L'irriducibile rivolta drusa di Alfredo Venturi

L'irriducibile rivolta drusa OSSERVATORIO L'irriducibile rivolta drusa Questa volta sono i drusi a contrastare il passo ai maroniti, e al loro perenne disegno di egemonia sul Libano. Non ì la prima volta, del resto, che drusi e maroniti si affrontano sanguinosamente, né che gli scontri fra queste comunità diventano materia di interesse inlernazionale. Accadde, per esempio, nel 1860, quando i drusi mossero all'attacco dei villaggi cristiani, già tormentati vent'anni prima dai turchi. Il massacro provocò l'intervento della Francia, fin dal tempo delle crociate autoinvestitasi del ruolo di protettrice dei cristiani d'Oriente. E l'intervento di Parigi indusse la declinante potenza ottomana, padrona dell'intero Medio Oriente, a far cessare la strage disperdendo i drusi. Costoro hanno una tenace memoria storica, tanto che 65 anni dopo, asserragliati sulle loro montagne fra Libano. Siria e Palestina, animarono una feroce rivolta contro i francesi, eredi dei turchi come potenza mandataria in Siria e Libano. La rivolta drusa durò quasi due anni, e alla fine i francesi dovettero rinunciare a quella modifica dei confini che aveva innescato la bellicosa resistenza. Nel mosaico libanese, la tessera drusa è fra le minori. Gli aderenti a questa setta singolare di musulmani senza moschee sono in tutto meno di 200 mila, e vivono fra il Sud del Libano, il cosiddetto Gebel Al-Duruz (montagna drusa), il Golan in Siria, la Galilea nel Nord d'Israele. La loro dottrina e considerata eretica dagli altri musulmani: si tratta di un Islam ismailita, quindi di lontana ascendenza sciita, con forti tensioni di austerità radicale e elementi giudaici e cristiani. Non hanno edifici sacri; credono nell'ineluttabile ritorno del califfo Hakim, che è vissuto nell'I 1° secolo ma non è mai morto, si è solo provvisoriamente allontanato da questa terra pullulante di infedeli. Nella vicenda politica del Libano contemporaneo, i drusi hanno avuto un ruolo più importante di quello che la modesta entità numerica potrebbe far supporre. Grazie soprattutto a un uomo, Kamal Jumblatt, che seppe dare a questa minoranza uno strumento di presenza politica: il partito progressista socialista, che se da un lato riprendeva in forme moderne una radicata tradizione drusa di sensibilità ai temi sociali, dall'altro faceva uscire la comunità dil suo isolamento settario. Era il 1949, e si trattava di non restare esclusi dal gioco del potere che ora obbediva alle nuove regole fissate nel '43 nel Patto nazionale, una specie di Costituzione non scritta. Il Patto nazionale distribuisce le cariche e le rappresentanze secondo un farmaceutico dosaggio fra maroniti, sunniti, sciiti, greci ortodossi, melchiti, cattolici, armeni. E naturalmente drusi. ai quali per esempio spettano sei seggi in Parlamento. Jumblatt si era assunto il ruolo di garante dei rapporti di forza che erano alla base della spartizione, non di Tado contestando le cifre che davano ai maroniti, questi cattolici cosi propensi a alternare alla liturgia di Antiochia il rito sbrigativo del mitra, la chiave del potere libanese. Assassinato nel '77 per volontà dei nuovi arbitri siriani, a Jumblatt veniva attribuito un disegno ambizioso e generoso: la concreta unificazione del Libano al di sopra della polverizzazione settaria. Una improbabile soluzione drusa per un dramma dai troppi antagonisti. Alfredo Venturi Kamal Jumblatt: un influente partito per una minoranza

Persone citate: Antiochia, Golan, Jumblatt, Kamal, Kamal Jumblatt