«Tornai di nascosto in Italia per difenderla dai comunisti» di Ennio Caretto

«Tornai di nascosto in Italia per difenderla dai comunisti» Michele Sindona parla dal penitenziario di Otisville «Tornai di nascosto in Italia per difenderla dai comunisti» Così spiega il suo falso rapimento nel 79 - «Fui spinto da alcune persone; ma non mi chieda i nomi» - Accuse a Cuccia e alla Mediobanca, a «certi magistrati» e ai partiti (Segue dalla 1 ' pagina) — Quale fu l'obiettivo della triplice alleanza? «La spinta alla privatizzazione dell'industria nell'America Latina e il contenimento del marxismo: era nostra opinione che dove c'è l'ordine economico scompare il caos, non c'è spazio per tentativi né rivoluzionari né sovversivi. Nel quadro s'inserirono anche, su mia sollecitazione, l'arcivescovo Marcinkus e lo Ior. Spiegammo loro che il continente era un enorme serbatoio per il cattolicesimo e che rischiavano di perderlo di fronte all'avanzata castrista e comunista». — Newsweek ha scrìtto che voi finanziaste direttamente i giornali, i partiti e addirittura i regimi di estrema destra latino-americani. «Ho già inviato una smentita. Sino a che io restai consulente di Gelli e Calvi, ossia fino ai mio processo americano, non si verificarono fatti del genere. Più tardi non saprei. Gelli si rivolse a Ortolani, che aveva una piccola banca a Montevideo e che era un uomo politicizzato e ossessionato dalla stampa. Credo che sia stato Ortolani, che io non conosco, a indurre Calvi a interessarsi dei giornali, e di altre iniziative che si rivelarono poi controproducenti». — Lei smentisce che Gelli collaborò con le dittature lati-. no-americane per il condizionamento della politica italiana? «Su Gelli ci sono grossi equivoci: le cito un suo viaggio nel '79 dal generale Videla, a Buenos Aires. Il suo fine era promuovere dei finanziamenti per alcune società industriali e ottenere in cambio un allentamento della repressione in corso in Argentina. Il mio avvocato difensore a New York era Frankel, lo stesso incaricato dal presidente Carter di difendere i diritti civili a Buenos Aires. Frankel mi pregò di affidare a Gelli una mediazione indiretta con Videla. Il capo della P2 poi mi chiari che la dittatura non era eliminabile; ma era disposta a trattare una certa liberalizzazione del regime e un controllo sulle operazioni di polizia». — Perché l'Ambrosiano si trovò in difficoltà? «Ritengo che in parte, come accennato, la colpa sia stata di Ortolani. Credo che nell'ultimo periodo anche Carboni abbia danneggiato Calvi: ignoro chi sia, ma non me ne hanno parlato bene. Purtroppo né Gelli né Calvi sapevano scegliere i loro uomini. Ma, ripeto, si è trattato di errori, non di truffe». — Che ruolo ebbe Marcinkus? «Un ruolo secondario. Nel corso dei nostri lunghi rapporti, avrebbe potuto farmi proposte scorrette: non accadde mai. Egli ha peccato e pecca semmai di presunzione e di inge-' nuità. Le lettere di patrocinio, concesse all'Ambrosiano, ad esempio, sono dovute all'inesperienza. Forse egli voleva anche guadagnare provvigioni per l'Istituto. Un altro motivo del suo comportamento è di sicuro il desiderio di figurare bene presso il Papa, c ottenere la nomina a cardinale». — La sua fuga in Itulia nel '79 fu dovuta agli affari dell'Ambrosiano e della «P2»? «Fu dovuta ad una campagna politica ed economica che talune persone ritenevano che io dovessi fare in Italia in nome della privatizzazione e della difesa dal comunismo. Non mi dica di svelarne il nome: non potrei e non vorrei». — Ma esiste un trait-d'union tra lei e la «P2»? E' il medico Joseph Miceli-Crimi, che la feri alla gamba per simulare meglio il suo sequestro? «Le garantisco che Gelli non sapeva nulla della mia scomparsa: anzi, s'interessò di me presso la mia famiglia, offrendo ogni genere di aiuto. Temeva che mi fosse successo qualcosa di grave. Miceli-Crimi è un personaggio a cui piacerebbe fare politica, ma non ne ha le doti. Non è neppure un grande chirurgo: quando mi ferì, svenne e dovemmo dargli del "whisky" perche si rianimasse e non mi lasciasse dissanguare». Secondo il banchiere, Miceli-Crimi lo volle conoscere e lo \iutò perché ansioso di dare la scalata al mondo politico, e forse anche per ottenere aiuti finanziari. — Ci sono dei punti da chiarire. Se Gelli è innocente come lei dice, perché non è ritornato, in Italia spontaneamente? E che significato ha la richiesta di estradizione avanzata in Svizzera dall'Argentina? cE' chiaro perché Gelli si sia tenuto lontano dall'Italia. Quello che è capitato a me e a Calvi deve avergli pure insegnato qualche cosa: senza averlo sottoposto a giudizio, in pratica lo avevano già condannato!. — E l'Argentina? Cerca di estradarlo per proteggerlo? Sindona ride. — E' un assenso? «Lo dice lei. E" libero di interpretarlo come vuole. Ma badi: se mi attribuisce un'interpretazione, la smentisco». — Ancora una domanda: è vero che i suoi rapporti con Calvi si erano guastati, e lei aveva cercato di distruggerlo? «L'ennesima falsità: come io avevo aiutato Calvi a raggiua gere il controllo dell'Ambrosiano, cosi egli mi aiutò, insieme con Gelli. quando io fui privato di tutte le mie sostanze, processato e incarcerato negli Slati Uniti. Furono loro a pagare le parcelle dei miei awo Ennio Caretto cati.