Garcìa Màrquez, prigioniero di Macondo di Oreste Del Buono

Garcìa Màrquez, prigioniero di Macondo SCONFITTO ANCORA UNA VOLTA BORGES, IL NOBEL HA PREMIATO LO SCRITTORE COLOMBIANO Garcìa Màrquez, prigioniero di Macondo E' uno scrittore di grande passione politica: «Voglio che il mondo sia socialista e prima o poi Io sarà» • Ma non crede nel romanzo impegnato, ri- | tiene suo preciso dovere di «rivoluzionario» scrìvere bene - Nel paese immaginario di «Cent'anni di solitudine» ha condensato i conflitti e le angosce del Continente, creando un mondo tutto suo - Quando ha tentato di abbandonarlo, è stato costretto a ritornarvi per non perdere il successo popolare 1 Diciamo subito che rassegnazione tlcl premio Nobel per hi letteratura ili quest'anno non desta all'atto scandalo, ma casomai una Wanda sorpresa. Insomma, non desta allatto scandalo che non sia andato a Jorgc Luis llorges. Premiare l'unico meritevole di premio in assoluto da tanti anni, troppi anni di oblio e di reticenza dell'Accademia svedese, questo, sì, sarebbe stato scandaloso e in un certo modo offensivo. Borges avrebbe persino potuto prendersela, dato che ormai considerava l'evento, anzi il non evento, scontato, come provano ripetute sue dichiarazioni in proposito, la più soddisfacente delle quali forse è contenuta in Colloqui ani fiorila di Maria Esther Vazqucs pubblicato di recente anche in italiano dalla casa editrice palermitana Novecento: «Luogo comune ricorriate è che io trascorra la mia esistenza sperando di ricevere il premio Noie/. A ogni ricorrenza, appena apprendono che non me lo hanno dato, credono che per me sia conti ricevere un colpo spaventoso, al quale è difficile sopravvivere, stilline la delusione risalga ormai al 1899, anno in et/i sono nato. Si suppone che si tratti di una catastrofe, di un nuovo molare da atrarre...». Casomai, la blanda sorpresa è stata destata dal fatto che a essere premiato, dopo l'ultima protesta a favore di Borges dei giurati più consapevoli di letteratura, sia stato Gabriel Garda Marqucz, ovvero un ottimo scrittore noto letto e famoso invece di qualcuno degli sconosciuti di sconosciute letterature di sconosciuti Paesi. Marqucz non è più un oscuro scrittore di talento, è uno scrittore internazionale, e l'esser preferito esplicitamente a Borges può produrre una qualche offesa pure a lui, proponendo un insostenibile confronto. Borges è, infatti, un genio, mentre Marqucz è solo un ottimo scrittore. Il che fa una bella differenza, e deve saperlo anche Marqucz se ha dichiarato ai giornalisti prima dell'assegnazione, da Città del Messico ove attualmente vive: «Questo premio Hobtl non me lo daranno. Perché il criterio con cui l'Accademia svedese assegna t premi è cambialo nei ducimi. All'inizio fu di consacrare con il premio scrittori molto famosi. Poi subentrò la scelta geografica, quella cioè di premiare lutti gli Stati che non lo amano ancora avuto. Oggi cercano scrittori sconosciuti, autori che non hanno la divulgazione che meritano, il Premio si propone di rivalutarli t di fare giustizia, li non è certo il mio caso...». E via di seguito, candosi per la sorte rammari:ic! vincitore costretto a mettersi in frac di dicembre. Una dichiarazione che fa il paio con quella di Borges circa il nuovo molare da estrarre. Scherzare, ridimensionando i fatti secondo la loro dose di futilità, è giusto e sacrosanto. E' indubbio che il premio Nobel per la letteratura appartiene alle futilità. E, tuttavia, in questa contrapposizione tra il vincente Màrquez e l'eterno perdente Borges, c'è qualcosa di più, e forse di peggio, per la giuria di Stoccolma. L'impressione è che nella scelta abbiano avuto peso motivi molto spuri, per nulla attinenti alla valutazione lcttcrarix Avendo perduto l'occasio¬ ne di premiare Borges quando era ostinato avversario del dittatore Pcrón e, dunque, poteva passare per democratico, non lo si è più osato premiare quando i suoi atteggiamenti provocatori, sino all'incontro con il generale Pinochet, lo hanno avviluppato nella fosca aura di reazionario. Avendo sempre considerato Borges come autore difficile e astruso si è avuto ritegno a coronare una opera che i giurati erano i primi a non capire e, dunque, si presentava come più elitaria, ancor meno democratica, addirittura ancor meno ammissibile e reale della vita del suo autore. Ed ecco la soluzione Màrquez. 11 colombiano Marqucz (Aracataca, 1928) permetteva di sanare il torto ripetutamente fatto all'America Latina rifiutando il premio Nobel all'argentino Borges (Buenos Aires, 1899). E poi Màrquez è un democratico riconosciuto come tale in tutto il mondo e uno scrittore che non fa faticare chi lo legge, non diffonde l'inquietudine che tutto possa essere messo in discussione. In pratica, la giuria di Stoccolma deve aver premiato Màrquez perché lo ha trovato complessivamente più radica to nella realtà del nostto mon do. Il ministro della Cultura francese Jack Lang, che ha in Marqucz un fervente collaboratore, può senz'altro esultare E' anche una vittoria sua e del socialismo in genere. Ma non insistiamo con n l'improponibile confronto fra Borges e Màrquez, non facciamo scontare a costui colpe che non sono assolutamente sue. Speriamo che Borges abbia detto la verità e che non ci resti troppo male. Speriamo che Marqucz abbia detto solo per scaramanzia che gli sarebbe scocciato indossare il frac in dicembre per la cerimonia della premiazione. Mettendo da parte rome non esistente Borges, il premio, Marqucz se lo merita. Anche e soprattutto perché non è quello che l'Accademia svedese immagina. Piace citare ancora Màrquez, a questo proposito, da Et o/or de la guayaba. Conversaciones con Plinio Apuleio Mendoza, pubblicato dalla Editorial Bruguera: «.\V//c mie opinioni personali sono un uomo impegnato, polìticamente impigliato. Voglio che il mondo sia socialista, e credo che prima o poi lo sarà. Però ho molte riserve sopra quello che tra di noi si chiama letteratura impegnata, o pia esattamente il romanzo sociale, perché mi pare che la sua visione limitata del mondo e della vita non sia servita, politicamente parlando, a nulla. Invece di affrettare la formazione di una coscienza la rilarda. I latinoamericani si aspettano da un romanzo ben di più dille rivelazioni di oppressioni e di ingiustizie che loro conoscono già pelatamente...». «Impegnato» è detto in spagnolo «Comprometido». Un uomo politicamente compromesso se scrive cerchi soprattutto di scriver bene. Questo è il suo dovere rivoluzionario secondo Marqucz. Da la I-ìojarosea. Foglie morte del 1955 a Cronica di una muerle annunc'tada (1981), Cronaca di una morte annunciata, Marqucz ha sempre cercato di scriver bene. E, di libro in libro, gli è riuscito di creare un mondo tutto suo, Macondo, e di fondere gli assaggi degli aspetti particolari di questo mondo, in un unico libro: Cien aiìos de soledad (1962) Cent'anni di solitudine. Secondo molti, tanti, quasi tutti, un capolavoro anche se Pier Paolo Pasolini lo criticava in uno dei suoi pezzi più stizzosi come romanzo da film a venire, prodotto di sceneggiatura, letteratura cinematografica, se non addirittura campionario di effetti speciali. Lucidità o invidia? /\ un certo punto Marqucz ha stabilito di abbandonare Macondo, di scriver d'altro. Ma a Macondo è dovuto tornare di recente per recuperare fiato, slancio e successo, con la cronaca. Il premio Nobel sancisce la ripresa di una vena diventata di consumo popolare. Tutto bene. Oreste del Buono lBmcsbrcpbiddcqEcdr Gabriel Garci a Màrquez stata una scelta magnifica»

Luoghi citati: America Latina, Buenos Aires, Città Del Messico, Stoccolma