La «talpa» br di Montecitorio presa a Roma dai carabinieri

La «talpa» br di Montecitorio presa a Roma dai carabinieri Il superlatitante Alimonti bloccato venerdì in una rosticceria La «talpa» br di Montecitorio presa a Roma dai carabinieri ROMA — Dopo la Llgas. finisce in galera un'altra primula rossa: 11 brigatista Giovanni Alimonti. impiegato presso il centralino della Camera fino al gennaio scorso, e da allora latitante, è slato catturato venerdì sera dal carabinieri in una rosticceria di via Tuscolana. Un arresto quasi casuale, lascia intendere la nota diffusa ieri dal Nucleo operativo. Alcuni militari avrebbero notato per strada il terrorista e lo avrebbero pedinato fino alla rosticceria dove lo hanno bloccato. Alimonti era armato di una pistola «Franchi-Llama» calibro 7,65. La teneva sotto la giacca, Infilata nella cintura con il colpo in canna, ma non ha avuto 11 tempo per usarla. Mentre gli scattavano le manette intorno ai polsi, il brigatista si è rivolto alla titolare del locale e al presenti, rimasti di sasso, con queste parole: 'Sono Giovanni Alimonti, militante delle Brigate rosse: avvertite che mi hanno preso in modo che non mi facciano sparire: Malgrado questo «appello», la notizia della cattura di Alimonti è rimasta segreta fino a ieri, quando è stato deciso di renderla pubblica. In serata, il brigatista e stato interrogato in una caserma dal pubblico ministero Domenico Sica: era presente anche il suo legale. Alberto Pisani. Tutto si è svolto secondo il copione solito. 'Mi dichiaro prigioniero politico. Ventisette anni, compagno di scuola (nel liceo scientifico di viale della Primavera) di Antonio Savasta. che prima lo reclutò e più tardi — -pentitosi. — raccontò di lui alla magistratura. Alimonti è accusato di assassina, tentati omicidi, rapine e sequestri compiuti a Roma dal 1980 in poi. A quell'anno, affermano 1 pentiti, risale 11 suo ingresso nelle Brigate rosse. L'esordio: il rapimento del giudice Giovanni D'Urso. funzionario del ministero della Giustizia. Inoltre. Alimonti deve rispondere degli omicidi del generale del carabinieri Enrico Galvallgi. dell'agente di custodia Raffaele Cinotti. del funzlo- narlo della questura di Roma Sebastiano Vinci. ~ L'attentato che gli costò la rispettabilità ed il posto alla Camera, ottenuto tramite regolare concorso, avvenne il 6 gennaio scorso. In pieno sequestro Dozier, un brigatista bussa alla porta di Nicola Simone, vicecapo della Digos di Roma. -Chi é?», domanda il funzionario. .C'è un telegramma per lei-, risponde il finto postino. Simone apre, ma con la pistola in pugno. E quando i brigatisti gli si lanciano addosso (doveva essere un rapimento, era già pronta la «prigione») spara e ferisce un terrorista: è Giovanni Alimonti. Poi cade a terra, colpito anch'egli. Con un braccio trapassato dalla pallottola, Alimonti è costretto ad assentarsi dal posto di lavoro. Telefona, annuncia che è malato. Ma il certificato medico non arriva. Cosi 1 carabinieri cominciano ad occuparsi di lui e della sua singolare scomparsa. Poche settimane più tardi un pentito fa il nome di Alimonti. indica la donna che l'ha curato: è un'infermiera dell'ospedale San Camillo Guido Rampoldi

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