Costa poco difendere le case dal terremoto di Susanna Marzolla

Costa poco difendere le case dal terremoto Positivi i risultati degli esperimenti, ma il governo deve regolamentare gli interventi Costa poco difendere le case dal terremoto MILANO — Gli esperimenti condotti dal Politecnico di Milano hanno dimostrato che è possibile, con sistemi normalmente usati nell'edilizia, rendere le vecchie case se non proprio antisismiche certamente molto più resistenti a un terremoto. Ma conviene, in termini sociali ed economici, consolidare preventivamente le vecchie costruzioni? « Certo, conviene — risponde il professor Duilio Benedetti, che ha condotto gli esperimenti del Politecnico —. la prima osservazione, forse un po' ovvia, è che comunque un terremoto costa molto di più. Ma c'è dell'altro: i césti possono essere molto limitati, a patto però che ci sia un ambito legislativo chiaro e die il controllo pubblico sia severo. Un esempio positivo in questo senso viene dal Friuli». Qui infatti, subito dopo il terremoto del '76 e la conseguente decisione di non costruire solo case nuove, ma di recuperare tutto quanto era possibile, era stata varata una nonnativa regionale piuttosto rigida; Si stabiliva ad esempio che un edificio ol¬ tre che riparato doveva essere consolidato in modo da aumentarne la resistenza ed era stato posto un tetto massimo di spesa per l'edilizia civile oltre il quale il recupero non conveniva più. •Questo tetto — aggiunge Benedetti—di 110-120 mila lire al metro cubo Sprezzi del '77 ndr) su trentamila progetti è stato superato in poche centinaia di casi-. Benedetti, in collaborazione con ring. Formis, ha anche condotto uno studio approfondito su un campione di 347 progetti. Il risultato è che i lavori di consolidamento non hanno superato, nell'ottanta per cento dei casi, le 30 mila lire al metro cubo; a prezzi attuali circa 70 mila lire. Si è trattato per lo più di interventi piuttosto semplici: «inlezioni» o applicazioni di tiranti nelle murature, inserimenti di un «cordolo» di sottotetto, sistemazione del solai. «In sostanza — si legge nello studio — interventi limitati die migliorino il collegamento dei solai alle pareti e che (per esempio con catene) leghino l'edificio sono in gra¬ do di ridurre la vulnerabilità complessiva della costruzione in una misura non trascurabile». In linea di principio si dovrebbe dire che simili interventi di consolidamento sarebbero necessari in tutte le zone sottoposte al pericolo dei terremoti. In pratica quasi tutta l'Italia, un lavoro enorme, basti solo pensare alla necessità di censire tutte le case. Ma tra un intervento massiccio a carattere nazionale e il non far nulla In attesa del prossimo terremoto ci sono anche le vie intermedie. Partendo dal dato che ristrutturazioni nelle case si fanno comunque, sia nel centri storici delle città (magari per sostituire vecchie abitazioni con più proficui residence) sia nei paesi, anche solo per migliorare i servizi, si potrebbe pensare a una normativa che favorisse, con detassazioni o finanziamenti, le opere di consolidamento o anche le rendesse obbligatorie nei posti più sottoposti a rischio sismico. C'è davvero la volontà politica di fare un lavoro di pre¬ venzione dai terremoti (e lo'| stesso discorso, ovviamente, vale anche per le altre «calamità naturali»)? Il dubbio è lecito. Basti pensare a questa esperienza di Benedetti. Visti i risultati positivi della ricerca condotta sulle casette in muratura, lui e i responsabili dell'Ismes di Bergamo, dove sono stati condotti gli esperimenti più complessi, hanno scritto al presidente del Consiglio e ai ministri competenti (Ricerca scientifica, Difesa civile, ecc.) chiedendo il permesso e il finanziamento per una ricerca da condurre sugli edifici scolastici. «// morirò è semplice' — spiega Benedetti —, le scuole, al pari di altri edifici pubblici, come ospedali e caserme, sono, in caso di terremoto, il primo rifugio della comunità». Susanna Marzolla

Persone citate: Benedetti, Duilio Benedetti

Luoghi citati: Friuli, Italia, Milano