Il sindacato al governo ((Soluzione per la Ceat»
Il sindacato al governo ((Soluzione per la Ceat» Il sindacato al governo ((Soluzione per la Ceat» TORINO — Per i 900 lavoratori della Ceat di Anagni, che l'azienda vuole licenziare, i giorni sono contati: restano meno di due settimane per trovare una soluzione, e al momento non si intravede una via d'uscita. Ad aggravare la situazione si è aggiunta la divisione all'interno del sindacato sulla linea da sostenere. Due giorni fa a Roma era convocato il Coordinamento nazionale di Gruppo, ma nessuno è andato all'appuntamento. Il rinvio è stato giustificato con «disguidi organizzativi», ma i responsabili torinesi della federazione chimici non nascondono che le ragioni sono altre, in particolare lo scontro tra chi è favorevole a sollecitare il ricorso alla legge Prodi e chi si oppone. Al sindacato non spiaceva il «piano Ceat» che prevedeva per Anagni l'intervento pubblico e privato (l'entrata della Gepi e di Marangoni, uno dei maggiori ricostruttori di pneumatici), ma l'ipotesi è saltata per il rifiuto della Gepi. Sono state allora discusse altre soluzioni, sulle quali però il sindacato si è trovato diviso. La prima è il ricorso alla legge 784 (peraltro già respinto dal Cipi): alcuni la vedono come il «meno peggio», altri la rifiutano sostenendo che vorrebbe dire «un anno e mezzo di cassa integrazione e poi comunque i licenziamenti». La seconda è quella di un pool di banclie per ricapitalizzare la Ceat pneumatici, ma anche su questo versante pare non ci siano molte prospettive. «L'Imi — ila detto polemicamente Tamagnone dell'ini — ha buttato via i soldi con Rovelli, adesso li ha dati a Pesenti, ma quando serve fa orecchie da mercante». Infine la legge Prodi, con la nomina di un commissario governativo: una prospettiva che non piace alla maggioranza del sindacato e neppure all'azienda che la definisce «un autentico fallimento». Se nei prossimi giorni non si frolleranno strade alternative il destino dei 900 dì Anagni è segnato, f. bu.
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