Spray, costruito con le sue mani, impiegò tre anni a fare il giro del mondo: sostò a lungo nelle isole del Pacifico e in Australia come ai'eva sostato in Marocco. Annotò nel diario di bordo: «Ovunque lo Spray navigasse i miei giorni trascorrevano felici». Mario Fazio La «Azzurra» in navigazione. E' il primo scafo italiano che parteciperà a New-pori alla Coppa America (Foto ••La Stampa» - Cesare Bosio)

Persone citate: Cesare Bosio, Horn, Mario Fazio, Moitessier, Newport, Slocum