La retata anti-Nar non è conclusa ora si spera di arrivare ai capi
La retata anti-Nar non è conclusa ora si spera di arrivare ai capi Alcuni neofascisti presentano ricorso al tribunale della libertà La retata anti-Nar non è conclusa ora si spera di arrivare ai capi ROMA — Hanno finito di interrogarlo quand'era già notte e per otto ore ha ripetuto fino all'ossessione che lui con l'eversione nera non c'entra. Macché terrorista, associazione sovversiva e banda armata: Marco Raffaello Lombardi, il figlio del sottosegretario al ministero di Grazia e Giustizia, fermato nelle retate che hanno smantellato Nar, riafferma la sua estraneità alla banda fascista. L'avrebbe tirato in ballo un pentito: è lui. avrebbe detto agli inquirenti, che in passato e non una volta soltanto clava assistenza ad alcuni camerati ricercati dalla polizia. Lombardi per otto ore avrebbe negato anche questo addebito. Come lui. forse altri si prò clamano innocenti. Il condì zionale è d'obbligo perché su gli interrogatori (parecchi e alcuni lunghi ed estenuanti), presso le caserme dei carabinieri di Roma o nel carcere di Regina Coeli, filtrano solo voci e nient'altro. Il riserbo, sostengono gli inquirenti, è necessario anche perché l'operazione non è affatto conclusa. In quattro giorni carabinieri e magistra¬ ti hanno raccolto il frutto di mesi e mesi di pazienti indagini: quaranta presunti terroristi neri in carcere, una decina di covi scoperti, buona parte delle armi dei Nar sequestrate. Attorno al gruppo fascista è stata fatta «terra bruciata», gli inquirenti ritengono di aver scardinato i quadri e la struttura logistica e operativa dell'organizzazione di estrema destra. «Siamo arrivati anche ai fiancheggiatori e alle nuove leve», hanno detto i giudici. Ma la retata, questa è la sensazione, non finisce qui. Mancano ancora 1 capi (Gilberto Cavallini, Stefano Soderlni. Pasquale Belslto e Roberto Raho) e il colpo stavolta potrebbe essere decisivo. Adesso si cerca di ricucire I fili, di ritrovare le loro tracce, che partono da Roma e arrivano, pare, a Torino. Ormai la testa del Nar è rimasta da sola, quasi senza appoggi, quasi senza rifugi, con un piccolo gruppo di complici allo sbando. Non 6 comunque l'unico dato positivo, C'è anche una speranza, che la schiera dei pentiti si ingrossi, che qualcun altro decida prima o poi di vuotare il sacco. Cosi la «caccia» continua e gli inquirenti preferiscono lavorare circondati da un muro di silenzio. Per ora i sostituti procuratori D'Ambrosio e Macchia, due dei magistrati cui sono affidate le inchieste sull'eversione nera, proseguono gli Interrogatori e solo quando avranno sentito tutti I neofascisti arrestati nella capitale si trasferiranno nelle città dove sono finiti in carcere gli altri presunti terroristi (una decina), accusati di appartenere ai «Nuclei armati rivoluzionari... Intanto sono partiti i primi ricorsi al tribunale della libertà. Tra quelli che hanno deciso di rivolgersi al nuovo organo giudiziario c'è Maurizio Mancini. Il giovane era già rimasto coinvolto tempo fa nell'inchiesta su Terza posizione. Rimase in carcere nove mesi e, rimesso in libertà dopo essere stato prosciolto, tentò due volte il suicidio. L'altro giorno 1 carabinieri l'hanno arrestato all'ospedale militare del Celio. Era in divisa da poco tempo. Il magistrato l'ha interrogato subito, poi ha di sposto il suo trasferimento nel centro clinico di Regina Coeli. Gli altri imputati che hanno presentato ricorso al tribunale della libertà sono Guido Cola, Leonardo Lavitola, Francesco Nlstri, Carlo Pucci, Alberto Giannelli e Massimo Carminati. Non si sono rivolti invece all'organo giudiziario i difensori di Marco Raffaello Lombardi. La sua posizione, dicono, si va chiarendo, non ce n'è bisogno. >*• s.
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