Processo alla Svizzera di Vittorio Gorresio

Processo alla Svizzera Taccuino Processo alla Svizzera La Svizzera rischia di finire sul banco degli accusati al Consiglio d'Europa di Straburgo. con una motivazione he a molti sembrerà paradossale: e cioè per difetto di ispirazione sociale della sua legislazione e dei suoi istituti, scarso senso dei diritti dell'uomo che lavora, il quale in Svizzera sarebbe vittima di norme antiquate se non persecutorie e comunque prive di «.respiro.) sindacale, degne di tutt'aliri tempi e altri costumi, inconcepibili nell'età progressiva che viviamo, e per di più in un Paese ( per l'appunto la Svizzera) che ha tutte le carte in regola in fatto di adempimenti civili, provvidenze assistenziali e rispetto della persona umana. Eppure, il rischio dell'imputazione non è una favola, anche se in termini di stretto diritto, tiriclo jure. incriminare e incriminazione sono espressioni da non usare perché improprie. A Strasburgo non si celebrano processi ne si pronunciano sentenze di rito comune. Resta però diffuso a offuscare l'immagine e il buon nome della Svizzera un certo funtiis. fumo di calunnioso sospetto che è talvolta più deleterio di un'accusa a lutto tondo e quindi confutabile con tutte le garanzie del diritto positivo. 11 processo alla Svizzera si svolge infatti in una atmosfera che solo per ragioni di buon gusto elementare non diremo kafkiana: è questo il luogo comune che dovrebbe essere messo al bando con effetto immediato e per un lungo periodo di anni, ma che per certo e imbarazzante e produce effetti psicologici singolari. Da un lato c'è la slessa incredulità e sorpresa che si ha — poniamo — nell'apprendere che la più illibala delle gentildonne di una nostra piccola città mai venuta in sospetto a chicchessia è invece una scostumata come lame; e per altro verso c'è la proterva soddisfazione dei maligni che vengono fuori a sogghignare borbottando. Si iratta di questo. Nel calendario internazionale delia Confederazione elvetica sono in scadenza decisioni importanti che vanno dalla richiesta di ammissione all'Orni ull'udesione a un certo numero di convenzioni firmate sono l'egida del Consiglio d'Europa in materia sinducal-socio-economica. Una volta una più diretta e formale partecipazione della Svizzera alle diverse forme delle attività internazionali era usualmente ostacolata ed eventualmente deviata dallo scrupolo di non ledere lo status di neutralità del Paese, che è stato sempre per gli svizzeri qualcosa di più di una condizione di l'atto, arrivando piuttosto a una concezione ideale, a essere tutt'uno con un principio di indipendenza, a identificarsi con il patriottismo. C'è un patriottismo che si serve egregiamente ancheoperando sotto braccio con i forestieri negli organismi internazionali e questo è appunto uno dei buoni temi propagandistici usati quando si chiede una sempre maggiore internazionalizzazione della politica svizzera. Ma quello che una volta sarebbe stato inconcepibile e che ora invece uva da sé», trova riscontro in una inversione delle possibilità: è lecito prendere posto in tutte le istanze internazionali, dato che la presenza è una delle condizioni essenziali se non la prima addirittura inderogabile per partecipare «/« modo equo e meglio proporzionato alla spartizione di benefici che si possono attendere dalle operazioni internazionali solidalmente compiute». Non mio è l'abuso delle virgolette: le parole fanno parte di linguaggi ufficiali, sono nei testi e nei docu. menti. In altri termini la prospet¬ tiva di un buon guadagno realizzato in campo internazionale è perfettamente e lietamente accettata senza nessuno dei vecchi scrupoli che facevano temere per una possibile lesione della neutralità e dell'indipendenza del Paese. Quello che si teme, oggi, è tutl'altro: che attraverso i canali delle convenzioni socio-economiche di Strasburgo si arrivi a infilare qualche mina pericolosa nella legislazione sociale svizzera. Ad accettare, per esempio, certe conquiste sindacali che sono patrocinate dal Consiglio d'Europa si teme in Svizzera che si aprano le porte a quel regime di scioperi il cui esempio terrorizza il mondo politico elvetico. Tra le convenzioni in attesa dell'adesione svizzera alcune sovvertirebbero a fondo il diritto del lavoro di gente nel Paese: e non è detto che il risultato sarebbe a vantaggio dei lavoratori. Cosi, nella prospettiva di questo «processo» il movimento d'opinione sta orientandosi in Svizzera verso due poli opposti. C'è da una parte qualche frangia estrema giovanile o qualche fronda genericamente intellettuale che pongono il Paese già fin d'ora e senz'altro sul banco degli accusati gridando allo scandalo perché questa famosa Svizzera tanto sollecita dei diritti individuali all'atto pratico si rivela incapace di tenere il passo con le conquiste sindacali già raggiunte da altri Paesi. D'altro canto un più discreto e più quieto movimento d'opinione tende a far valere il concetto che nonostante le divergenze formali la Confederazione è da considerare — in realtà — fra i Paesi indubbiamente più evoluti dal punto di vista sociale. Un saggio editorialista del Journal de Genève raccomanda ai suoi concittadini di non rendersi vittime di una cattiva coscienza che non ha ragione di essere: «Quel che ci tocca fare e spiegare a Strasburgo che cosa la Svizzera è, che cosa la Svizzera fa. e in definitiva quali risultati ottiene applicando a fondo il suo sistema sociale, Anche i nostri contraddittori, se sono onesti, sono tenuti a riconoscere che all'occorrenza la pratica vale largamente la teoria*. di Vittorio Gorresio à