Anche a Milano si indaga sulla mafia Identikit bancario per 1500 sospetti

Anche a Milano si indaga sulla mafia Identikit bancario per 1500 sospetti Gli accertamenti patrimoniali della Finanza, una svolta nella lotta alla criminalità Anche a Milano si indaga sulla mafia Identikit bancario per 1500 sospetti Si cerca di ricostruire il volto della delinquenza che in quindici anni è cambiato completamente - Dalla malavita artigianale alle grandi manifestazioni del delitto organizzato: sequestri di persona e droga - Società commerciali e finanziarie sorte forse con il ricavato di attività illecite -1 padrini, i luogotenenti, i clan DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MILANO — Millecinquecento nomi di mafiosi, certi o sospetti, sul conto dei quali Indagare a Milano, millecinquecento storie da ricostruire, millecinquecento patrimoni da scrutare per accertarne provenienza, composizione, conformità o no al diritto. E dopo le analisi singole, il tentativo di interpretare in modo sistematico ciò che si è acquisito, di stabilire collegamenti sulla base di dati contabili incontrovertibili, di mettere in luce i livelli occulti di quei gruppi, siano essi di mafia, 'ndrangheta o camorra, che per la prima volta la legge del settembre scorso qualifica, senza ulteriori remore o ambiguità, associazioni criminali. E' il compito che attende il nucleo regionale di polizia tributaria dopo l'approvazione della legge antimafia, la quale, ed è un'altra novità, permette di compiere approfondite inchieste bancarie e di penetrare gli interna corporis di fortune talora inspiegabili, spesso sfacciate. Compito di certo lungo, gravoso. Si tratta forse di riscrivere in alcune parti, certo di completare, il gran libro della «mala» e della paura di Milano con un'operazione inversa: partire dagli esiti, dagli impieghi leciti o apparentemente leciti di ingenti somme di denaro, per risalire alla fonte delle stesse, che si sospetta illecita. E' il riesame di oltre quindici anni di storia milanese, caratterizzata dal brusco, radicale mutamento dei fenomeni criminali. Vediamone le linee di tendenza, cosi come le tracciano gli inquirenti. C'è chi ricorda due personaggi di una commedia di Carlo Bertolazzi. «El nost Milan». felicemente rappresentata, or non è molto, al Piccolo Teatro. Il Dondina. che e il delegato di polizia, e il suo aiutante Tredes de Taroch sorvegliano (il lavoro è ambientato nella Milano del 1893) la zona dell'Arena e conoscono tutti i malavitosi che la irequeniano. E' una delinquenza spicciola, artigianale, talvolta astuta, di rado violenta. Non che l'immagine sia meccanicamente riproponibi- le negli anni e nel decenni seguenti, ma. di certo, alcuni connotati rimangono: forze dell'ordine che tengono sotto controllo 1 punti più «sensibili» della città, una delinquenza non ancora imbarbarita. Lo si vede anche nel contrabbando, gestito, verso la metà degli Anni Cinquanta, da esponenti della malavita comasca: l'arma è uno strumento eccezionale per la difesa del carico quando si è sorpresi dalla guardia di finanza. Lo si vede anche nelle rapine, come il clamoroso colpo di via Osoppo. portato a termine senza spargimento di sangue. Ma via Osoppo (1956) chiude anche un'epoca. Gli anni che seguono segnano il progressivo superamento della fase artigianale della delinquenza: si apre la strada all'organizzazione del crìmine, alla sua collocazione in una dimensione nazionale e internazionale, mentre si rende disponibile una manovalanza inquieta e rozza, lnsicura e feroce. Ancora il contrabbando è significativo. Vi si dedica ora (siamo agli inizi degli Anni Sessanta) manodopera venuta dal Sud. gente sola, disperata, disposta a tutto. Lungo i sentieri che conducono in Canton Ticino i conflitti a luoco con le forze dell'ordine sono sempre più frequenti. Sarà la stessa manodopera che (Anni Settanta) si renderà disponibile per i sequestri, quando il contrabbando con la Svizzera, per le mutate ragioni di cambio con il franco, si rivelerà meno conveniente. L'esercito dei piccoli malviventi precede di poco l'arrivo dei capi, che pianificheranno l'industria del delitto. Arriva Oiuseppe Doto, cioè Joe Adonia, del quale già si è occupala l'inchiesta Kefauver. Nel 1969 il questore di Milano scriverà sul suo conto: «Agisce sulla base di una potente organiz■iasione internazionale in attività di copertura tese a frustrare ogni eventuale indagine di polizia-. Arrivano i Genco Russo, i Luciano Liggio. prima a Bergamo, poi a Milano, arriva Gerlando Alberti. ! che anche da san Vittore con| tinua a tramare. Arrivano ì tanti altri, padrini e gregari, j Giungono in parte per pro; pria iniziativa come Joe AdoI nis. che morirà nel 1971. in I parte spediti al Nord dalla legge antimafia del 1965. monumento d'insipienza normativa, mai sufficientemente deprecata. L'idea del confino al Nord fallisce in modo miserando. La società IndustriaI lizzata, malgrado le opposte opinioni dei sociologi, non riesce a rivelarsi impersonale e razionalizzatrice sino ad impedire il sorgere e raffermarsi nel triangolo industriale di una struttura di potere malioso, di un reticolo ci; connivenze e di alleanze, protetto dall'omertà, sorretto dall'intimidazione. Anzi si può dire che. sotto certi aspetti, affini le qualità del potere malioso. L'esplosione dei rapimenti (inizio degli Anni Settanta. con Torielli e Rossi di Montelera prime vittime) è il logico sbocco, quasi si può dire lo sviluppo fisiologico di un'industria del crimine che per" parecchio tempo si è dedicata soprattutto alle rapine: il sequestro comporta meno rischi Nel frattempo, su un livello più basso, ma con legami ora palesi ora occulti con 11 più elevato livello del crimine or| ganizzato. si muovono bande ' e clan dediti a forme delinquenziali più tradizionali, anche se non meno pericolose: sfruttamento della prostituzione, bische, rapine. E' una zona in perpetuo sommovimento, nella quale può essere difficile, azzardato, arbitrario tentare per il momento approfondite classificazioni, sempre frutto di eccessivi schematismi e di semplificazioni. Si parla di bande di jugoslavi, pugliesi, sudamericani, marsigliesi e ora (Anni Ottanta) catanesi. Si tenta di individuare il filo conduttore, che permetta di indagare con metodo un arcipelago cosi vasto, ma per molto tempo si contano soprattutto morti, vittime di feroci esecuzioni: i Giuseppe Spedlcalo come i Rosario Mirabella, i fratelli Francesco e Michele Guzzardi come i Nello Pernice, come, soprattutto, gli otto ammazzati al Moncucco (novembre 1979). una strage che per le dimensioni, non per la causa scatenante, ha richiamalo alla mente di molti quella di Chicago, la notte di san Valentino. Si tratta, probabilmente, di lotte tra luogotenenti, che non interessano o interessano-poco, dicono gli inquirenti. le persone al vertice dell'organizzazione criminale, più disposte che mai alla lottizzazione e al compromesso. Costoro non stanno neppure più a Milano e in Lombardia. La Milano degli Anni Ottanta non ha più ufficialmente un «padrino» o del ..padrini». Ciò può creare scompensi, vuoti di potere, che la criminalità di secondo livello tenta di riempire scatenando lotte di successione. Vuoto di potere più apparente che reale, però. Il vertice dell'organizzazione mafiosa continua ad agire per Interposta persona e ha trovato, ora che l'industria dei sequestri sembra entrata in crisi (indagini più efficienti, tre ostaggi liberati quest'anno senza pagamento di riscatto), una nuova forma di proventi nel gran fiume della droga che transita o viene spacciata a Milano (quaranta morti tra 1 consumatori quest'anno). La cocaina ha aperto la strada, prima negli Anni Sessanta con quantitativi non molto rilevanti, poi con presenze sempre più massicce per l'opera di sudamericani quali Perez Vadlvleso, Manzilla de Rivero Nicolosa. mentre Tommaso Buscetta sempre In Sudamerica dirige il traffico. Negli ultimi tempi si è registrata nel settore una presenza sempre più folta di elementi catanesi (venti arresti nel 1981 al confine svizzero), mentre la guardia di finanza calcola che lo scorso anno siano giunti in Lombardia 200 chili di questo tipo di droga (allo spaccio diventano dieci volte tanto, al prezzo di 30 mila lire il grammo). Alla cocaina è seguita l'eroina (proveniente ora dalla Turchia) e la scoperta lo scorso anno di un'attrezzatissima raffineria in via Cardinal Mezzotante rivela agli inquirenti il grado di penetrazione della droga in Lombardia e l'efficienza dell'organizzazione. E la florida, solida Lombardia pullula di società ..importexport», immobiliari, finanziarie. Formalmente a posto, celano in realtà più di un mistero. E' a questo punto che interviene la guardia di finanza. Clemente Granata Milano. Luciano Liggio (il primo a destra) con altri imputati ad una udienza del processo all'«Anonima sequestri». La società industrializzata non riesce ad impedire il sorgere e raffermarsi di una struttura di potere mafioso, protetto dall'omertà e sorretto dall'intimidazione (Telefoto Ap)