Greggio libico per un nuovo partito

Greggio libico per un nuovo partito Il «dossier Pecorelli» allegato al processo torinese per la truffa petroli Greggio libico per un nuovo partito L'«Npp» doveva raccogliere i cattolici che non volevano più votare de • Da intercettazioni su questa vicenda i servizi segreti scoprirono la frode petrolifera - La moglie e il segretario dell'ex comandante della Guardia di Finanza avrebbero esportato in Svizzera ingenti somme - I rapporti tra il generale Giudice e Licio Gelli TORINO — Il 20 marzo 1079, alcuni killer assassinarono a Roma il giornalista Mino Pecorelli. direttore della rivista «OP». Nella successiva perquisizione del suo ufficio, fu trovato tra le altre cose, un dossier di alcune centinaia di pagine contenenti le intercettazioni telefoniche fatte e trascritte dai servizi segreti ad alcuni uomini politici e militari. Il dossier fu pubblicato in parte a puntate su «OP» e per questo motivo, secondo gli inquirenti, il giornalista lu ucciso. Che cosa contiene di tanto scottante e sconvolgente il fascicolo che è allegato ora agli atti del processo in corso a Torino (riprenderà mercoledì) contro il generale Giudice per la truffa petroli? Vediamolo, dopo aver aver precisato che l'originale, in particolare le bobine delle intercettazioni e le fotografie delle persone pedinate avrebbero dovuto essere conservate In una cassaforte del servizi segreti. Ma non sono stati più ritrovati. Si sa soltanto che l'ammiraglio Casardi. ex capo del Sid. sentito dai giudici istruttori, ha detto d'aver iniziato un'indagine su un certo Mario Follgnl per incarico dell'allora ministro della difesa, Giulio Andreotti. Ha anche confermato l'autenticità del dossier. Il dossier è stato battezzato dal servizi segreti «M-Fo-Bia11» (Mlceli-Foligni-Libia). In sintesi è la storia del tentativo di fondare nel 1975 un altro partito cattolico, l'Npp (Nuovo partito popolare) finanziato dal proventi di una massiccia importazione di petrolio libico. Un'operazione, questa, molto delicata, attorno alla quale compaiono i nomi di Raffaele Giudice, all'epoca comandante generale della Finanza, di sua moglie Giuseppina Galluzzo, del suo segretario col. Giuseppe Trisollnl (deceduto), del gen. Vito Miceli (coinvolto e incarcerato all'epoca per il tentativo golpista della «Rosa dei ven¬ ti»), dell'ex colonnello del Sid. Nicola Falde, di Licio Gelli. di Umberto Ortolani, di monsignori, uomini politici e militari nonché di industriali e faccendieri. L'idea di creare un nuovo partito cattolico è di un marchigiano proveniente dall'Azione cattolica, Mario Folignl. Vuole recuperare 1 voti bianchi, gli astensionisti disgustati dalla de. Ma per far decollare l'iniziativa ha bisogno di appoggi e soprattutto di quattrini. Briga e finalmente ecco l'affare all'orinzonte: venti milioni di tonnellate di «greggio» da acquistare dalla Libia a prezzo inferiore Opec. Il margine di guadagno è di un miliardo. Folignl chiede aiuto a padre Dionisio Paul Mintoff. fratello del primo ministro maltese. I due sincontrano a Roma «Sono arrivato — dice padre Dionisio — in connessione con due cose grandi per me: l'incontro di quello con quello e la liberazione dell'altro». Di che cosa si tratta? Annotano 1 servizi segreti. Si tratta dell', incontro delprimo ministro libico Jallud con Paolo VI» e della ^scarcerazione del gen. Vito Miceli» (la visita tra Jallud e il Papa non era evidentemente in relazione a fatti poco chiari n. d. r.). Miceli è In carcere per cospirazione. Folignl e Giudice lo considerano un «amico» e si danno da fare perché venga rimesso in libertà. La ottiene. I due si telefonano. Dice Giudice: «Ho parlato con la moglie (signora Miceli). Ti dirò che è stata determinante una mia conversazione con Gallucci» (all'epoca capo ufficio istruzione al Tribunale di Roma). Folignl e soci vengono a sapere che sono iniziate le manovre per la nomina del nuovo comandante dei carabinieri, in sostituzione del gen. Enrico Mino. Conoscono Licio Gelli e si rivolgono a lui perché intervenga a proporre un uomo a loro fedele. Si legge nel dossier: 'Trisolini è entra- to in contatto con esponente massone Licio Gelli. In pratica ha invitato Gelli a sondare in ordine al cambio die i cugini (l carabinieri n. d. r.) dovranno fare a dicembre. Gelli, come se la cosa rientrasse nella sfera della sua influenza, ha chiesto eventuali preferenze. Senza indugio Trisolini gli ha fornito i nomi dei generali Zavattaro e Rambaldl. Gelli ha replicato, e Santovito? e Trisolini, ...mah, meglio gli altri due. Specialmente il primo». «A Gelli — si legge ancora nel dossier — che ha precisato dt conoscerli entrambi ha quindi raccomandato di sostenerli. Alle ore 9 del 31-7-75 Licjo Gelli si è recato al Comando generale della Finanza in via Sicilia 178 dove ha avuto un incontro diretto con Trisolini, presente Raffaele Giudice». Spiando e intercettando, i servizi segreti scoprono che la moglie del gen. Giudice e il col. Trisolini si sono recati in Svizzera per esportare una forte somma di denaro. Scrivono: 'Il 17-7-75 il caso in esame ha evidenziato come il gen. Giudice e il suo collaboratore Trisolini fossero intenzionati a trasferire in Svizzera tutte le loro sostanze depositate presso la Banca nazionale del Lavoro, sede di Roma. A sollecitarne il trasferimento è stata la moglie del generale, Giuseppina Galluzzo la quale ha manifestato di essere preoccupata per la situazione politica del momento (...) Circa quest'ultima operazione si avanza l'ipotesi che potrebbe trattarsi del trasferimento all'estero di 500 milioni. (...). La sera del 21 luglio con treno direttissimo delle 21,17, i due (Trisolini e Galluzzo) ìianno lasciato la capitale. Meta accertata Lugano dove sono giunti alle 06.42. Qui vi sono sono scesi all'hotel Excelsior occupando una camera doppia al 4 piano. Il colonnello si è presentato come «ing. Trisolini Giuseppe. L'operazione ha avuto luogo in Piazzetta della Posta presso l'Unione di Banclie svizzere». Segue la descrizione delle due valigette di pelle. Guido J. Paglia