Tre «cene della pace» hanno aperto la strada all'unità tra i leader dc

Tre «cene della pace» hanno aperto la strada all'unità tra i leader dc Come De Mita è riuscito a convincere alleati e oppositori a superare le divisioni Tre «cene della pace» hanno aperto la strada all'unità tra i leader dc ROMA — La «lunga marcia- di Ciriaco De Mita verso l'unità del partito non è ancora finita e c'è già chi corre su e giù per le scale e 1 corridoi democristiani per raccontarne la vera storia, i retroscena e i misteri, le tappe segrete. E' una storia fatta di slanci e di calcoli, di dare e di avere, di grandi progetti e anche di piccole, indispensabili furbizie tattiche: e adesso che il traguardo è vicino, nessuna delle due parti in marcia vuole ammettere di aver annacquato le proprie posizioni e di aver corretto la rotta per trovare l'intesa. • Tutti dicono che sono stati gli altri a spostarsi e a convertirsi — si lamenta Luciano Faragutl, forzanovlsta diffidente —. E di questa sarabanda approfitta De Mita, che può tentare di cucire l'unità interna senza uscire dall'ambiguità e dalla confusione*. Che De Mita sia stato in tutti questi mesi il motore principale della «lunga marcia» non ci sono dubbi. Da un lato, spiegano 1 suoi amici, lo spingevano a trovare un'intesa interna solide ragioni tattiche: soprattutto, voleva evitare che ogni sua mossa avesse un controcanto dentro la de, in un settore del partito che diventava un alibi, un punto di riferimento e un interlocutore privilegiato per il psi di Craxi. Dall'altro lato, raccontano i suol fedeli, lo consigliavano a superare le divisioni nel partito la sua ambizione e 11 suo calcolo strategico: De Mita infatti ha sempre pensato di dover e poter essere 11 segretario di tutto il partito, e non solo della maggioranza. Fin dal primo giorno dopo la fine del congresso ha segnato sul suo taccuino tre nomi della minoranza, da riconquistare ad ogni costo, o almeno da convertire ad una benevola non belligeranza: 11 primo è. quello di Arnaldo Forlani, 11 vecchio amico dai tempi di San Ginesio, che se le circostanze fossero state diverse De Mita avrebbe visto volentieri presidente del partito; il secondo è quello di Toni Bisaglla, che è sempre stato un punto di ri ferimento demltiano .hello i schieramento moderato rie, è che fu infoi*ftiàto'tfai prirhlsstmf dell'intenzione di De Mita di presentare la sua candidatura alla segreteria; il terzo è quello di Roberto Mazzoli a, un nome fatto circolare fin dall'inizio come possibile vicesegretario, con l'obiettivo di spiazzare calcoli è attese dèlia minoranza, garantendo si un posto di rilievo all'area Forlani, ma saltando una generazione, rifiutando la candidatura di generali e colonnelli per puntare su un giovane ufficiale: insomma, come sussurra già qualcuno, un Martelli anche per la de. Sulla strada di De Mita è arrivato ad agosto l'intoppo della crisi di governo: la minoranza chiedeva un ricambio nell'esecutivo, voleva avere più spazio e, quando il secondo governo Spadolini nacque Identico al primo, si senti defraudata e anche ingannata da De Mita, sospettato di aver avuto una parte rilevante nell'imbalsamazione del governo. Per riprendere la marcia, dicono gli uomini di De Mita, il segretario ha deci so a questo punto di lavoraresulla linea politica, spiegando, chiarendo, insistendo, per dare assicurazioni e garanzie alla minoranza de: e lo ha fatto, d'intesa con Piccoli, in un'occasione pubblica e ufficiale come la Festa dell'Amicizia di Viareggio. Subito dopo, è arrivato un segnale di attenzione e di cauta disponibilità da parte di Forlani: il messaggio era stato raccolto. E qui è incominciata una trama incrociata di cene private, colazioni riservate, incontri di chiarimento: prima un pranzo a quattro, venti giorni fa, con De Mita, Piccoli, Fanfanl e Andreotti, voluto dal segretario per assicurarsi la piena disponibilità dei suoi alleati.congressuali nella volata finale. Fanfani disse subito di essere d'accordo .sull'unita del parlilo, senza nessun astio con Forlani. Andreotti spiegò di non avere mai avuto riserve ad allargare la maggioranza, e ricordò di non aver rivendicato una vicesegreteria proprio per lasciare spazio alla minoranza. Piccoli fece di più: vincendo 11 vecchio orgoglio di corrente, con- ! vinse Remo Gasparl, suo luo- 1 gotenente, a fare un passo ' verso i «fratelli separati» dorotei. per sondare le loro opi¬ nioni. E cosi, Gaspari e Bisaglia si ritrovarono a colazione in una saletta riservata del ministero delle Poste. Intanto la spinta all'unità veniva fuori anche da una cena organizzata dai «quarantenni» di quasi tutte le correnti a casa del capogruppo del deputati de, Gerardo Bianco, dieci giorni fa. E martedì mattina, finalmente, Arnaldo Forlani entrava nella stanza di Ciriaco De Mita, a piazza del Gesù, e ci restava un'ora e dieci minuti. Il segretario gli spiegava progetti e intenzioni, e gli illustrava in anteprima anche la «scaletta» della sua relazione al Consiglio nazionale de. Infine, l'appuntamento pubblico del Consiglio nazionale, con De Mita che legge la sua relazione. « Una relazione largamente positiva*, dice Bisaglia. -Da condividere», aggiunge Bianco. -Buona-, spiega Colombo. 'Se guardo indietro, alla condotta della segreteria nei mesi scorsi, allora gli elementi di critica a De Mita prevalgono — dice Forlani —. Se guardo alle indicazioni per il futuro, allora prevalgono i motivi di convergenza'. -C'è in tutta la relazione una logica bipolare, un invito a lavorare per preparare una successione da affidare al pei — lamenta Donat-Cattin —. La linea di De Mita non mi convince. Ma l'accordo di gestione è un'altra cosa, e si può fare». Via libera all'accordo per la gestione del partito dunque? -Non siamo noi die ci siamo convertiti, è De Mita che ci è venuto incontro», dice il ministro Luciano Radi, braccio destro di Forlani. Ma De Mita fa capire di no. -Ho ripetuto le cose già dette al Congresso, senza sacrificare niente all'unità. Se mai, si sono spostati gli altri.... Ezio Mauro Roma. De Mita e Piccoli alla sede de per il Consiglio nazionale

Luoghi citati: Roma, San Ginesio