Solzenicyn perduto e trovato di Lia Wainstein

Solzenicyn perduto e trovato IN FRANCIA L'EDIZIONE DEFINITIVA DELLE SUE OPERE Solzenicyn perduto e trovato Nel febbraio 1971 Aleksandr Solzenicyn venne espulso dall'Unione Sovietica in Occidente, una forma di repressione di cui vi era stato fino ad allora un unico precedente, l'espulsione di Trockij nel 1929. Questa volta, però, notano gli storici russi Michail Heller e Aleksandr Nekrich, tutto si svolse «nell'ambito dell'emigrazióne ebraica. E benché l'Europa accogliesse l'esuli come non l'aveva mai più fatto dopo Garibaldi, nell'Unione Solletica si potè', senza alcuna difficoltà, far circolare una voce ufficiale, secondo la anale Solzenicyn era ebreo». L'allontanamento coatto dalla patria, che condusse Solzenicyn in Germania, poi in Svizzera, quindi nella residenza forse definitiva, in America, non è che uno degli eventi drammatici della sua esistenza. Esplosiva infatti fu la sua comparsa sulla scena letteraria mondiale, dove rpuntò — outsider sconosciuto e subito celebre — nel novembre 1962, quando il breve romanzo Una giornata di Ivan Denisovtc uscì, con l'approvazione di Kruscev, nel mensile Notyj mir, diretto allora da Aleksandr Tvardovskij. Nei vent'anni successivi, sei testi (cinque lunghi racconti nel Notyj mir e un saggio nella Literatumaja gazeta) furono pubblicati in Urss, mentre tutto il resto dell'imponente opera — cinque romanzi, otto drammi, ire racconti, un'autobiografia, un testo di critica letteraria, oltre a una decina di scritti di pubblicistica varia —, vergata, a partire dal 1951, in patria, vide la luce solo all'estero, in russo e in molte altre lingue, dopo il 1965. Ora clic Solzenicyn e libero, da otto anni, di pubblicare quanto gli aggrada, al pubblico non sono pervenuti che scarsi messaggi. In realtà, lo scrittore sta lavorando a La ruota rossa, l'opera di narrativa storica di cui è uscito Agosto la prima delle tre parti, fa qualche intervento sugli avvenimenti attuali ed è impegnato nella riedizione delle sue opere, che ora finalmente si presentano ai lettori nella forma voluta dall'autore. Non è un'impresa da poco, osserva Solzenicyn, mentre rievoca la vita in Urss, quando, sia sotto ia pressione della cospirazione, sia nell'affanno di un'inevitabile lotta, non c'era mai tempo per conferire all'opera finita l'aspetto definitivo. Sulle edizioni sovietiche incombeva sempre la censura, o bisognava ricorrere a stratagemmi per salvaguardare la sicurezza di qualcuno. Benché nel samizdat vi fosse maggiore franchezza, nemmeno lì fu possibile essere sinceri fino in fondo. Nell'autoeditoria inoltre mancavano i controlli dei testi riprodotti, che perciò spesso pervenivano in Occidente in versioni alterate. Solzenicyn potè correggere le proprie bozze solo dopo l'espulsione. Ma sorscio anche problemi nuovi: dopo la prima edizione dell'Arcipelago Gulag (Parigi 197ì) cominciarono ad affluire aggiunte e rettifiche. Quando compì sessantanni, Solzenicyn intraprese la presente edizione delle opere, i cui testi vengono confrontati dalla moglie dello scrittore con gli archivi portati in Occi dente ed attentamente esami nati. Con questa nota, scritta a Vermont (Usa) nel 1978, l'autore ha voluto presentare la nuova edizione, che s'inizia con la ristampa di Nel primo cerchio. ** «Il destino dei libri russi contemporanei: anche se vengono a galla, sono spennacchiati. Così è stato recentemente con il Maestro (e Margherita) di Btdgakov: le penne giunsero a nuoto in seguito. Così è stato anche con attesto mio romanzo: per dargli una sia pur deh/e vita, permettermi di mostrar/o e portarlo in una redazione, io slesso lo ridussi e lo storpiai, o piuttosto lo scomposi e lo ricomposi, e in tale forma lo si conobbe». L'amaro commento è dettato dalla serie di peripezie di Nei primo cerchio, rievocate da Solzenicyn alla fine del vo lume. Il romanzo fu iniziato nel 1955 a Kok-Terek (Kazachstan meridionale) dove l'autore era a! confino. lina prima stesura, in 96 capitoli, fu conchiusa nel vii laggio di Milcevo (regione di Vladimir) nel 1957. L'anno seguente, a Rjazan, furono vergate una seconda, poi una ter- za versione, entrambe distrutte in seguito per motivi cospirativi. L'autore pensava che la quarta versione, scritta nel 1962, sarebbe stata quella definitiva, ma dopo la pubblicazione, quello stesso anno, di Una giornata di Ivan Denisovic, una speranza sembrò balenare anche per Nel primo cerchio, e nel 1963 alcuni capitoli scelti vennero presentati a Tvardovskij. A questo fine, il romanzo fu scomposto in capitoli, quelli giudicati «non pubblicabili» furono esclusi, gli altri furono resi politicamente più moderati, e in questo mo do si ebbe una quinta variante in 87 capitoli. ■ ** E fu per giunta cambiato l'argomento del romanzo: ad un tema imperniato sulla bomba atomica si sostituì il «tradimento» di un medico sovietico, che durante un viaggio in Occidente aveva promesso di consegnare una medicina. Malgrado i compro messi, la pubblicazione non si potè realizzare. Nell'estate 1964 Solzenicyn riscrisse una sesta volta il romanzo, approfondendo e inasprendo i particolari della variante in 87 capi coli. Nell'autunno seguente, la fotografia del nuovo testo fu mandata in Occidente. Nel settembre 1965, intanto, gl esemplari della quinta versio ne venivano sequestrati dal Kgb, un fatto che rese impos sibilo un'eventuale pubblicazione in Urss. Nel 1967 il romanzo si andava diffondendo nel samizdat e l'anno seguente la sesta versione uscì in russo presso l'editore Ilarpcr and Row di New York e quindi in italiano, da Mondadori Quell'estate, tuttavia, Solzeni cyn scrisse una settima versione «completa e definitiva» in 96 capitoli del tormentato romanzo, versione che è stata ora pubblicata per la prima volta a Parigi come volume niziale delle Opere (Sobrattie socinenij - V kruge pcrvom, Ymc; Press, pag. 417-401). Gran parte di Nel primo cerbio, in particolar modo la descrizione dei giusti, detenuti nel Lager, è rimasta intatta, ma tra la sesta e la settima versione delle differenze vi sono. Innanzitutto, nel testo definitivo una maggiore portata è conferita allo spunto della vicenda. Alla vigilia del Natale 1949, il giovane diplomatico sovietico Innokentij Volodin, che sta per recarsi in Usa, telefona all'ambasciata americana per informare l'addetto militare che in un negozio di New York dell'importante materiale riguardante la fabbricazione della bomba atomica verrà consegnato all'agente sovietico Georgi; Koval. Il tentativo fallisce, perché l'addetto militare, che sa poco il russo, non si rende conto della situazione. Siccome il telefono dell'ambasciata è sorvegliato ininterrottamente da uomini del Mgb, il ministero per la sicurezza statale, scatta allarme. Volodin, identificato proprio grazie alle ricerche sulle caratteristiche irripetibili delle singole voci, in corso da due anni nel «Primo cerchio», i Lager di Marfino, nei pressi di Mosca, dove sono detenuti dei fisici, dei matematici e altri intellettuali, viene arrestato. Nella versione definitiva risulta inoltre più elaborato il personaggio Stalin, di cui Solzenicyn, in una sessantina di pagine, traccia un curioso profilo biografico-psicologico. Il settantenne dittatore è rievocato sin dall'infanzia attraver so l'alternarsi dei fatti narrati dall'autore con le riflessioni ricordi e i sentimenti di Stalin medesimo. Qui vengono poste in rilievo le interpretazioni meno lusinghiere: Stalin è fi glio di padre ignoto, una volta arrestato non esita a fare la spia negli ambienti rivoluzionari per la polizia segreta dello zar, l'Ochrana, i cui archivi poi, per sua fortuna, vengono distrutti. Scoppiata la rivoluzione. Stalin può quindi specializzarsi negli «eksy», gli espropri «Questo sì che era un metodo di lotta! — né scolastica, né volantini e dimostrazioni, ma un'autentica azione rivoluzionaria. Gli schifiltosi menscevichi brontolavano che questo era saccheggio e terrore, che era in contraddizione col marxismo. Ah, quanto li derideva Koba (pseudonimo di Stalin) ah, li cacciava via come gli scarafaggi, e per questo era stato soprannominato da Lenin "il georgiano meraviglioso' — gli "eksy" sono un saccheggio, e la rivoluzione non è forse un saccheggio.' Ah, questi schifiltosi tutti lucidi.' Dove prendere il denaro per il partito e per gli stessi rivoluzionari?... Di tutta la rivoluzione, a Koba piacquero più di ogni cosa proprio gli "eksy"». La singolarità delle pagine dedicate a Stalin non consiste solo nella doppia, contrastan te descrizione interna ed esterna del personaggio, ma più ancora si palesa nell'ambiguità dell'inconsueto ritratto. Il dittatore, nella visione di Solzenicyn, risulta cinico, privo di scrupoli, perfido, ma anche ingenuo — si è lasciato ingannare da Hitler, è stato praticamente tradito da tutti i popoli dell'Urss, eccettuati i russi e gli ebrei, in qualche modo crede tuttora in Dio, o almeno lo teme, e nel discorso del J lu glio 1941, appena scoppiata la guerra, si è lasciato sfuggire un'espressione come «frate/li e sorelle» — vanitoso e insieme pateticamente privo di amici e angosciato da molte paure. Queste debolezze esposte senza pietà, oltre a ridimensionare il personaggio, implicano una critica indiretta dei suoi collaboratori, che da lui si era-, no lasciati completamente dominare. Alcuni di essi, d'altronde, sono tuttora in vita e occupano delle posizioni prestigiose. Ma l'attualità di Nel primo cerchio, quattordici anni dopo la sua pubblicazione in Occidente, non è certo dovuta al prolungarsi nel tempo di antichi rancori. Nella sua versione definitiva, così faticosamente raggiunta, il romanzo non solo regge benissimo una seconda lettura, ma ne esce anzi — pur mancando ora, con tutte le rivelazioni avvenute in questi ultimi anni, l'effetto di choc — più che mai valido, stimolante, miste rioso e aperto com'è a sempre nuove interpretazioni. Lia Wainstein d Li Solzenicyn visto da Levine (Copyright N.Y. Review o( Boote. Opera Mundi e per l'Italia -La 8tampa-)