Progetti e miliardi per salvare l'arte che muore nel Centro-Nord di Francesco Santini

Progetti e miliardi per salvare l'arte che muore nel Centro-Nord Progetti e miliardi per salvare l'arte che muore nel Centro-Nord Finalmente la programmazione entra al ministero Beni culturali Coordinati 26 programmi speciali • Raccolto un «libro bianco» con foto impressionanti sul degrado del nostro patrimonio, ma anche con le indicazioni dei rimedi per salvarlo ROMA — La programmazione entra al ministero dei Beni culturali e il Cipe stanzia 264 miliardi per restaurare, recuperare e valorizzare il patrimonio dell'Italia centro-settentrionale. I monumenti, 1 musei, gli arsenali, le tortezze, diventano beni economici e lo Stalo ne finanzia la conservazione nella certezza che il patrimonio artistico porterà al Paese nuove ricchezze. A guidare la segreteria per la programmazione è stato chiamato un giovane archeologo, il direttore del museo etrusco di Valle Giulia, che dagli scavi di Cerveterl s'è ritrovato a dover coordinare i 26 progetti speciali per le aree del Centro-Nord con metodi manageriali. Giuseppe Proietti, soprintendente per l'Etruria meridionale, parla di conti economici e di moltiplicatori degli investimenti con la competenza di un economista, ma subito confessa: «Ci siamo sottoposti a un corso di tecniche di programinazione e di bilancio, una l'otta tanto lo Stato lia risposto con piglio moderno alle richieste della società». Proietti guida un gruppo di architetti, di archeologi e di storici dell'arte che in questi mesi si sono sottoposti a un lavoro massacrante che ora è raccolto in un volume: 470 pagine, nello stile del libro bianco, con foto raccapriccianti sul degrado del patrimonio. Il Piemonte, nella ripartizione della somma, ha venti miliardi. Saranno spesi per la Venaria Reale, per l'archivio di Stato, per il Museo Egizio e la Galleria Reale. Altri interventi sono disposti per il castello di Racconigi. per l'Armeria Reale e la Galleria Sabauda. Altri ancora sono gli interventi, ma Proietti avverte: «Di fronte all'esiguità delle risorse e al fabbisogno illimitato, abbiamo dovuto operare delle scelte di priorità". Tra i ventisei progetti, spicca quello per Venezia. Altri interventi sono predisposti per le ville venete e i teatri storici del Veneto. A sfogliare il volume, si ha l'impressione del disastro. Le foto mostrano interni devastati, esterni in situazioni drammatiche. «Abbiamo calcolato — dice Proietti — i maggiori oneri dovuti al differimento dei lavori: i costi si raddoppiano e si triplicanodi anno in anno se non si interviene: il processo di degrado s'accelera dì giorno in giorno». . Il pericolo, sostiene Proietti, è rappresentato dal «punto di non ritorno». Se non si interviene il deterioramento potrebbe diventare irreversibile. Ciò significherebbe la perdita del materiale, dell'opera o del manufatto, con un impoverimento del patrimonio culturale del Paese e un costo sicuramente impossibile da calcolare. Al contrario, il recupero mette in moto meccanismi moltiplicatori. In termini di occupazione, i progetti spe¬ ciali daranno lavoro a 4500 persone. Occorrono schiere di artigiani e tecnici. Dagli artigiani del vetro ai restauratori dei dipinti, della ceramica, della scultura, dei metalli, del tessuti, sino agli scalpellini, agli intonacatori, al carpentieri, al lattonleri e agli artigiani del piombo e del rame. I progetti, da quello per l'area centro lombarda a quello della Ferrara degli Estensi, dal sistema delle fortezze del cardinale Albornoz al Museo internazionale delle ceramiche di Faenza, hanno tutti un denominatore comune: si interviene, per la prima volta, su un insieme di obiettivi non per tamponare falle, ma selezionando le priorità all'interno di un disegno organico. II problema che il Cipe affronterà martedì è stato visto tenendo conto della scarsa capacità di spesa del ministero dei Beni culturali. «Questa volta — dice Proietti — le periste sono già pronte e non appena avremo gli stanziamenti, partiranno i lavori». Le difficoltà maggiori vengono dalla scarsità di artigiani e di tecnici specializzati. «Le ditte dovranno affiancare agli operai più anziani — dice Proietti — dei gruppi di giovani. Nel nostro Paese, con un patrimonio culturale tanto vasto, questi mestieri sembrano scomparsi: vanno rivitalizzati e potenziati». Francesco Santini

Persone citate: Giuseppe Proietti, Proietti

Luoghi citati: Faenza, Italia, Piemonte, Racconigi, Venaria Reale, Veneto, Venezia