Entro quest'anno, dice Shamir gli stranieri fuori dal Libano

Entro quest'anno, dice Shamir gli stranieri fuori dal Libano SPERANZE E TIMORI IN MEDIO ORIENTE DOPO IL RIACUTIZZARSI DELLA CRISI Entro quest'anno, dice Shamir gli stranieri fuori dal Libano Il ministro degli Esteri israeliano: «I siriani sembrano disposti ad andarsene, noi siamo pronti a sgomberare con loro» - Ma c'è una condizione: una zona cuscinetto presidiata da Gerusalemme e Beirut - Duro attacco di Pechino a Begin e al governo Reagan DAL NOSTRO CORRISPONDENTE f NEW YORK — Il ministro degli Esteri israeliano Shamir ha dichiarato che tutte le truppe straniere si ritireranno dal Libano entro la line dell'anno. I siriani sembrano disposti ad andarsene, c noi siamo pronti a sgombrare con loro, ha detto Shamir: quanto ai palestinesi, «non credo che rimarrebbero in territorio libanese sema la protezione militare di Damasco». Il ministro degli Esteri israeliano ha però posto, sia pure in modo indiretto, una condizione: che si crei una zona cuscinetto presidiata sia dalle truppe di Gerusalemme che da quelle di Beirut. «Le truppe dell'Orni si sono rivelate inutili», ha spiegato «e la situazione è troppo diversa da quella del Sinai per a/fidare i confini a una forza multinazionale. Nella zona si continuerà probabilmente a combattere il terrorismo palestinese: non è una battaglia che altri possano sostenere per noi». Shamir ha fatto capire che l'intesa tra Beirut e Tel Aviv verrebbe sancita da un trattato di pace. Shamir ha latto queste ottimistiche previsioni in un'intervista alla rete televisiva C.B.S. Il ministro degli Esteri israeliano non ha smentito un particolare importante, e cioè che l'intesa era già stata raggiunta in linea di principio in un incontro segreto tra il premier Begin e il presidente eletto Bechir Gemayel, prima che quest'ultimo venisse assassinato. La dichiarazione di Shamir conferma le notizie giunte da Damasco che il mediatore americano Habib avrebbe già organizzato un piano per il ritiro di tutte le truppe straniere dal Libano. Il piano prevedrebbe tre punti: 1) il ritiro delle truppe siriane e palestinesi dalla valle della Bekaa e quello contemporaneo delle truppe israeliane a Sud di Sidone: 2) lo sgombero completo delle une e delle altre con l'eccezione della zona cuscinetto; 3) la smilitarizzazione di questa zona. E' sul terzo punto, come si vede, che possono sorgere gravi contrasti. A Washington le previsioni di Shamir sono slate accolte con cautela proprio a causa del terzo punto. La Washington Post, ipotizzando che il piano Habib si incagli dopo la fase iniziale, ha scritto che i marines americani, i paras francesi e il corpo misto italiano potrebbero trovarsi in Libano ancora tra sei mesi. Inoltre ha sottolineato che nel primo stadio il loro compito potrebbe estendersi dal controllo di Beirut al controllo della strada Beirut-Damasco, che passa attraverso la valle della Bekaa. In tale caso, i loro contingenti andrebbero rafforzati. Shamir è apparso ottimista anche sulla ripresa dei negoziati di Camp David a cui il premier Begin sì è finora recisamente opposto. «Non c'è dubbio che riprenderemo i negoziati», ha detto testualmente, «Sforno convinti che un accordo tra noi, l'Egitto, gli arabi palestinesi, e anche altri partners, come la Giordania, sia raggiungibile. Non c'è bisogno di esplorare altre strade priìna di aver esaurito le possibilità offerte da Camp David». Il ministro degli Esteri israeliano ha perù sottolineato che Tel Aviv non transigerà dal progetto delineato con Carter, ossia dall'attuazione di una fase transitoria di cinque anni per la Cisgiordania e Gaza. Il piano di pace Reagan contempla invece una sistemazione definitiva dell'area. Sull'ottimismo di Shamir si è inserito un violento attacco cinese contro Israele e gli Stati Uniti. All'assemblea generale dell'Orni, il ministro degli Esteri cinese Huang Hua ha accomunalo infatti le due potenze nella responsabilità del massacro dei palestinesi. Gli israeliani, ha detto Huang Hua, «sono entrati perfidamente a Beirut una seconda volta». Ennio Caletto Beirut. Luca Imperatore, di Udine, caporale dei «Lagunari», offre un barattolo di cioccolata ad un bimbo durante un pattugliamento nella zona Ovest della capitale libanese (Telefoto Ap)