Gli psicologi invocano l'Albo già tre volte la legge è caduta

Gli psicologi invocano l'Albo già tre volte la legge è caduta Denunciati al convegno della Sips ritardi e resistenze corporative Gli psicologi invocano l'Albo già tre volte la legge è caduta ROMA — Due giorni di interventi, relatori autorevoli, considerazioni preoccupate, proteste e proposte. «Professione psicologo due», è il tema di questo secondo convegno che si conclude oggi, organizzato dalla Società Italiana di Psicologia. Quanti psicologi sono davvero psicologi? E quanti gli abusivi, i furbi, quelli che gli addetti ai lavori, con laurea s'intende, chiamano «selvaggi»? E come mai l'Italia, che ha la riforma sanitaria più avanzata d'Europa, ancora non riconosce allo psicologo una configurazione giuridica, non esiste né Ordine né Albo professionale, e il laureato, suo malgrado, si confonde con il «selvaggio»? Nell'aula della Biblioteca Nazionale, Giuseppe Fumai, presidente dei tremila iscritti alla Sips, a mezzogiorno illustrerà la sua relazione finale. «Se questo è uno Stato di diritto — anticipa — ci vuole una legge che regolamenti l'esercizio della professione di psicologo. Ma se lo Stato, die dal 1971 non è ancora riuscito a varare questa legge che ine¬ sorabilmente si ferma tra Senato e Camera, continuerà ad essere carente, allora finirà che ci autoregolamenteremo». Finirà, però, che il cittadino cui necessiti l'intervento dello psicologo sarà costretto a chiedersi se quel tale psicologo ha laurea La storia di questa legge, tanto invocata e mai approvata, ormai è ricca di aneddoti. Per ben tre volte, passata al Senato e arrivata alla Camera, è stata vanificata dallo scioglimento anticipato della legislatura. E anche in queste settimane, a ben guardare, ci risiamo: è passata al Senato, è alla Camera, ma si riparla di scioglimento della legislatura. Colpa della malasorte e della scaramanzia? I tremila della Sips lo escludono: «La verità è che una legge istitutiva dell'Albo degli psicologi t>a a toccare troppi interessi, interessi privati colossali», si è sentito ripetere ieri, dal microfono e tra i capannelli nei corridoi. La riforma sanitaria prevede la figura dello psicologo iscritto all'Albo, ma lo psicologo con laurea o abilitazione, se questo Albo non esiste, non può partecipare a concorsi. E' un paradosso, ma è cosi: di recente un concorso per l'assunzione di 15 psicologi all'Inps è andato a vuoto, appunto perché 1 candidati non potevano presentare l'attestato di iscrizione all'Albo. Di psicologi e studi di psicologi, con relative terapie, ormai sono piene tutte le parti d'Italia, ma tra laureati e «selvaggi* neppure la Sips è in grado di elencare cifre. Quando sarà approvata definitivamente la legge sull'Albo, da molti portoni dovranno sparire le targhe dello psicologo «selvaggio». Rimarranno, dunque, solo 1 laureati, quelli che per quattro anni hanno studiato la materia: più o meno, finora, seimila. «Meno male die qualcuno di noi ha avuto fortuna, grazie all'industria privata», spiegano i sindacalisti del Coordinamento psicologi Cgll-Clsl-Uil. «L'industria privata ha assunto laureati come psicologi dell'organizzazione, per le selezioni nell'assunzione di personale, per affrontare i problemi connessi al cosiddetto quarto rischio, cioè lo stress». Dal convegno partono proteste e allarmi. Una professione importante, se non viene regolamentata con l'istituzione dell'Albo, diventa pericolosa per l'utente, per il cittadi-i no. Un medico — sostengono — non s'intende di psicologia,ma troppo spesso sostituisce lo psicologo; forse anche per questo l'Italia ha 11 recordmondiale nella vendita di psicof armaci. Forse—insistono i! più decisi — sono proprio Vmedici a non gradire questo Albo degli psicologi. g. c.

Persone citate: Giuseppe Fumai, Ordine

Luoghi citati: Europa, Italia, Roma