Le antenne dell'arte venduta

Le antenne dell'arte venduta Alle tv private moltissime aste per quadri, gioielli e tappeti Le antenne dell'arte venduta Ogni settimana almeno duecento aste sul piccolo schermo - Per i galleristi «è una sciagura che si abbatte sul mercato» - «La tv deforma l'immagine e molte volte quando uno vede il dipinto dal vivo si pente d'averlo acquistato» - Prezzi eccessivi; un Guttuso comprato per 14 milioni in galleria e 29 nella trasmissione televisiva DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MILANO — La sera, sprofondato in poltrona, nel salotto in penombra, gli occhi fissi allo schermo, lo spettatore televisivo tiene il dito pronto a premere il tasto numero 2 o 9 o 14 per passare dal film western allo spogliarello o dalla conclone politica all'asta. Le televisioni private gli hanno portato in casa una vasta gamma di programmi e, con le aste, anche la possibilità di diventare protagonista. Con un colpo di telefono, lui, Renato da Como, o lei, Marilena da Viterbo, possono dire una cifra, e vedere, dieci secondi dopo, sulla lavagna delle offerte che compare sul teleschermo, il loro nome. Se nessun altro Amilcare da Treviso o Luciana da Milano si fa avanti, quel certo quadro di Semeghini può essere loro, per dieci milioni: un affarone, visto che il prezzo di stima, come ha detto 11 banditore, è di 18 milioni. Non si vendono solo dipinti, naturalmente, ci sono aste per tutti i gusti e tutte le tasche: i gioielli, rubini, zaffiri, smeraldi, diamanti, poi i mobili antichi, l'abbigliamento da boutique, i servizi di cristalleria, di argenteria. Si calcola che le televisioni private che fanno aste siano, in tutto il territorio nazionale, una settantina, con almeno duecento aste la settimana, di solito una sola sera su sette, ma. in certi casi, come «An tenna 3 Lombardia- e «Top 43» dell'Oltrepò Pavese, anche cinque volte la settimana, Non c'è regione che ne sia esente. Il pretore Raffaele Di Palma, di Milano, ricorda: -Ho trascorso le vacarne in Sicilia. Alla Tv della pensione, ogni sera, non facevano altro che passare da un'asta all'ai tra». Un fenomeno di cultura? «Per carità, diciamo decisa mente di sottocultura» afferma Giulio Bergamini, presidente del sindacato nazionale mercanti d'arte moderna. «E inai possibile comperare l'arte come le mutande?» si chiede Bruno Vangelisti, gallerista di Lucca. E Ettore Oian Ferrari, fondatore e presidente per 25 anni della associazione mercanti d'arte: «E' una aberrazione comperare un quadro in una trasmissione televisiva: sarebbe come voler dare un giudizio sul profumo di un fiore dopo averlo visto al di là di un vetro». Per Giuseppe Bertasso della ..Bussola» di Torino, questa è «una sciagura che si abbatte sul mercato dell'arte». C'è molto fermento, si polemizza, si chiedono normative precise e con sollecitudine, perché il fenomeno è in espansione, sta dilagando. Era Incominciato nel '79, a Milano, con «Antenna 3 Lombardia». Anglolino Calestanl si vanta di essere stato lui il primo banditore televisivo. Da «Antenna 3» passò per brevi periodi in altre trasmittenti del centro Italia e cosi disseminò per la penisola i semi di questa moda. Nell'80 approdò a Telemontecarlo. Da allora, ogni domenica sera, tra le 22 e le 23,30, la sua immagine, occhiali e barba bianca, tiene lo schermo su mezza Italia. Vende dipinti, solo di firme molto note, Cassinarl, Sassu, LUloni, Guttuso. ecc. Aggiudicazioni raramente al di sotto del milione, spesso oltre i dieci; un olio su tela di Picabla la sera del 3 ottobre è stato venduto per 280 milioni (ma la Sovrintendenza lo ha poi notificato, per cui può darsi che il compratore ci ripensi per non sobbarcarsi i vincoli di una notifica). Calestani è meravigliato per le prese di posizione del galleristi. Dice: «D'accordo, non parliamo di cultura, ma non si può negare che queste siano trasmissioni informative, lo ritengo che la mia asta e anche le altre, seppure su molte si debbano fare delle riserve, abbiano dato un notevole incremento al mercato e, appunto, all'informazione popolare sui dipinti». Sentiamo quali sono le accuse più specifiche che vengono fatte a questo metodo di vendita. Bergamini: «Un mio cliente, appassionato d'arte, con una certa cultura e competenza artistica, viene da me, in negozio, almeno cinque volte, prima di decidersi a comperare un quadro. Lo ammira, lo studia e poi, prima di decidere definitivamente, lo vuole portare a casa, ambientare, vedere come lega con le pareti, il resto dell'arredamento. Come è possibile die si possa in pochi secondi comperare per telefono un quadro che si è visto attraverso le distorsioni dello schermo?». Aggiunge Gian Ferrari: «Le deformazioni televisive sono causate anche dagli enormi ingrandimenti. Uno compera un quadretto di 30 cm per 40 e vede il dipinto proiettato su una intera parete, magari un solo particolare riempie il teleschermo. E poi, quando l'acquirente si trova in mano il quadro vero sussulta, nemmeno crede che possa essere quello che vide quella sera». Bertasso di Torino: «Non passa giorno che nella mia galleria non arrivi qualcuno che ha comperato un quadro a un'asta televisiva. Viene per chiedermi quanto può valere o per offrirmelo in cambio di un altro dipinto. Sono autori sconosciuti, quadri pagati 300-400 mila lire: e quando mi chiedono cosa valgono rispondo 12.500 lire, proprio per significarne la nullità». Bruno Vangelisti di Lucca chiarisceimetodi: «Civettano con un nome che dia lustro alla serata, poi su quella scia un giovedì, il martedì successivo quello stesso quadro andò in un'asta televisiva e fu battuto a 3 milioni e otto. Altro caso: un Guttuso venduto a 14 milioni in galleria e subito dopo, in un'asta televisiva, a 29. Cose che danneggiano gli acquirenti e turbano il mercato per le abnormi dilatazioni del prezzo. Quando noi dobbiamo andare a comperare risentiamo delle conseguenze di questi falsi indottrinamenti: "...valore di mercato 50 milioni... ", quando invece è di 20». Il discorso è allargabile ai preziosi, al tappeti persiani. L'associazione orafa lombarda sta facendo un'azione presso il governo affinché siano varate leggi più chiare, che disciplinino questo tipo di vendita. Vittorio Eskenazl, negoziante di tappeti, presidente del comitato mostre antiquarie di Milano, dice: «I banditori decantano pregi Inesistenti su pezzi di scarto. Si pagano anche dieci milioni per tappeti persiani di produzione dozzinale. Non basta che un tappeto sia stato fatto in Oriente, deve essere bello e buono. Ci sono Bukara indiani a mezzo nodo che valgono 200-300 mila lire e vengono fenduti per due o tre milioni: e dopo due mesi sono straccettì». Pretore Raffaele Di Palma, come vede questo problema? •■Certo occorrerebbero norme j precise. Intanto è da vedere se queste aste debbono essere regolate dalla legge 398 del 76 concernente il commercio ambulante HI banditore va di fatto di casa in casa attraverso lo schermo) o dall'articolo 121 della legge di Ps che riguarda le agenzie d'affari e le fiere le quali devono avere l'autorizzazione del questore. E', comunque, materia scabrosa. Si pensi ai raggiri possibili, false telefonate die possono fare alzare artificiosamente il prezzo, oppure a una insufficiente descrizione dell'oggetto o ancora alla realtà travisata dui servirebbe a captare con dolo la volontà altrui. E' indubbio che questo modo di vendere particolare necessita di un controllo pubblico». Remo Lugli vendono una serte di croste di sconosciuti che però sono presentati come notissimi, quotattssimi: "ha una valutazione di dieci milioni, è quotato dodici milioni, un grande industriale che conosco io li colleziona, ne ha già comperati 23". E il povero spettatore, inesperto, crede di fare il grande affare, prende il telefono, si lancia». Doria Porro tiene le relazioni pubbliche alla Finarte, la maggiore organizzazione italiana per la vendita all'asta, con quattro sedi, due a Milano, una a Roma e una a Bari, bilancio dell'81 undici miliardi di vendite. Dice: «Siamo decisamen te contrari a questa forma di vendita, se non investisse la cultura ci lascerebbe indifferenti, si facciano pure le aste delle cucine o dei mobili. Noi, prima di fare un'asta, pubblichiamo un catalogo che mandiamo a tutti i musei italiani, anche al Louvre. Se per caso ci fosse stato affidato materiale rubato lo si verrebbe a sapere subito. Una garanzia, questa, che non c'è di certo con le televisioni private che improvvisano sera per sera, magari non hanno neanche la licenza della questura o l libro di carico e scarico delle merci». Le accuse riguardano anche 1 prezzi. Secondo 1 galleristi e le case d'asta, chi compera attraverso un'asta televisiva fa sempre un cattivo affare perché i prezzi sono eccessivi, sia che si comperi un nome noto, sia che ci si rivolga a uno sconosciuto. Racconta Bergamini: « Qualche tempo fa un gallerista ha venduto una tempera di Cassìnari per un milione e 600 mila lire. Era