Bot, croci e delizie di Renato Cantoni

Bot, croci e delizie Tra alti interessi e continui allarmi Bot, croci e delizie Buona parte dei risparmi depli italiani sono investiti in Titoli di Stato, soprattutto in Huoni ordinari del Tesoro (Boi) c in Certificali di credito del Tesoro (Cct). L' per questo ihc nelle ultime settimane i ri■•p.irmiaton sono sul chi vive. Il primo allarme è scaturito da \<xi di origine ministeriale che .kìcimavano alla possibilità di una tassa/ione sui redditi dei Boi analogamente a quanto ,i\\itine per molti altri titoli a reddito fisso l.a Banca d'Italia e sempre stata contraria a ini/ì.itixo del genere perché ciò .he ).i Stato raccoglierebbe con l,i mano destra lo dovrebbe riJisinbuirc con la sinistra sotto l-iitu di una fatale maggiora/■••ne dei rendimenti. \ dire il vero, non e esatlamente vosi, perche come è ■ut-- dimostrato nel 1974 per l.i trattenuta sui redditi degli r.tr lesisi loirispostl dàlie i/ ende di crediti) non tutti •tallii'' attenti al rendimento peti • mentre spesso sono affa-.:n.ili da quello lordo. Per . nti». un prelievo fiscale sui ti <i statali u brevissima scadenza rappresenterebbe un ultrri"re elemento di confusione e di allarme per i risparmiatori .he aperta questa nuova stradi temerebbero altre iniziative Inbul.irie Inoltre sarebbe . 'impiliate il calcolo dei rendimenti di quei titoli, come ad esempio i ( et, che sono legati a quelli dei Bot semestrali. Naturalmente un provvedimenti' del genere non dovrebbe avere effetto retroattivo ma, n 'il..stante le assicurazioni del ministero delle Finanze, non sono mancati i pessimisti a oltranza che si sono precauzioiiilmenlc ritirati dal mercato. 1 a diminuzione dei rendimenti che continua da diversi mesi per i valori di brevissima durata e un'altra causa di perplessità per quasi tutti gli investitori. lanto vale — essi pensano ritornare ai depositi bancari in attesa di maggiore chiarezza, lanto più che i tassi sono tuttora elevati. Dal canto suo il tesoro cerca di spingere i risparmiatori verso i Cct che, avendo una durala biennale o quadriennale, allontanano nel tempo lo spauracchio di rimborsi in massa. I a Banca d'Italia, ancora contraria all'allentamento del «.osto del danaro per la mancanza di un ben coordinalo piano politico per combattere l'inflazione, effettua continua mente operazioni di mercato aperto rastrellando liquidità mediante offerta di titoli con rendimenti più allettanti. Nel li attempo sono in procinto di decollare un nuovo sistema di aggiudicazione dei Boi, che in termini di redditività dovrebbe essere più aderente alla realtà e nuove forme di remunerazione attraverso speciali riferimenti al costo della vita ecc. Ce n'é a sufficienza per sconcertare anche gli specialisti Ma non basta. Recentemente il fiasco dell'ultima asta di Bot ha scatenato una ridda di supposizioni: siamo di fronte a un'inversione di tendenza per i Bot oppure è in vista qualche diavoleria come un consolidamento dei titoli pubblici in circolazione? Ragionando serenamente non si dovrebbe temere nulla di tutto ciò, perché un radicale cambiamento di rotta da parte delle nostre autorità monetarie, al momento attuale, equivarrebbe a un suicidio. D'altra porte, l'agitazione degli investitori non è immotivata: l'indebitamento del Tesoro è crescente e, continuando cosi, non si vede come possa reggere negli anni a venire senza provocare uh ritorno di quell'inflazione galoppante che porta fatalmente alla bancarotta. L'acquisto di Bot o di altri titoli statali è effettualo da molti risparmiatori per la mancanza di forme alternative di impiego altrettanto redditizie ma più sicure. L'asta di metà ottobre ha avuto un esito infelice per una serie di motivi. Innanzitutto per la mancata partecipazione della Banca d Italia, che in questo modo ha voluto essere di monito alle parti politiche e sociali che, nonostante il momento drammatico, perdono tempo prezioso in giochi di potere e di equilibri lattici. Inoltre gli scioperi bancari devono aver costituito un ostacolo a un'operazione che é destinala soprattutto alle istituzioni con le aziende di credito in prima linea. Ben diversa sarà l'asta di fine ottobre che servirà da test per conoscere la situazione reale del mercato finanziario. Comunque, continuando di questo passo, non sono da prevedere ulteriori ribassi dei tassi di interesse, nonostante la generale tendenza internazionale nei Paesi industriali. Il deficit pubblico è di tali dimensioni da frustrare ogni iniziativa in quella direzione. Si avvicina sempre più invece un mutamento di fondo della politica monetaria: a remunerazioni prefissate si sostituiranno titoli pubblici indicizzati che però potrebbero rappresentare l'anticamera del dissesto generale del Paese. Renato Cantoni