Una grande voce nella tradizione dell'Ottocento di Giorgio Pestelli

Una grande voce nella tradizione dell'Ottocento Una grande voce nella tradizione dell'Ottocento La notizia delta scomparsa di Mario Del Mona' 3 i 87 anni ha collo il pubMico dei teatri d'opera impreparato e stupito: tanta era sempre stata la forza e la giovinezza che la sua torreggiaste figura emanava sul'.a scena e nella vita di tutti i giorni : la sua immagine come Otf Ilo, la te^a bellissima scolpita come un Unito classico, le gambe slamiate come colonne, lo squillo dell'-Esullate. sono nelle ore> chie e negli occhi di tutti: quasi un incubo per gli Otelli degli ultimi decenni, che dovevano fare I conti con questo modello incombènte. Fiorentino ni nascita, studiò al Oonsei vatorio di Pesaro. Non ha i vuto tempo di sottrae t iT-,temi e le attese del ..debutto»: a tredici anni' si esibì in una cantata di Massom'. a venti vinceva un premio per studiare a Roma, nel 1939 cantava ii> pubblico a Pesaro, ma il suo esordio ufficiale è sempre stato considerato il Pinkertor nella Madama Butterfly, il 1 ' gennaio 1941, al Teatro Puccini di Milano. Appena finita la guerra si sviluppò la sua carriera internazionale:, da', .'.rampolino dell'Arena di Veiona nella stagione 1945-46: eanta, in quella memorabile estai e, Radames e Cavara dossi, fiualche anno dopo i Pagliai :i al Covent Garden e nei t «51 approda al Mei ropolaan Tutti 1 luoghi comuni del t-terrorismo» italiano rinverdirono i loro allori, il mito era tornato realtà e la crisi dei tenori debellata. Del Monarc, aveva ricevuto dalla natura una voce di enorme fascino; nei registri inferiori, come ha scritto Rodolfo Colletti, aveva «colorito e vigore baritonaleggiante, e in quello acuto una nitidezza e capacita d'espansione che, congiunte a un fraseggio incisivo e generoso, si riallacciano alla tradizione dei tenori verdiani della seconda meta dell'Ottocento». Come avviene spesso, al riconoscimento unanime della bellezza assoluta della voce era comune associare l'obbiezione di una minore elaborazione interpretativa: spesso circolava la battuta sulla sua riluttanza a cantare sotto 11 messo forte; ma Del Monaco non era solo natura e facilita, basterebbe la ricerca, il continuo affinamento del suo stile declamatorio, ispirato ad un artista pur cosi lontano da lui come Aureliano Penile. Dal 1950 tn avanti fu il dominatore di opere come Aida, Carmen, Cavalleria, Pagliacci, Il trovatore, Andrea Cliénier, Tosca, Turandot; la sua maturazione di interprete convinse tutti al Maggio Fiorentino del 1953 e '54, nella Forza del destino e nella Fan dulia del West guidate da Dimitri Mltropoulos. Otello, certo, restò l'opera piti amata, dall'esordio al Colon di Buenos Aires nel 1950 alla ripresa in tutti 1 teatri del mondo; ma Del Monaco riuscì persino a infondere vita e calore in quel freddo mani chino di Politone, nella Norma: caso raro e felice di annullamento del cantante nella superiore realtà artistica del personaggio. Giorgio Pestelli

Persone citate: Andrea Cliénier, Aureliano Penile, Del Monaco, Del Monarc, Dimitri Mltropoulos, Garden, Mei, Otelli, Rodolfo Colletti

Luoghi citati: Buenos Aires, Milano, Norma, Pesaro, Roma