La sconfitta dei laici

La sconfitta dei laici UNA STORIA DEL PARTITO D'AZIONE La sconfitta dei laici 25 gennaio 1945. Dalle colonne dell'edizione romana dell'«Italia libera», Ugo La Malfa lancia la clamorosa proposta di dar vita a «un raggruppamento democratico con aspirazioni maggioritarie», cementato da pochi ed essenziali punti programmatici, tali da assicurare autentiche «riforme strutturali», un reale avanzamento democratico al Paese. E' una proposta di «rottura» fra i partiti della coalizione antifascista, volta a isolare a destra i liberali (i liberali di allora) e a sinistra i comunisti, avvicinando democristiani e socialisti e — in funzione di equilibrio nel nuovo, vagheggiato schieramento — azionisti, repubblicani, i pochi seguaci della «Democrazia del lavoro» (ombra del vecchio radicalismo). I mesi in cui matura la proposta sono mesi di intenso travaglio intcriore per La Malfa. Con la formazione del governo Bonomi aveva sperato «in un grande inizio di democrazia», come si legge in una lettera inedita indirizzata a Adolfo Tino, il 6 dicembre 19-i-i, che verrà pubblicata . presto sulla «Nuova Antologia», a cura di Elisa Signori. «Ma gli uomini si mostrano inferiori al compito — prosegue La Malfa in quella lettera {"compreso il capo [cioè Bonomi], onesto ma sbiadilo") —, gli alitati non sanno veder chiaro e la povera gente è afflitta da mille guai e disorientata». «Bonomi non è stato fedele alla missione per cui era stato assunto al governo. Egli ha Lisciato molte situazioni invariate, altre le ha fatte regredire: esteri, interni e guerra sono stati al centro di una politica di ripresa reazionaria e di mollezza prefiscista. Quell'energica azione di governo che noi speravamo non si è avuta. 1 quadri del vecchio Stato rimangono incrostali. Il tutto si muove con incredibile lentezza e con molta incertezza». ** . Con lo stato d'animo deri vante da questa coscienza e quasi altera intransigenza, La Malfa ha guidaro il partito d'azione contro Bonomi, ten tando di impedirne la conferma, avanzando la candidatura coraggiosa e il nome prestigioso di Carlo Sforza: una candidatura colpita dal «veto» britannico e infranta nel «no» del Luogotenente. «Nuovi equilibri» e il titolo di quell'articolo apparso su «Italia libera». Sembra un an nuncio di tempi nuovi ma c'è soprattutto la critica spietata delle giornate che si stanno vi vendo. 11 realismo lamalfiano si contrappone all'utopismo generoso che alimenta altri fi Ioni del partito d'azione (mo vimento complesso, in cui si rispecchiano parecchie ispirazioni intellettuali, l'anima dell'«Unione democratica» d: Giovanni Amendola ma anche l'anima di una «terza via» per il socialismo caratterizzante gruppi più selliani, di berta»). In La Malfa non c'è nessu na indulgenza agli «idola fori». Egli intuisce l'affievolirsi dello spirito della Resistenza, ancor prima della liberazione del Nord, delle storiche gior nate di Milano. Sente che 1; forza trainante del partito d'a zione potrebbe non sopravvi vere a uno schieramento forte mente radicalizzato, a contrapposizioni rigide e manichee, muro contro muro. Insiste sulla necessità — egli che stato fra i fondatori del partito d'azione, «il capo più in vista del partito-pilota», come lo chiama anche Leo Valiani ap pena lo incontra — di impedi' re con nuove e originali soluzioni il ritorno al passato, i' prevalere delle forze conserva triti sui fautori del «rinnova mento». La rivoluzione democratica, che in taluni si tinge di messiancsimo, è per lui far tore di impulso, di progresso, ma nell'equilibrio complesso di una società squilibrata dalla dittatura. L'effettiva consistenza del partito comunista in Italia, lo spettro della rivoluzione sociale spingevano a destra i ceti medi: la democrazia cristiana, «che avrebbe virtuale tendenza a gravitare 'verso le riforme strutturali di Pietro Ncnni e del parlilo d'azione — scriveva in quei giorni La Malfa —si muove da sinistra verso destra, quasi intuendo la debolezza delle forze democratiche alla sua sinistra». Geare già allora, anticipando di un ventennio la storia, un saldo blocco di centro-sini- ptopriamente ros «Giustizia e Li- stra, sottrarre i socialisti ai condizionamenti dell'alleanza col pei (allora legato all'Urss) nserirli nel metodo e nelle regole della democrazia parlamentare: fu questa la vera, autentica «occasione mancata» dalla Resistenza, occasione che il leader politico siciliano avrebbe sempre ricordato con rammarico. Una proposta, la sua, caduta sul nascere, di fronte al rigido rifiuto di Nenni di rompere il patto di unità Xì azione coi comunisti, di trattare da solo con De Gasperi. Il colpo di grazia alla posizione predominante avuta nella Resistenza, il partito d'azione (di cui La Malfa avvertiva I nobile travaglio pari solo ala grandezza delle contraddizioni) lo ricevette pochi mesi dopo, con la crisi del giugno •15. Isolato nel suo stesso partito (gli è vicino, nel giudizio politico, Adolfo Tino, l'antico amico della Commerciale)", La Malfa paventò l'incarico a Parri, sostenne apertamente De Gasperi: con De Gasperi, le sinistre avrebbero potuto premere sul governo, assicurare al Paese una graduale, ma costante spinta in avanti, sulla via delle conquiste sociali e delle riforme. Come preservare patrimonio ideologico del partito di fronte a un'esperienza di guida del governo prematura? Ugo La Malfa e il partito d'azione. Ma non solo La Malfa, e non solo Parri e Tino a lui vicinissimi; ma il gruppo di Torino, con Bobbio e Galante Garrone e Giorgio Agosti e Ada Gobetti e infiniti altri; il gruppo di Firenze, con Calamandrei e Ragghiami e Codignola e gli ex salveminiani sullo sfondo e poi il «Ponte»; il gruppo di Pisa, con l'influenza di Calogero perdu rame oltre il manifesto del li beral-socialismo, e l'ombra di Capitini a Perugia, e il nucleo degli intellettuali di «Terza forza» a Roma, e la battaglia generosa di Omodco a Napoli (ricostruiremo presto la storia dcll'«Acropoli»): ecco un paesaggio ideale che aveva avuto finora solo. uno storico, uno storico dalle grandi linee, Leo Valiani, e che ha trovato oggi un esegeta attento, penetrante e analitico in un giovane srudioso del fascismo e del la Resistenza, Giovanni De Luna: Storia del partito d'azione. La rivoluzione democratica (1942-1947) (Feltrinelli). Sino alla finale spaccatura di La Malfa con Lussu, nella dicotomia su democrazia chiusa o aperta all'ideologia marxista. De Luna ha frugato negli archivi privati, ha bussato a molte porte, ha incontrato difficoltà talora insormontabili. Momento di una storia vivente, il partito d'azione non è ancora entrato nei classificatori. E non potrebbe neanche facilmente entrarvi: essendo stato, sotto moki aspetti, l'ultimo momento del Risorgimento in Italia (e non solo per quella testata, ideata da Mario Vinciguerra). ** Talvolta l'approfondimento delle fonti inedite — che è essenziale in questo libro — ha messo in ombra le fonti a stampa: nel panorama bibliografico notiamo con stupore l'assenza di qualunque riferimento ai saggi sul partito d'azione in Toscana, compresi nei volumi del Mulino editi in occasione dei trent'anni della Repubblica. La «rivoluzione democratica», per la quale gli uomini del partito d'azione, da Valiani a La Malfa, da Lussu a Parri e a Ragghiami si erano battuti senza risparmio di energie, morali e materiali, non ci fu. si infranse su quell'ultima spiaggia, sull'onda del riflusso moderato seguito alla caduta di Ferruccio Parri: quel riflusso destinato a costituire il vero supporto alla forza iniziale di De Cìaspcri. «Una grande energia mora/e si è dispersa». Così La Malfa avrebbe definito la straordina ria e purtroppo effimera concentrazione di forze intellettuali che il partito d'azione riuscì a raccogliere, in quel particolare momento storico. E le energie morali, in ogni Paese, proseguiva La Malfa, non sono una quantità infinita, ma anzi finita e scarsa. «Sono come l'uranio... Se questa quantità si disperde, la società tende a divenire opportunista trasformista. Questa forza morale, quando accompagna le vicende politiche, è quella che "tiene" un Paese». Di una «forza morale» di questo tipo, forse, oggi avvertiamo il bisogno ancor più di trentasctte anni fa. Giovanni Spadolini

Luoghi citati: Italia, Milano, Napoli, Perugia, Roma, Toscana, Urss