Le cicale alla Fiera del libro di Oreste Del Buono

Le cicale alla Fiera del libro FRANCOFORTE: SI SPERÀ E SI TEME CHE LA GRANDE KERMESSE CAMBI Le cicale alla Fiera del libro I tedeschi, preoccupati della crisi, guardano con fastidio al cosmopolitismo festaiolo che anima la Buchmesse - Propositi austeri: «Basta con le novità, solo ristampe» - Benché il tema della rassegna sia quest'anno la religione, dominano, anche qui, i Verdi: molti titoli sulla minaccia nucleare, su piante e animali - Intanto, la Fiera comincia con una gran mangiata FRANCOFORTE — Forse non è stato proprio un caso che la trentaquattresimo Buchmesse di Francoforte abbia avuto un'inaugurazione speciale nel discorso di Helmut Schmidt, il leader socialdemocratico appena deposto dal cancellierato, a proposito di -Religione di ieri nel mondo di oggi-. Certo, il tema era già stato deciso prima che i democristiani insieme con i loro nuovi alleati liberali dichiarassero la «sfiducia costruttiva^ per insediare come cancelliere Kohl, ma le parole dell'ex cancelliere Schmidt hanno avuto un suono tutto particolare. Come se raccomandassero a Dio. oltre che la Germania Federale, la sorte del libro. Solo Dio dunque può salvare il libro in pericolo? Tutti gli anni si aspetta, si spera, si teme che la grande fiera internazionale del libro cambi. Quest'anno c'erano davvero le premesse. Intanto l'anno scorso i tedeschi avevano cominciato a far la voce grossa circa l'internazlonalità della Buchmesse. vedendo nel cosmopolitismo eccessivo e festaiolo una costosa e disperdente mondanità e auspicando una maggiore nazionalità, nel senso di un più profondito interesse per l'enorme mercato interno. Insomma, una nuova visione della fiera internazionale all'insegna della praticità troppo trascurata nel corso delle edizioni precedenti nelle chiacchiere, nei riti e nei miti coltivati dalle cicale approdanti sul Meno a fingere di detenere il governo della cultura. Dopotutto, l'anno scorso la crisi economica colpiva già anche la Germania, soprattutto la Germania anzi, data la forte quota di mercato mondiale della Germania. Il 17 per cento non è poco. Si legge poco La crisi economica dell'anno intercorso tra la trentatreesimo e la trentaquattresimo Buchmesse si è aggravata. E alla vigilia dell'inaugurazione il tradimento dei liberali ha segnato la fine dei tredici anni di gestione della coalizione con i socialdemocratici. ..E' il tramonto di un'epoca», ha detto Schmidt. E dopo? Inizia qualcosa dopo? Potrebbe abbozzare almeno un'ipotesi tedesca la Buchmesse che nei progetti dei rivendicatori della sua germanicità avrebbe dovuto porsi come esempio pratico? Il guaio è che la crisi del libro ha addirittura preceduto quella economica. E' una crisi di ripudio del vecchio die si sarebbe comunque verificata indipendentemente dall'andamento del dollaro, daliapolitica degli alti tassi di interesse americani. La gente legge sempre meno o, per l'esattezza, sempre meno è portata a leggere quanto somigli a una comunicazione letteraria, libresca. I più disfattisti sono proprio i convenuti americani. La fiction ormai segna il passo. Del resto, persino il fumetto e il fotoromanzo finiscono per essere considerati con sospetto o trascurati con disinteresse nei confronti della comunicazione televisiva e delle comunicazioni affini. La Buchmesse, dunque, quest'anno più che mai, e ormai in ritardo, sarebbe tenuta a render conto della situazione, a pronunciarsi contro le megalomanie industriali di un passato ancora troppo prossimo, a favore di un rivolgimento e di una ristrutturazione della distribuzione e della diffusione diventate peggio che impotenti. Per farsi che un libro conti ancora, non basta scriverlo, sceglierlo, stamparlo, bisogna dargli l'opportunità di arrivare al suo lettore, di non perdersi per strada in un generico approccio con la massa dei lettori indifferenziati. Tanto più die a volte il libro non parte neppure per una simile avventura, resta nei magazzini intasati da cui sloggia riluttantemente solo per passare ai remainders e agli altri spacci a prezzo avvilito. Ma come potrebbero pensare a modifiche cosi necessarie e cosi drastiche gli editori viziati da quella pericolosa illusione che è stata chiamata il boom, il benessere, la fortuna assicurata per diritto? Come potrebbero senza partire da una nuova definizione del libro? Un libro è ancora una cosa sacra o pressappoco? Nel labirinto Per cercare di capire qualcosa penso sta meglio affrontare dalla Halle 6 in poi il mondo editoriale tedesco. Ho \ la fortuna che sia proprio l'editore Giulio Einaudi, casualmente Incontrato, a farmi da guida nel labirinto, unzi nella serie di labirinti che si estende fino alla Halle 8. Einaudi vuole vedere Suhrkamp. Veditore tedesco che ha annunciato che non pubblicherà più novità, ma solo ristampe. Ma c'è ressa nello stand. Viene avanti tra un nugolo di giornalisti il ministro della Cultura francese Jack Long, il gran nemico della cultura americana. Nell'occasione non parla tanto di cultura americana quanto di cultura tedesca e francese. E, già che c'è un editore italiano, è di prammatica un accenno anche alla cultura italiana. «Quando viene a Parigi?» dice Lang a Einaudi. Grandi saluti, promesse. Poi il nemico della cultura americana prosegue la sua visita. Restano a scambiarsi confidenze l'editore tedesco d'editore italiano. Suhrkamp smentisce, tra esplosioni di voce e gesticolazioni per lo meno latine, che la sua decisione di ristampare solo i suoi migliori autori sia la conseguenza della crisi in atto. •■Un'operazione editoriale» commenta Einaudi, ..lo sape-' vo. Fino a primavera pubblicherà 1 33 titoli che più gli piacciono. Li ha già stampati e ristampati, li ripresenterà in una nuova edizione. Potrei fare anch'io cosi, e magari ristamparne 66...». Cosa vuol dire? Clie la buona editoria, quella che può continuare a vendere il catalogo, non è veramente raggiungibile dalla crisi? Dunque, ogni cambiamento è inutile? Due coloratissimi espositori chiamano Einaudi. Sono della Stroemfeld Roter Stern. la casa editrice che sta pubblicando tutta l'opera di Hoelderlin dai manoscritti. Ridono. «Ci siamo conosciuti nel '68. se non sbaglio» dice Einaudi e si rivolge a me: «Vedi, come il '68 può anche riuscire bene?». -lo ho pensato a Einaudi e subito Einaudi viene fuori» idfce uno del due, «volevamo proporre 11 filosofo tedesco più segreto: Klaus Heinrich». Le copertine dei tre volumi dell'opera di Heinrich sono azzurre. Tutto lo stand è coloratissimo. Le copertine ì dell'opera di Hoelderlin sono j intense di verde, una specie : di omaggio al colore di moda I in questa trentaquattresimo Buchmesse. Il verde degli ecologi, il ter- j zo raggruppamento politico o j antipolitico di recente affermatosi in Germania accanto ì a socialdemocratici e democristiani, mentre cedevano i voltagabbana liberali, il verde del Verdi non manca davvero alla fiera internazionale del libro. Lo ricorda la qualità indubbia delle pubblica- I stoni su minacce nucleari e soprattutto su piante e animali, diritti alla vita, diete e ginnastiche. E dai concetti si passa alla pratica. Negli stand ai libri si sovrappongono con assoluta naturalezza fiori dalle dolci tinte autunnali e mele, mele, mele più che verdi lucide, radiose, squillanti di speranza. Quasi irresistibilmente, dato che l'editoria non si accontenta di teoria e simboli, gli espositori tedeschi passano, verdi e non verdi, tutti insieme golosamente all'esecuzione e verifica delle tante ricette consigliate dagli infiniti libri di buona cucina appena usciti. Cuochi biancovestiti cucinano soufflé e vol-auvent, salse e paste die vengo¬ no consumate tra i libri stessi. L'odore del rtbo avvolge e intride visitatori ed espositori, la Buchmesse è diventata • un cucinone. Forse questa trentaquattresimo edizione, che la maggioranza dei convenuti accusa di non presentare alcuna novità, una qualche idea di soluzione la formula nel settore tedesco, nel consapevole rifiuto opposto alla drammatizzazione dell'ora. Alla sorte del libro ci pensi Dio, agli uomini spetta l'accettazione della nuova dimensione o ridimensionamento. La Buchmesse celebra con una mangiata generale le necessità, i piaceri, i gusti, la salute del corpo, a condanna delle troppe volte che in passato si è ipocritamente coniugato commercio e salute dello spirito. Il guaio è che fuori dalle porte della Buchmesse incombe una nuova crociata per la disoccupazione. Oreste del Buono f Il d l Mil Francoforte. Il sacerdote polacco Mieczyslaw Malinski con la biografìa a fumetti di Papa Giovanni Paolo II. La discussa iniziativa editoriale è della casa americana Marvel, specializzata in «comics»

Luoghi citati: Francoforte, Germania, Germania Federale, Parigi