Kazan, il sogno infranto di Gianni Rondolino
Kazan, il sogno infranto SI CONCLUDE ALLA TV IL CICLO DEI SUOI FILM Strano destino, quello di Ella Kazan. Processato e condannato due volte, per due differenti «delitti», è come se avesse tagliato in due la sua carriera di regista cinematografico: da una parte i film Impegnati, democratici, di «sinistra»; dall'altra quelli del compromesso, ambigui, se non addirittura di «destra». E lo strano destino sta anche nel fatto che sono proprio questi ultimi, nella loro struttura ambivalente e problematica, a costituire alcuni dei risultati più validi e interessanti del cinema hollywoodiano degli Anni 50 e 60. Il primo processo Kazan lo subì nel 1936, all'interno di quella cellula comunista del Oroup Theatre di cui faceva parte dal 1934. La conseguenza fu l'espulsione dal partilo in un momento di grave tensione ideologica e politica. Come ricorderà lo stesso regista: «Il processo mi ha segnato In una maniera incancellabile». Antiamericano Quìndici anni dopo, sarà un altro processo, quello per le attività antiamericane che aveva sconvolto fin dal 1947 la società dorata di Hollywood, a condannarlo definitivamente. Ma questa volta la condanna venne dall'opinione pubblica, dal colleglli, dalla sinistra internazionale: Kazan aveva tradito, denunciando 1 vecchi amici, rinnegando il suo passato di artista e intellettuale progressista. Le ragioni intime di questo comportamento possono essere state molteplici. Ma una certamente balza in primo plano, proprio analizzando 1 suoi film del «compromesso», alcuni del quali sono compresi nel ciclo televisivo, curato da Giuseppe Cereda per la Rete I. che si sta concludendo. La paura, l'ambiguità. l'Incertezza, ed anche un certo livore e una profonda melanco¬ Kazan, il sogno infranto nia, nascono in lui dalla delusione, dal fallimento d'un sogno o. se si vuole, dal disvelamento d'una realtà che si pensava profondamente diversa. Come il protagonista del suo film (e romanzo) America America, uscite in Italia col titolo // ribelle dell'Anatolia, è l'America, appunto. 11 sogno per tanti anni atteso e finalmente raggiunto. Ma l'America sognata non è quella reale. La Depressione, le difficoltà economiche, l'impegno politico, la guerra, il maccartismo, la violenza del rapporti umani, la giungla sociale in cui ci si deve muovere per arrivare al traguardo, sono i tratti caratteristici d'una immagine mentale (l'-Amerlca» come luogo del desiderio) che finalmente si svela per quella che è. Kazan vive quest'esperienza da Immigrato, da «straniero» che vuole a tutti i costi diventare americano. I suoi film degli anni di guerra e dell'immediato dopoguerra, da Un albero cresce a Brooklyn a Bandiera gialla, come la sua attività precedente nel teatro e nel cinema, riflettono 11 suo impegno sociale, il suo bisogno di confrontarsi con una realtà contraddittoria che deve essere indagata senza falsi pudori e denunciata. Nasce di qui 11 suo «realismo.. nascono di qui i film sul razzismo, sull'antisemitismo, sul disagio sociale. Ma questi film, che furono accolti favorevolmente dalla critica di «sinistra», sono, a ben guardare, superficiali, esteriori, pallide immagini, un poco schematiche, della società americana di quegli anni. E' come se Kazan pagasse 11 suo debito al progressismo, calando 1 suoi personaggi, ancora artisticamente fragili, in contesti di forte impianto sociale. Invece il suo sguardo lucido svelava altri intrighi, altre zone del dramma umano. Quando, nel 1952. di fronte alla commissione per le attività antiamericane, egli gettò la maschera, è come se si fosse liberato da un peso. Tornava a essere se stesso, con le sue contraddizioni, le sue paure ancestrali. Cominciava a guardare la società americana col disincanto dell'uomo deluso, pronto a denunciarne non le contraddizioni apparenti o 1 mali espliciti, ma lo stato perenne di «compromesso., (come suona il titolo d'un suo bel romanzo e d'un suo film meno bello). Mito e realtà Attraverso la costruzione meticolosa dei suoi personaggi. Immersi in situazioni e ambienti che ne mettono in luce l'ambiguità, l'insicurezza, il desiderio di vivere a ogni costo e spesso 11 fallimento esistenziale, Kazan ci ha dato, di film in film, un ritratto straordinariamente complesso e problematico della società americana, dalla guerra fredda alla nuova lrontiera e oltre. Il senso di paura e di violenza che aleggia su Fronte del porto, il tormentato rapporto padre-figlio nella Valle dell'Eden, la tensione erotica di Baby doli, la lacerazione sociale e morale di Un volto nella folla, la dolente malinconia di Splendore nell'erba — ed anche il sublime «autoritratto» degli Ultimi fuochi — sono le tappe d'un cammino a ritroso nell'America dell'infanzia delusa, alla ricerca delle ragioni d'un fallimento, che è al tempo stesso ideologico e morale. E' questa l'opera di Kazan che certamente resterà e di cui il ciclo televisivo ci ha dato una succosa antologia. Un'opera che, confrontandosi con un mito e scontrandosi con la realtà, ha saputo Introdurci, di prepotenza, nell'ambiguità del vivere quotidiano. Gianni Rondolino
Persone citate: Ella Kazan, Giuseppe Cereda, Kazan
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