Gipo: un «Travet» umiliato e offeso

Gipo: un «Travet» umiliato e offeso All'Italia, prova da grande attore Gipo: un «Travet» umiliato e offeso TORINO — Resiste cncora alla prova della scena, a quasi centovent'anni dalla sua stesura. Le miserie 'd Monssù Travet di Vittorio Bersezio. il solo capolavoro, sino a prova contraria (ma ci sarebbe almeno qualche rilettura da tentare, tra le diciassette commedie, per cominciare, di questo autore) del teatro dialettale piemontese. Lo ha dimostrato l'anteprima aperta al pubblico, l'altra sera all'Italia, della celebre commedia, regia di Massimo Scaglione, protagonista Gipo Farassino. Ci sono vari registri stilistici con cui questo glorioso copioni- può essere affrontato. Mario Soldati, nel lontano 19-11!. in una sua libera riduzione cinematografica, protagonista Carlo Campanini (Lo schiavo impazzito;, arerà, sin dal titolo, sottolineato il clima, tra l'oppressione e la follia, cui il protagonista era costretto a vivere, nelle due anguste prigioni della famiglia e dell'impiego. Giacomo Colli alla regìa, ed Erminio Macario interprete, presso lo Stabile torinese, nel gennaio 1970. avevano, invece puntato sul candore disarmato e disarmante del protagonista, vaso di coccio tra i vasi di ferro della vita. In questa ripresa, cui deve aver molto giovato la riflessione e. vorrei dire, la specifica destinazione della commedia al piccolo schermo nel corso di una recente edizione televisiva. Massimo Scaglione si è messo, deliberatamente, su un altro piano di lavoro, spogliando il protagonista del vittimismo eccessivo e della parimenti eccessiva ingenuità. Il Travetti è per lui, semmai, il tenace, silenzioso rappresentante di una classe al tramonto (quella burocrazia governativa sfaccendata e maligna, del secondo e quarto atto), che. tuttavia, esita a lungo a scegliere una strada diversa e. solo sul finire, imbocca quella degli operosi artigiani e commercianti. Allargati così i confini della commedia, che in parie almeno s'apparenta ad uno spaccato di costume sociale, diventa non solo accettabile, ma persino attraente quel tono di faticato intimismo, di soffocata elegia domestica, che la regìa instilla, nei suoi momenti migliori, come tutto il primo atto in casa Travetti, allo spettacolo. Abbiamo parlato, come merita. di.Scaglione. ma dobbiamo subito aggiungere che una rivisitazione così sottile non gli sarebbe riuscita senza la dedizione piena di un Farussino che, con rigore spartano, abdica ai suoi eroici furori per imboccare i mezzi toni dell'umiliato e offeso dalla vita, paziente tuttavia, pudico nella sofferenza, maschio nella dignità: e lo si veda, da grande attore, nella scena, ancor bellissima, della brusca rivalsa contro l'odiato Cap Session. I compagni st confermano quella vivace, spiritosa compagnia che conosciamo e qui. davvero, lavorali tutti ad un lodevole grado di omogeneità, dal Brusa alla Lotterò, dal Lori al Parachinetto. dalla Caglio al Benzi, dalla Radici al Crivello, dal Lana al Bertolotti. La prima è stata spostata a stasera, per via di un paio di premi Idi. ritirati ieri notte a Saint-Vincent da regista e protagonista, j*. d. b. Gipo Furassi no con Anna Radici in una scena di Berse/.io

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