Tutti uomini del duce?

Tutti uomini del duce? le opinioni Tutti uomini del duce? di ORESTE DEL BUONO La Rete 2 della nostra televisione ha presentato la sera del 21 ottobre la prima puntata di «Il posto al sole», splendida sintesi e splendido montaggio realizzati' da Luciano Onder, con la consulenza dello storico Renzo De Felice, su documentari belgi, svedesi, tedeschi, russi c italiani durante la guerra in Etiopia, dalla parte del Negus e dalla parte del duce. Con l'irruenza e l'invadenza caratteristiche del più indiscreto dei media sono stati così inaugurati i festeggiamenti per il centenario della nascita del figlio del fabbro di Predappio. La Rete 1 non poteva restare indiffe-' reme e annuncia infatti per la sera del 17 novembre la presentazione della prima puntata di «Tutti gli uomini del duce» di Nicola Caracciolo. Insomma la televisione si unisce all'editoria già sfornante libri su libri sul ventennio. Oggi m'è capitato di contare in una vetrina una dozzina di novità. Oltre al «Diario 19Ì5-4Ì» di Giuseppe Bottai (Rizzoli), che è stato un successo di quest'estate, abbiamo di tutto, dalla riesumazione del «Dux» di Margherita Sarfatti (Mondadori), alla ricostruzione degli amori di «Garetta» di Roberto Gervaso (Rizzoli), a quella dei furori di «Pavolini» di Arrigo Petacco (Mondadori) e cosi via. C'è persino un «La scuola fascista di giornalismo» di Eugenio Gallavotti (SugarCo). La scuola in questione durò appena tre anni dal 1930 al 1933, ma De Felice che ha steso la prefazione al libro afferma: «■Gallavotti ad un arto punto parla del fasciimo come di un "regime di giornalisti". L'espressione — apparentemente restrittiva rispetto a quella di "regime degli intellettuali" usata da altri — è assai efficace e ben scelta, dato clx — non ce ne vogliano i giornalisti — con quel tanto di limitativo che il termine giornalista si porta dietro rende bene uno degli aspetti più caratteristici della modernità del fascismo...». Come sono lontani i giorni in cui De Felice, avendo inaugurato per Einaudi sotto una determinata angolatura la sua monumentale biografia politica di Mussolini, cominciò ad avvertire c a denunciare nel corso dello svolgimento che il fascismo, e in particolare il mussolinismo, non dovevano essere stati quelli che con l'opportunismo di poi pensavamo fossero stati. Destò scandalo, condanne da parte della cosiddetta coscienza democratica. Mi vergogno un poco ad ammettere che vi militavo parzialmente anch'io che, compilando per Feltrinelli la prima antologia della stampa del periodo fascista «Eja, eja, eja alala», passavo da un trasalimento all'altro nel constatare quanto il Paese avesse sopportato in materia di menzogne. Poi i giornalisti si sono improvvisati storici, e De Felice ha vinto. Ormai come tutti i delinquenti mi sento tentato dal pentimento. Un pentimento per quei trasalimenti. Davvero, non c'è stata soluzione di continuità? 11 grande sbaglio, allora, non si è verificato nel ventennio cosiddetto nero, ma nel quarantennio bianco o rosso o di qualsiasi altro colore? L'italiano è sempre stato fascista e finalmente lo sa di nuovo? Oppure siamo tanto decaduti nel presente, tanto privi di speranze nel futuro, che siamo disposti a capire persino troppo un passato orribile? Forse dovrei pentirmi di non pentirmi ancora, comunque data l'abbondanza dei mezzi di persuasione messi in atto molto prima del fatidico 29 luglio 1983, non so se sarò poi capace di resistere. Mi pare di esser, duro di cuore.

Luoghi citati: Etiopia, Predappio