Un esposto contro la Banca d'Italia di azionisti del vecchio Ambrosiano di Bruno Gianotti

Un esposto contro la Banca d'Italia di azionisti del vecchio Ambrosiano Con Consob e ministero del Tesoro è accusata di mancati controlli Un esposto contro la Banca d'Italia di azionisti del vecchio Ambrosiano TORINO — Un gruppo di azionisti del vecchio Banco Ambrosiano chiede di far luce sulle responsabilità dei «pubblici controlli» (Banca d'Italia, Consob. ministero del Tesoro), nel dissesto della più grande banca privata italiana. In un esposto presentato alla procura della Repubblica di Milano tramite il professor avvocato Ubaldo Giuliani Balestrino, ordinario di diritto penale commerciale all'Università di Torino, vengono ipotizzati i reati di omissione di atti d'ufficio, concorso nei reati societari, bancarotta fraudolenta e semplice. Secondo 11 giurista torinese l'omissione del dovuti controlli avrebbe consentito il dissesto dell'Ambrosiano causando ingenti danni agli azionisti: «Il sistema bancario ispira fiducia ai risparmiatori, al depositante che ha un conto corrente, al piccolo capitalista die acquista azioni in Borsa, sulla base del fatto che anclie le banche private sono sottoposte a controlli pubblici». Poiché le anomalie nella conduzione dell'Ambrosiano erano «gravissime e notorie» ed erano state confermate dall'arresto di Calvi, dalla sua condanna penale nonché dall'arresto e dalla condanna per frode valutarla di molti suoi collaboratori, «era dovere degli organi di controllo far convocare l'assemblea degli azionisti e prendere i provvedimenti di carattere amministrativo che la legge bancaria prevede». Il professor Giuliani Balestrino fa riferimento alla leg¬ ge 141 del 7 marzo 1938, articoli 31 e seguenti. In base a queste norme la Banca d'Italia avrebbe dovuto impedire la quotazione dei titoli in Borsa, informarsi sulla reale consistenza del Banco Andino («mài esistito come banca, era costituito da una segretaria e un telefono») e quindi evitare che vi fossero debiti accesi tramite questo «istituto fantasma». Non solo: convocata l'assemblea degli azionisti, avrebbe dovuto controllare i rapporti fra immobilizzi e rischi, poiché è vietato a una banca privata «diventare una banca d'affari». Se tanta gente ha comprato titoli dell'Ambrosiano, sostiene il professor Giuliani Balestrino, l'ha fatto perché erano titoli «di' tutto riposo», garantiti da un controllore pubblico. L'omissione dei controlli è stata quindi la causa del danno subito dagli azionisti nonché del dissesto del banco. «Se devono rispondere della bancarotta fraudolenta i sindaci (e infatti, secondo alcune notizie, tutti i componenti del collegio sindacale del vecchio Banco Ambrosiano hanno ricevuto una comunicazione giudiziaria), degli stessi fatti debbono rispondere nuche i componenti degli organi di controllo con tutte le conseguenze penali e patrimoniali». Anche perché, conclude il giurista torinese, il banco è stato «svenduto» a un gruppo formato da sette banche concorrenti «in pieno contrasto con i consolidati precedenti seguiti dalla Banca d'Italia». Bruno Gianotti

Persone citate: Giuliani, Giuliani Balestrino, Ubaldo Giuliani Balestrino

Luoghi citati: Milano, Torino