Tensione tra i disoccupati

Tensione tra i disoccupati Ieri mattina al cinema Adriano è intervenuta la polizia Tensione tra i disoccupati Durante la consueta «chiamata» dell'ufficio di collocamento, violenta protesta di uomini e donne da tempo senza lavoro - «Ci prendete in giro: questo sistema a punteggio non funziona» «Quelli in cassa integrazione hanno lo stipendio, noi siamo alla fame» - Nessun disordine I disoccupati scendono a gruppi da tram e pullman, riempiono la sala cinematografica in pochi minuti. Si conoscono quasi tutti, condividono eia mesi, talvolta da anni la speranza di una .chiamata. dell'Ufficio di collocamento, ma anche la delusione acuta di un'inutile corsa, il testardo ritorno al cinema Adriano ogni lunedi e venerdì mattina per non perdere l'occasione che potrebbe non ripetersi più. Maturano ira e disperazione, basta un niente per farle esplodere. Ieri, una piccola scintilla, la protesta di un gruppo ha innescato una reazione a catena. Si era appena conclusa la chiamata per manodopera generica (12 posti, quasi tutti a part-time e a termine), si sarebbe dovuti passare alle offerte di lavoro per impiegati e operai qualificati, ma l'incaricato dell'ufficio di collocamento non ha potuto proseguire. Alcuni disoccupati sono salili sul palco: «Ci prendono in giro — hanno esclamato — non esistono posti iti lai oro. E una farsa. Ogni rolla reniamo giti in 3-4 mila e voi ei illudete con incarichi fantasma». E' come rompere l'argine di un fiume in piena. Altri vogliono parlare, i funzionari tentano di riprendere il microfono che passa rapido di mano in mano. Si strappa il filo, qualcuno pensa al peggio e chiama la polizia. L'ingresso di agenti e carabinieri, mitraglietta a tracolla e manganelli, non contribuisce a raltreddare gli animi. Per lortuna tutto si risolve senza incidenti, soltanto con qualche protesta: -Se e rem che la polizia difende l diritti della gente — grida Mario Limongelli — perché non ci aiuta'.' Anche noi abbiamo diritto di lavorare'. Un altro disoccupato. Giuseppe Careri: -So di rischiare l'arresto, ma le chiamate non si faranno più». Gli fa eco un coro di proleste: .•Vogliamo qui il sinduco, l'assessore al lavoro, il preletto Devono spiegarci perché ci costringono alla fame-. Gli interventi si susseguono incalzanti. Improvvisandosi oratore, ognuno vuole informare gli altri della propria esperienza. Ce un prepotente bisogno di sfogarsi, per alleviare un peso che schiaccia. Cambia il nome dei protagonisti, non l'estenuante ricerca di un lavoro per sopravvivere. Si ripetono le critiche a una struttura che non funziona, a un punteggio -ridicolo e ingiusto.. Dice una vedova: -Ho tre figli e avrei un posto di lavoro assicuralo, ma l'ufficio di collocamento non mi concede il nullaosta. Che devo lare? . -In famiglia — dice Giovanni Tace — siamo in otto: tre in giado di lavorare, tre disoccupati. Chi paga l'affitto e il riscaldamento?-. I lavori a termine non risolvono nulla: -Sono pochissimi e chi li accetta, spinto dalla fame, perde il posto in graduatoria e dopo 3-5 mesi si ritrova al punto di partenza, o peggio-. La polemica coinvolge in breve anche il sindacato: -Ci ha lasciati al nostro destino, come i politici". Vincenzo Pctroncelli: -Per vivere dobbiamo rapinare banche?-. Viene tirala in causa, ed e comprensibile, la lascia di cittadini assistiti dalla cassa integrazione: -A loro lo stipendio, a noi nulla. Lo Stato ci dia almeno i soldi per vivere-. Molti ritengono che, modificando le leggi, qualche posto lo si troverebbe ancora: -Gli artigiani non possono più assumere, tanti sono i vincoli-. Altri ancora tentano di campare scaricando cassette ai mercati generali, ina -ci sono gli slra- vietato lin- nieri. a grosso-. Sono le 11,30. Le voci sono roche, gli animi stanchi. In platea solo più alcune centinaia di persóne. Si decide una marcia di protesta in Comune. Quando il piccolo corteo si muove, qualcuno osserva: -In municipio non ci riceveranno. Già lo sappiamo, ce l'hanno detto tante volle: "Se non siete almeno un migliaio, inutile venire". Ci si guarda attorno. ■ Non importa, ne faremo un altro dopo la -chiamala- di venerdì. Venerdì: la speranza e rinviala di quattro giorni. C'alio Novara

Persone citate: Durante, Giovanni Tace, Giuseppe Careri, Mario Limongelli, Vincenzo Pctroncelli

Luoghi citati: Novara