Mani bloccate

Mani bloccate Mani bloccate L'intuizione era esatta: tutte le vittime avevano in casa la medicina indiziata e tutti l'avevano presa (una capsula o due) prima di morire. La storia del Tylenol non è finita. E va a congiungersi con un fiume di ansie sulle medicine, sulle cure, sui medici e persino su quella grande speranza che è sempre stata il progresso scientifico. Non è passato neppure un anno dalla psicosi dello «shock tossico» che ha portato molte donne (quasi tutte giovani) alla morte o al rischio di morte. Appena una settimana fa il supplemento domenicale del «New York Times» aveva dedicalo a quella spaventosa avventura una copertina. L'articolo era stato redatto con pena da una giornalista die era tornata al lavoro dopo lo e e , ? e e l «shock» e aveva recuperato soltanto in parte l'uso delle mani. Quando quella epidemia era scoppiata (ma neppure il Centro di Atlanta ha mai catalogato con sicurezza lo «shock tossico» come una epidemia) si era pensato ai tamponi antimestruali. Molte celebri industrie avevano ritirato i loro prodotti, cancellando anni di immagini serene trasmesse per milioni di ore di pubblicità alla televij sione. Eppure non tutte le vittime dello «shock tossico» sono donne, non tutte le donne avevano usato tamponi, non tutti i tamponi erano della marca che al tempo del grande spavento fu tncriininata. Un virus esiste, è stato isolato. Ma al grande giallo dello «shock tossico» mancano le pagine dell'inizio e della fine. Come nasce quel virus? E come si fa a distruggerlo? Il fenomeno ha avuto, come la tragedia del Tylenol. una apparizione drammatica, uno svolgimento bizzarro e violento. I medici considerano ora il problema «sospeso», la sua riapparizione «improbabile», le misure prese finora «efficaci-. Ma la certezza? Non si deve dimenticare che la grande paura dello «shock tossico» ha seguito di pochi anni la minacciosa comparsa (e la incerta cura) di un'altra malattia senza origine chiara: il .morbo del legionario». Tutto era acceduto in un congresso di reduci di guerra in un albergo di Filadelfia. Avevano cominciato a star male come succede negli avvelenamenti da cibo, ma la percentuale dei morti è stata subito troppo alta. La maggior parte degli ex combattenti fanno parte di una associazione che si chiama «American Legion». Per questo i medici hanno chiamato il male «febbre del legionario». Ma durante le tre successine esplosioni di ù uella febbre la gente ha continuato a morire in proporzioni stupefacenti, e ad Atlanta i medici sono sinceri: nessuno può dire con sicurezza se la scienza o la fine di un ciclo che resta oscuro abbia fatto scomparire per adesso «la febbre». Davanti ai giudici di molte città americane è ancora da dibattere la serie di denunce di pazienti che hanno Usato una marca notissima di collirio e hanno in tutto o in parte jserso la vista. Divampa il dibattito, sia legale sia tecnico intorno alle più popolari gocce per ti naso, che in una serie impressionante di casi hanno provocato lacerazioni ai tessuti. In una magnesia venduta a milioni di flaconi è stata trovata lisciva. Al centro per il controllo delle malattie di Atlanta non si negano le evidenze di questi cast anche se i processi pendenti impediscono un giudizio. Quel che tormenta i ricercatori non è l'eventuale responsabilità penale dei produttori. Se fosse provata, i cast sarebbero chiusi, ancìiese una parte del danno resterà irrimediabile. L'ansia dei medici è della stessa natura del disagio che percorre l'America. C'è forse qualcosa che la scienza ancora non conosce, una «combinazione» di tatti noti con fatti Ignoti e imprevisti, capace di creare all'improvviso condizioni mortali? Il dubbio circola in un momento tristemente favorevole a ipotesi di sfiducia. Ci sono milioni di case costruite con materiali dasbestos, per esempio) del cui rischio non sospettava nessuno finché lincidenza delle malattie respiratorie ha cominciato a diventare altissimo. C'è stato il caso di Love Canal, dove con anni di ritardo si è scoperto che una intera città con scuole e servizi era stata costruita su un terreno inquinato da una produzione chimica avvenuta in quell'area molti decenni prima. Ci sono intere aree dell'Utah e del Nevada dove l'incidenza della leucemia è molto alta rispetto al resto d'America e l'unica ragione che le vittime sono capaci di ricordare, fra lo stupore e la incertezza degli esperti, è che nell'Utah e nei Nevada ci sono stati molti esperimenti otomici al tempo in cui il sospetto sulle radiazioni era minimo. Ma all'allarme sociale e a quello delle medicine cattive si aggiunge l'arrivo di mali per i quali gli esperti non hanno formule e i medici non hanno cure. Per una opinione pubblica abituata al progresso, l'impressione è di una brusca frenata, o di una strana vendetta delle malattie contro l medici. I due casi più clamorosi sono catalogati con cura al Centro di Atlanta. Ci sono calcolatori pieni di dati e laboratori grandi come fabbriche impegnati nella ricerca. La risposta però tarda a venire, e il malessere cresce e produce sfiducia. La delusione della scienza compare per la prima volta in un secolo.

Persone citate: Love Canal