Non sono più un ghetto di Renato Rizzo

Non sono più un ghetto Le Vallette compiono ventanni, ora si guarda al futuro Non sono più un ghetto Dopo le amare esperienze degli Anni 60 è nato l'orgoglio di quartiere • Dalla linea 5 alla metropolitana - Ma numerosi problemi sono rimasti insoluti - Cosa fa la parrocchia Vent'anni, un anniversario ancora denso di problemi. Ma, «finalmente», si tratta di problemi comuni a tanti altri quartieri: problemi pesanti, critici: comunque non stritolanti. I nodi «storici» delle Vallette, 11 groviglio di tensioni e rabbie e miserie degli Anni 60. sono ormai alle spaile. Domani, quando in viale del Mughetti si celebrerà il doppio decennale della parrocchia della Sacra Famiglia sorta nel '62 contemporaneamente alle prime case, molti degli abitanti della zona si guarderanno indietro per ripercorrere con la mente un lungo viaggio difficile e spesso penoso.. Vent'anni, radici lontane che affondano, per i più, in quelle ormai olegrafiche (11 tempo sa sdrammatizzare anche le tragedie) immagini di gente spaesata in una grande stazione, di cartelli in cui si dichiarava ..non si affitta a meridionali», d'una città straniera in cui covare la nostalgia del paese, d'un dialetto sconosciuto, d'una fabbrica porta d'un nuovo mondo. Il «ghetto, è. finalmente morto, le etichette, feroci come marchi, sono quasi del tutto cadute: le Vallette rimangono, semmai, un'Isola. Magari non felice, certo non ossessiva. .11 quartiere — aggiunge il suo presidente, Agostino Loprevlte — alla nascita era un crogiolo di esasperaeioni, un detonatore che ha creato esplosioni fortunatamente inferiori al suo potenziale. Oggi, dopo tante fatiche rese ancor più difficili dal calunnioso luogo comune che le voleva antisociale terra di frontiera, Le Vallette si sono inserite nel tessuto della città. Anzi, le brucianti esperienze die, prima o poi, sono toccate ad ognuno dei suoi abitanti, hanno fatto maturare nella gente un protagonismo ed una ricettività ai problemi sociali collettivi quale non si riscontra in altre zone di Torino». 8ono migliorati i trasporti, indispensabile filo per legarsi al resto della città: « Un tempo — ricorda Mauro Martinelli, 27 anni, alle Vallette da 22, appartenente al consiglio circoscrizionale e a quello pastorale della parrocchia — cera una sola linea di autobus, la famosa (o famigerata) "V". Oggi la rete di collegamenti è ricca e comprende anche la linea metropolitana'. Se molto è mutato, ancora esistono nodi difficili da sciogliere. Loprevite acutamente rileva che non basta più perseguire la riaggregazlone sociale: oggi fenomeni come la droga (punto di spaccio e consumo in questa zona, 1 giardini Cavallotti) e il vandalismo richiedono interventi miranti allo scopo. ■ Che fare — si domanda 11 parroco della Sacra Famiglia, don Giuliano Baldi — per ridurre il disadattamento di giovani che "girano intorno"e sfogano la propria noia in atti di teppismo? Bisognerebbe riuscire ad integrare appieno ragazzi che non si sentono del Sud e neppure del Nord: dar loro una "cultura" soprattutto attraverso strutture sociali oggi ancora carenti». Loprevlte spiega che circoscrizione e Comune hanno un occhio particolare per la condizione giovanile: «Sono stati stanziati ultimamente 100 milioni per interventi straordinari soprattutto nell'ambito della scuola». E aggiunge: «Andie la parrocchia, che un tempo ci aiutava in questo lavoro rivolto al giovani, da qualche anno s'è defilata. Oratorio abbandonato, attività sportive languenti, cinema (l'unico di tutto il quartiere) chiuso ed affittato come magazzino». Renato Rizzo Due generazioni all'ombra degli alveari di cemento

Persone citate: Agostino Loprevlte, Giuliano Baldi, Loprevite, Mauro Martinelli

Luoghi citati: Torino