Frana sulla Polonia il tentativo di una riconciliazione pci-Mosca
Frana sulla Polonia il tentativo di una riconciliazione pci-Mosca Freddo comunicato dopo l'incontro fra Zagladin e i comunisti italiani Frana sulla Polonia il tentativo di una riconciliazione pci-Mosca ROMA ri La valutazione del quotidiano dramma polacco resta un punto di insuperabile divergenza tra 1 comunisti italiani e sovietici. A dicembre provocò lo storico «strappo» nei rapporti tra i due partiti, quando Enrico Berlinguer osò affermare che si era esaurita «la spinta propulsiva della Rivoluzione d'ottobre»; a febbraio fu l'esca di una furibonda polemica tra la «Pravda» e l'.Unità», ultimo sussulto del supremo ideologo Michail Suslov, deceduto proprio in quei giorni. È, ieri, ha impedito un estremo tentativo di riconciliazione fatto da Vadim Zagladin, il più abile e occidentalizzato tra i «diplomatici» della sezione esteri del pcus, venuto In Italia con la scusa di una conferenza a Bologna e il vero obiettivo di ricomporre i cocci dell'antica amicizia Ieri, appena arrivato da Be¬ logna, Zagladin si e Incontrato con Oian Carlo Pajetta, Adalberto Mlnucci e Antonio Rubbi. Lunedi sarà ricevuto da Berlinguer. Ma, a giudicare dal comunicato diffuso dopo il colloquio di ieri, le prospettive di una riconciliazione sono minime. Non c'è stata, e non ci sarà, la rottura ufficiale e clamorosa, che alcuni ingenuamente si attendevano e che molti auspicano quale precondlzlone per consentire al pei un ruolo diverso nel panorama politico italiano. Ma certamente si può dire, dopo un'analisi attenta del comunicato di ieri, che 1 rapporti tra il pei e il pcus assomigliano sempre più a quelli tra due grandi potenze piuttosto che tra due partiti della stessa matrice ideologica. Mai In tredici anni, dalla conferenza di Mosca del 1969, che segnò 11 primo grande gesto di ribellione al moscocentrismo del comunisti italiani (quando rifiutarono di firmare una parte del'documento finale), un testo congiunto pei-peus è stato cosi freddo nel tono e veritiero nella sostanza. Voci di corridoio, del tutto incontrollabili, affermano che quella diffusa dalle agenzie sia la seconda stesura del comunicato; che la prima, opera di Pajetta e Zagladin, fosse più morbida. Ma anche se questa voce fosse vera, essa non sarebbe altro che una conferma della portata del contrasti. Pajetta. per la sua storia personale e una tradizione pluriennale di rapporti con 1 «compagni» sovietici, può avere ancora qualche pudore a pubblicizzare divergenze cosi nette. Altri, nel pel, certamente no: e Berlinguer è sicuramente tra questi. Colpisce, Innanzitutto, nel comunicato la radicale cancellazione di tutti gli orpelli lessicali che 1 comunisti hanno sempre usato anche quando le cose tra loro andavano tutt'altro che bene (pensiamo, quale esempio per tutti, a certi comunicati sovietlcoromenl). Cosi, 11 clima del colloquio di ieri viene definito «franco e teso ad Illustrare posizioni assunte in questo periodo e valutazioni della situazione internazionale dei rispettivi partiti». «Franco > e basta: non «franco ed amichevole», o «franco e dt compagni» o. ancora, «franco e costruttivo»; formule che non sono mal state negate a nessuno. In passato, ma che stavolta 1 comunisti Italiani non si sono sentiti di concedere ai sovietici, o che questi non sono stati in grado di imporre. E tutto il comunicato continua, per altre 22 righe, su questa impostazione: ciascuna delle due parti ha ^chiarito 11 proprio giudizio- -Ùt «Informato sull'attività del proprio partito», nel caso polacco ha anche «ribaditi e approfonditi 1 rispettivi giudi' i». Ma nessuna delle due parti sembra aver fatto un passo verso l'altra. Anzi, si è voluta ufficializzare, per >.a prima volta cosi chiaramente, l'esistenza di «differenze di vedute e divergenze anche su punti importanti». Certo non è la rottura del rapporti, né l'interruzione del dialogo perché «la discussione e 1 rapporti fra i partiti comu nlstl» sono «necessari e anche utili». Non è neppure la fine di ogni tentativo di riconciliazione, perché 11 comunicato si preoccupa di affermare che «solo nella chiarezza può realizzarsi la ricerca di ogni possibile convergenza». Ma se la rottura resta un'ipotesi assurda («Pensate un po' — ci diceva un giorno un dirigente del pel — se rompessimo col pcus e poi entrassimo nel governo: l'Italia per l'Urss diventerebbe come la Cina»), è certo che ieri i rapporti pclpcus hanno i. r ceto il minimo storico. Paolo Garlmberti
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