Pignone, Roma replica agli Usa

Pignone, Roma replica agli Usa Per le turbine sequestrate il ministro Colombo chiede una spiegazione Pignone, Roma replica agli Usa ROMA — Dura e immediata la risposta dell'Italia al blocco dei rotori per turbine destinati alla Nuovo Pignone deciso dalle autorità doganali americane. Dopo una rapida consultazione con il Presidente del Consiglio, il ministro degli Esteri, Colombo, a Nyborg in Danimarca per un vertice informale dei Dieci, ha preso il telefono e ha dettato una secca nota che la Farnesina ha subito girato alle agenzie. L'ambasciatore italiano a Washington è stato incaricato di compiere un passo ufficiale presso il Dipartimento di Stato pur chiarire la natura del provvedimento. L'Italia riconferma con molta determinazione che qualora il provvedimento rientri nell'adempimento di contratti già sottoscritti con l'Unione Sovietica essi vanno rispettati. 'Ancora più grave — afferma la nota — sarebbe se il provvedimento fosse un riflesso indiretto sulla Pignone delle sanzioni per le forniture al gasdotto sovietico-. L'Iniziativa del Governo potrebbe preludere ad una vera e propria protesta ufficiale, anche se ora si attende la risposta da parte americana. La Farnesina, come del resto le altre cancellerie dei paesi europei, ha sempre contestato il metodo unilaterale seguito dall'amministrazione Reagan e le riunioni cui partecipa Colombo con i partner della Cee sono indirizzate a trovare una via d'uscita senza provocare fratture nell'Alleanza Atlantica. Una soluzione globale, dal momento che non sono in ballo soltanto i rapporti economici e politici tra Est ed Ovest, ma anche quelli tra le due sponde dell'Atlantico con il nodo dell'acciaio in prima fila. Negli ambienti industriali e finanziari di New York non si esclude che il sequestro del rotori «General Electric» destinati alla Nuovo Pignone sia stato provocato da una svista burocratica nella complessa trafila che avrebbe dovuto portare le 30 casse a Genova. Risulta, infatti, che l rotori vennero formalmente consegnati dalla società americana all'impresa fiorentina il 26 agosto, cioè nove giorni prima che il presidente Reagan facesse includere la Nuovo Pignone nella cosiddetta «bfacfc list». Il sindaco di Firenze. Gambugglani, in questi giorni a New York ha definito l'iniziativa americana «un atto molto grave», perchè lede gli interessi della Nuovo Pignone e dell'Eni che devono rispettare gli accordi sottoscritti sia nei confronti del governo algerino che di quello sovietico. E' certo che la condotta americana non facilita il superamento dei contrasti, anzi rischia di mettere in difficoltà l'Europa di fronte all'Unione Sovietica. Ieri Vadim Zagladin, vice responsabile del settore esteri del Pcus, ha dichiarato che dopo un lungo periodo di grande collaborazione «attualmente l'Italia è lontana dall'occupare una posizione di punta nei traffici economici e politici con i paesi socialisti: di questo ci rammarichiamo. Non credo che questo corrisponda neppure agli interessi dell'Italia». Una frase che suona come un campanello d'allarme, anche se finora non ci sono .stati contraccolpi. Contraccolpi che invece potrebbero scaricarsi sulla NuoEugenio Palmieri (Continua a pagina 2 In sesta colonna)

Persone citate: Palmieri, Vadim Zagladin