L'avventura dello «sceicco buono» di Alberto Rapisarda

L'avventura dello «sceicco buono» Colloquio a Abu Dhabi con il principe saudita Talal: i programmi sociali e le prospettive del Golfo L'avventura dello «sceicco buono» L'«ambasciatore speciale» dell'Unicef sottolinea lo sforzo dell'Italia che versa al Fondo dell'Onu per l'infanzia più di Germania, Francia e Inghilterra - Dopo quattro anni di esilio ha fondato la «Comunità economica dei Sette», costruito ospedali per gli indigenti, messo a disposizione otto miliardi per i bambini poveri DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE ABU DHABI — ^L'aumento geometrico dei contributi dell'Italia all'Unicef la pone tra i quattro maggiori contribuenti del mondo. Eppure l'Italia non è il Paese più ricco dell'Occidente. Perché gli altri, Francia, Inghilterra, Germania, non ne seguono l'esempio?» Talal Bin Abdul Aziz al Saud, «ambasciatore speciale» dell'Unicef, fratello del defunto re Khaled dell'Arabia Saudita, non ha dubbi: il contributo italiano è stato generoso in modo sorprendente. Nel 1982 slamo in testa alla graduatoria dei 190 Paesi che versano fondi all'Unicef (Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia), preceduti soltanto da Stati Uniti e Svezia. Siamo affiancati ai ben più ricchi Paesi arabi produttori di petrolio, federati dal 1980 nel «Programma arabico del Golfo per le organizzazioni dello sviluppo dell'Onu» (Agf und). Il principe Talal si rivolge ad un ristretto gruppo di giornalisti occidentali, invitati a verificare di persona che cosa, fanno gli arabi per i Paesi in via di sviluppo. E si capisce che si sta avviando qui, al de- cimo piano dell'Hilton della! capitale degli Emirati Arabi Uniti, un'operazione che dovrebbe modificare l'immagine del Paesi arabi prevalente in Occidente. L'appartamento del principe, la «Suite al Sultan», domina il mare turchese del Golfo Persico, dove la spiaggia era un tutt'uno col deserto fino a dodici anni fa. Ora Abu Dhabi ha mezzo milione di abitanti. Il principe Talal elenca cifre: «I Paesi arabi contribuiscono per il 10 per cento al bilancio dell'Unicef, gli Stati Uniti per il 15per cento, Europa e Giappone per il 75 per cento. Ma molti Paesi stanno tagliando i bilanci, come l'Inghilterra. Nel 1981, la Francia ha contribuito solo con un milione e 700,mila dollari contro ^( ! i 4 milioni e 800 mila dollari dell'Italia, cifra che si raddoppia con l'aggiunta dei contributi per progetti speciali». Crede che aumenterà il peso politico dei Paesi arabi con ^aumento del contributi per il (Terzo Mondo? «Noi diamo aiuto alla gente. Non c'è nulla di politico — risponde irritato Talal —, lei crede che l'aumento dei contributi italiani possa far aumentare l'influenza dell'Italia?». Ebbene, forse è il caso di rispondere si. L'insistenza con la quale un personaggio come Talal parla del nostro Paese, portandolo ad esempio, ne è una prova. Con parole simili, il direttore generale dell'Unicef, Grant, parlava dell'Italia davanti all'Assemblea delle Nazioni Unite il 6 ottobre scorso: «Nell'arco di 4 anni ha quadruplicato l'aiuto pubblico allo si-iìuppo». Sui giornali arabi viene dato grande risalto all'attività di pace delle truppe Italiane a Beirut. Molto più che agli americani, mentre non si parla affatto dei francesi. Trovo persino un tassista che in uno stentato inglese chiede notizie di «mister Pertini», forse visto alla tv alla premiazione della squadra italiana di calcio a Madrid. L'.-immagine Italia» esiste e si va definendo meglio. Il problema è farla rendere, come fanno già Stati Uniti, Giappone, Germania Federale, Inghilterra, Francia, 1 più grandi esportatori nel Paesi Arabi. Dal 1970 al 1977 le importazioni del Paesi arabi sono passate da 5 miliardi a 47 miliardi di dollari. Il 90-95 per cento dei generi alimentari deve essere importato. Al «suk» di Abu Dhabi, mercanti indiani a pakistani vendono unicamente merci d'importazione: seta cinese e giapponese, utensili giapponesi e tedeschi, cotoni indiani. L'artigianato locale non esiste più, si è estinto con la fuga dall'agricoltura e l'inurbamento di massa. SI importano anche gli alberi. Il lungomare di Abu Dhabi è costellato di 70.000 palme fornite da una ditta spagnola per un prezzo imprecisato. Un italiano ha piantato rose al prezzo di due. milioni l'una. Da un giorno all'altro, sulla sabbia viene deposto prato all'inglese di importazione che giardinieri pakistani si preoccupano di innaffiare nottetempo con l'acqua proveniente dai dissalatori. Viene importata anche l'Inflazione, che qui raggiunge vette del 50 per cento. Il costo della vita ad Abu Dhabi è tra i più alti del mondo. In Arabia Saudita gli affitti sono aumentati di 10 volte In meno di cinque anni. E crescono le disuguaglianze sociali. «Anche noi starno Paesi in via di sviluppo — precisa il direttore dell'Agfund, Naser Al Nowals — malgrado questo, però, nel periodo 1975-80 abbiamo contribuito con il 4 per cento del nostro prodotto nazionale lordo all'assistenza al Terzo Mondo, contro lo 0,35 per cento dei Paesi industrializzati». ' Se gli arabi possono oggi ostentare con orgoglio queste cifre, lo si deve in buona parte all'azione del principe Talal, illuminato rappresentante della Casa reale saudita, che ha pagato con quattro anni di esllo la sua volontà innovatrice. Avvenne nel 1964 quando Talal si propose di «sbarazzare l'Arabia Saudita dal suo corrotto monarca' (Felsal) per formare un regime che garantisse «la giustizia socia-' le e un'equa ripartizione dei redditi». Una voce troppo in anticipo sul tempi. Dopo un'ecllssl di quasi 20 anni, 11 principe Talal è tornato sulla scena impegnandosi a fondo nella campagna umanitaria per raccogliere denari per curare 1 bambini del Terzo Mondo. Nominato «ambasciatore speciale» dell'Unicef, nel 1980, con uno stipendio] simbolo di un dollaro l'anno,! Talal è riuscito a raccoglierei 10 milioni di dollari In tutto il] mondo. Tra questi anche 6' milioni (otto miliardi e mezzo di lire) che pare siano stati versati da lui personalmente. La cooperazlone del sette paesi del Golfo Persico per lo sviluppo (Arabia Saudita,; Iran, Emirati Arabi, Qatar,, Kuwait, Oman, Bahreln) nasceva nel 1980 per sua iniziativa. La prima scuola per ragazze In Arabia Saudita è stata creata da Talal, che ha finanziato anche la costruzione di ospedali nel suo Paese a patto che due terzi dei posti fossero riservati gratuitamente agli Indigeni. E' riuscito ad introdurre la tv nell'Arabia dei pellegrini della Mecca. Una serie di iniziative umanitarie e moderniste che sono viste certamente con favore dalla nascente borghesia locale che dal commercio comincia ad impegnarsi nelle imprese. Segnale anche del bisogno di uscire dall'isolamento conservatore che i Paesi arabi sentono pressante. Tra 38 anni, nel 2020, si prevede che il petrolio della penisola si esaurisca. In qualche Paese anche prima. C'è pochissimo tempo per trasformare economie e usi, per preparare i Paesi arabi al momento in cui non galleggeranno più su un mare di oro nero. Per uomini come Talal si prepara probabilmente un rientro nella vita politica attiva. Alberto Rapisarda

Persone citate: Abdul Aziz, Pertini, Talal Bin