Si scontrano le due dc sul caso Andreatta-lor di Gianfranco Piazzesi

Si scontrano le due dc sul caso Andreatta-lor Ma forse De Mita riuscirà ad evitare «il processo» Si scontrano le due dc sul caso Andreatta-lor E' molto probabile che il ministro del Tesoro se la cavi con una «ramanzina» Il testo stenografico del suo discorso conferma la citazione del Pontefice Parola dì ministro Andreatta passa per un ministro che parla troppo e non sempre a proposito. Una volta fece su Craxi apprezzamenti ingiuriosi e fu redarguito da Perii ni come protagonista di un episodio «disgustoso». Questa volta il ministro del Tesoro ha chiamato in causa il Vaticano per i debiti dello Ior col Banco Ambrosiano e si accinge a comparire dinanzi all'ufficio politico della de nelle vesti di imputato. I due episodi sembrano simili ma lo sono soltanto in apparenza. E sono almeno quattro i motivi che giustificano una simile conclusione. 1 ) Come ministro del Tesoro ed economista Andreatta è il più documentato sui «misteri» dello lor e del Banco Ambrosiano e uno dei più qualificati a interpretare certi documenti. Quando una persona con tali referenze afferma in Parlamento che lo Ior deve all'Ambrosiano, direttamente o indirettamente, qualcosa come 1800 miliardi, tutti dovrebbero prenderlo sul serio e rifletterci un animino. Anche i suoi amici democristiani. 2) Nel suo intervento alla Camera. Andreatta non ha fatto che il suo dovere quando ha rivelato l'esistenza e l'entità di questo debito. A chi altri, se non a Jui, spettava di riconoscere che lo Ior non era legalmente tenuto a rifondere i 1800 miliardi e che soltanto il Papa, o comunque gli organi della Santa Sede, potevano convincere i banchieri vaticani a fare diversamente? 3) Dinanzi alle prime illazioni di alcune agenzie e di alcuni quotidiani. Andreatta si è affrettato a precisare di non avere invitato il Papa a ordinare allo lor il pagamento del debito. Eppure dopo questa rettifica, che avrebbe dovuto eliminare ogni dubbio, il ministro degli Esteri Colombo ha detto che eie indebite interpretazioni» del discorso del suo collega al Tesoro «possono coinvolgere i rapporti tra Italia e Santa Sede». Ma quando mai i commenti di un giornale, se sono «indebiti», vale a dire sbagliali o pretestuosi, mettono in crisi i rapporti tra due Stati? E quando mai può essere attribuita a un ministro la colpa di essere stato frainteso? 4) Piccoli è stato più coerente di Colombo. Per lui le dichiarazioni di Andreatta sono «gravi» e il ministro le ha corrette «solo in parte». Ciò avrebbe consentito che i giornalisti coinvolgessero «assur damente» la Santa Sede. Anche questa, come qualsiasi opinione, va rispettata. Ma con quale diritto il presidente della de ha convocato Andreatta presso l'ufficio politico del suo partito? Andreatta deve rispondere al presidente del Consiglio e non certo a quello della democrazia cristiana. Piccoli poteva sollevare la questione in Parlamento, del quale fa parte, chiamando in causa il ministro e addirittura il governo. Ma questa volta, come ha detto in maniera esemplare il repubblicano Battaglia, non si è rispettata la distinzione, pure elementare, tra le «fedeltà particolari» e la fedeltà allo Stato, che assume un valore preminente anche per un cattolico, dal momento in cui giura. Gianfranco Piazzesi

Persone citate: Andreatta, Craxi, De Mita

Luoghi citati: Italia