Si apre il Cremlino di Venezia

Si apre il Cremlino di Venezia LA VASTISSIMA AREA DELL'ARSENALE TORNA ALLA CITTA Si apre il Cremlino di Venezia Concordi sindaco, amministrazioni e studiosi: «E' un'occasione storica» - Ma la battaglia è appena incominciata sull'uso degli spazi e dei monumenti • Nuove costruzioni affidate a grandi architetti? • Scontro intorno al progetto di un immenso Beaubourg della Laguna, magari di una nuova Mostra del cinema - Posto alla cantieristica minore e allo sport - Una visita tra scenari fiabeschi DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE VENEZIA — Diceva il famoso architetto Le Corbusier, amante della Laguna, poco amato da Venezia: «Le torri dell'Arsenale sono come quelle del Cremlino, lo stesso punto di riferimento nella storia e nell'ambiente della città». Magari un po' nascoste, magari, sino all'altro ièri, dimenticate. Il vaporetto della linea n. 1 ferina all'Arsenale, prima dei Giardini della Biennale, tornati all'umido oblio dell'autunno. Non scende nessuno, le due rive del rio, che s'allunga nella prospettiva dell'Arsenale Vecchio, sono deserte. Alla Porta dei Leoni tre carabinieri e due sottufficiali di Marina guardano verso il bacino di San Marco dietro il velo di una pioggerellina sottile. E pensare che solo a trecento metri di distanza passano i diretti della linea n. 2, così carichi di turisti ottobrini die gli alberghi di lusso sono esauritt. I giapponesi e gli spagnoli non perdonano neanche all'arrivo dei primi freddi, ma il rio dell'Arsenale è deserto e il Cremlino veneziano nasconde il suo tesoro dimenticato. Durerà poco, la battaglia dell'Arsenale è già incomin¬ ciata tra ministri, soprintendenza, Comune, consiglio comunale, fra breve coinvolgerà tutti i cittadini: quasi un sesto di Venezia storica confiscata dal demanio militare, chiusa da chilometri di mura,, piena di bacini, isole, monumenti sta per tornare agli usi civili. Che fare? Come occupare questo pezzo essenziale di città? Clie cosa metterci? A chi affidarlo? Che mutamenti porterà nel restauro complessivo di Venezia? Arriva l'ammiraglio Fadda. un gentiluomo napoletano di nascita sarda, con due baffetti grigi e il fisico asciutto dell'ecologista (Sono consigliere dei Wwl>), / sottufficiali della Porta dei Leoni scattano sull'attenti, la donna delle pulizie spegne l'aspirapolvere nello studio del comandante, un marinaio porta due caffè. Il vecchio cannone della Serenissima è puntato verso l'esterno. Siamo qui per un sopralluogo interessato (Vene' zia appartiene a tutti) anche se il sindaco Rigo si spazientisce a sentirlo dire, siamo qui per mia visita al monumentale forziere escluso per anni dal panorami ufficiali. Si capisce che abbiamo prima ascoltato i futuri padroni di casa, sindaco e assessori, letto gli entusiasmi del ministro Scotti e appreso che ci sono già almeno dieci miliardi da spendere per le prime operazioni di recupero. Si capisce die abbiamo appuntato su un foglietto la meravigliosa storia dell'Arsenale, l'araba Darslna'a (casa dell'industria), il medioevale Arzanà e che abbiamo preso nota della relazione congiunta di ministeri e Comune «per l'utilizzazione dell'Arsenale di Venezia». L'ammiraglio Fadda, prima di incominciare l'esplorazione, ha una confessione da fare: è lui il colpevole. Due anni fa lo mandarono a dirigere l'Arsenale; non proprio una punizione, ma quasi: ,una specie di esilio. L'Arsenale veneziano, dopo che il comando dell'Alto Adriatico è stato trasferito ad Ancona, è solo una pallida ombra nella geografia della Marina mlll! tare italiana (già pallida in generale), un posto lontano dove lavorano un centinaio di uomini, dove galleggia qualdie dragamine, dove si conserva la prua della Viribus Unitls. Dice sorridendo Fadda: Ho trovato una città amica e un problema da risolvere. Che se ne fa la Marina di questo enorme Arsenale, costoso da mantenere, intoccabile nei monumenti, cuore antico di Venezia? A noi basta un angolino. Ne ho parlato al ministero, ne ho parlato al Comune. Cosi è cominciato tutto». L'assessore alla Cultura, Crivellali, studioso dell'economia veneta, ci ha appena detto in Piazza San Marco: «E' un'occasione storica per Venezia». E il sindaco Rigo a Co' Farsetti: «Ci vorrà una legge per smilitarizzare tutta l'area e anni di lavoro in prospettiva, ma qualcosa si può cominciare a fare subito». Intanto, una commissione, naturalmente. Con l'ammiraglio Fadda usciamo sulla darsena dell'Arsenale Vecchio per raggiungere la riva contigua del canale delle Galeazze e subito la storia s'ammucchia, dal 1100 al 1700 almeno. Nel llOisorsero i 24 cantieri scoperti delle Zimole, nel 1778 la Sala degli Squadratori dell'architetto Scalfarotto, una cattedrale su tredici arcate col pavimento in mattonelle di legno die si sta sfaldando nell'umidità. Quale palazzo del cinema si potrebbe ricavare da questo rudere? («La Mostra all'Arsenale?», dice Crfvellarl: «E' un'idea». Ma Rigo è perplesso: «Meglio aggiungere un plano al Palazzo del Lido»;. Tre o quattro marinai giocano al calcio sulla riva del grande bacino di San Daniele che unisce gli Arsenali Nuovo e Nuovissimo dopo i lavori fatti nel 1866. «Non avete altro posto?», dice l'ammiraglio. E quelli si guardano un poco intorno smarriti nell'immensità, ci starebbero molte piazze San Marco nel bacino, ma non c'è traccia di attività. «Solo col concerto di Branduardi nella serie "Caserme aperte", voluta da Lagorlo. c'è stata una ressa incredibile di giovani con gli spettatori sistemati anche su pontoni galleggianti)». L'ammiraglio elenca rapido i fabbricati die la Marina si terrà, poche officine, poche rimesse. Alla città si offre la bocca meravigliosa dell'edifìcio sanmicheliano che doveva custodire il Bucintoro, la' barca del Doge, alla città andrà lo splendore delle Corderie, una sala lunga oltre 300 metri, divisa In tre navate da 84 colonne; la costruì l'architetto Da Ponte nel 1583 e è già stata usata dalla Biennale per la mostra dell'architettura post-moderna. Non meno splendide (ma. die farne, senza snaturarle?) le tettole delle Gagglandre, rimesse acquatidie che ora ospitano i relitti onorati di vecchie imbarcazioni; le costruì il Sansovino nel 1573 con un senso della prospettiva, con una impagabile 'impaginazione- dell'aria e della Laguna, non si potrebbe altro che girarci un film, le inquadrature ci sono già. E l'Isola delle Vergini, coperta di verde? E il grande bacino di carenaggio aggiunto agli inizi del secolo? E ì bunker tedeschi della seconda guerra die non li butti giù nemmenocon l'esplosivo? L'esplorazione dell'Arsenale diventa^ un confronto, una verifica delle possibilità. Dice la relazione: «Per rivitalizzare Venezia bisogna partire dal sestiere di Castello, come centro di vita e di lavoro. Per rivitalizzare Castello, bisogna partire dall'Arsenale». Spiega il sindaco: «Abbiamo pensato a una riapproprlazlone per gradi, culturale, sportiva, artigianale. La piccola cantieristica che ancora resiste a Venezia potrebbe essere riunita all'Arsenale usufruendo del servizi comuni. Quanto allo sport, al verde, l'Isola delle Vergini sembra adatta». E la cultura? Sull'Arsenale c'è una specie di ipoteca culturale del ministro De Michelis. Lui pensa a un grande centro dell'arte, come esposizione e come mercato, a un grande Beaubourg nello stile di Parigi. Ma, di più, pensa all'Arsenale come a un depo-sito del software, un archivio delle informazioni, visto che l'informatica è il nuovo problema e il nuovo sviluppo della civiltà industriale. Il sindaco Rigo è cauto: «Penso anch'Io all'arte moderna, visto che Ca' Pesaro ci sta stretta e che la Biennale non ha raccolto una briciola delle ricchezze esposte in tante edizioni. Ma bisognerà studiare tutta la questione, non prevaricare troppo sugli spazi, lasciarli liberi per vari usi. dalla Mostra, appunto, al dibattito, al congresso». L'assessore Crivellati è più deciso: «L'Idea di Beaubourg mi sembra tramontata. Io non sono neppure sicuro che ci siano i dieci miliardi per le prime opere, prevedo cento miliardi per il restauro e due- cento per la ristrutturazione completa dell'Arsenale, te nendo conto dell'enorme quantità di vincoli, gran parte degli spazi sono obbligati ». Appunto, il rispetto dell'intero complesso, la conservazione. E insieme la risistemazione, la rìvitalizzazione. E' una scommessa dura e si capisce che le reazioni degli amministratori e degli studiosi veneziani all'offerta della Marina siano state di gratitudine, ma anche di (ni¬ barazzo, di perplessità, di paura. Mentre incomincia il cammino burocratico delle consultazioni formali, girano anche le domande spericolate: perdié non bandire un concorso internazionale dì idee per sistemare tutta l'area recuperata? Perdié non chiedere a grandissimi architetti (ah, ricordi di Wright e Le Corbusier) progetti di nuovi edifici per l'appendice orientale e meno storica del complesso? Vittorio Gregotti, che ha diretto le arti visive e l'architettura alla Biennale di quattro anni fa, non ha esitazioni: «Perché no? Tutto si può fare, ben vengano anche le costruzioni nuove purché si |tenga colUo che si traUa dl un complesso urbanistico unico. Però ho i miei dubbi I che ci si arriverà, troppi sol! di, troppo lavoro...». Cosi la battaglia dell'Arsenale è ap\pena incominciata e sarà probabilmente più forte anI che del dibattito generale sui 12000 miliardi -speciali- per | salvare Venezia. In nome dei I veneziani, curo sindaco, ma. ' un poco, anche in nome no- \stro- Stefano Reggiani Venezia. L'ingresso dell'Arsenale. li quartiere militare, chiuso da chilometri di mura, sta per ritornare agli usi civili (Da «Una città, una repubblica, un impero», editore Mondadori)