Borgia: un po' di veleno sul piatto della storia

Borgia: un po' di veleno sul piatto della storia Oltre lo sceneggiato tv: verità e leggenda di una grande famiglia nel Rinascimento Borgia: un po' di veleno sul piatto della storia CORPULENTO, poderoso, il naso aquilino, le labbra sporgenti e il mento che si confonde con la gola: e il papa Borgia della tradizione figurativa di Pinturicchio e dei medaglioni negli appartamenti vaticani. E cosi anche un po' nell'altrettanto massiccio Adolfo Celi che lo impersona nello sceneggiato televisivo di queste settimane dotalo di tutti gli elementi per avvincere: memorie, ambienti, personaggi. Un ribollio di grandiosità e di meschinità, di ferocia e di fasto sommuove in varia misura, oggettivamente o per suggestione, le vicende di quella famiglia — un papa e i suoi quattro figli principali — nell'arco di pochi anni a cavallo dei due secoli rinascimentali. Quando don Rodrigo de Borgja y Doms giunse a Roma dalla natia Valencia, sedeva al vertice della cristianità suo zio Callisto III. campione di nepotismo. Da lui gli fu facile ottenere 11 vicecancellierato della Chiesa, e di qui le immense ricchezze che lo portarono ormai sessantenne, dopo aver servito sei papi, nell'agosto del 1492. alla tiara, sereno e nobile alla vista, stentoreo nella voce, •con lo sfolgorio e l'equilibrio di una beltà spontanea e di una florida salute fisica», come lo vide in quel momento un contemporaneo. Solo un quindicennio più tardi glorie e fortune crollavano definitivamente: quattro anni dopo la sua morte, nel 1507. sotto un castello navarrino periva In un'imboscata, da randagio più che da principe, il più famoso del suol figli. Cesare. Ormai anche l'altra sua figlia. Lucrezia, duchessa di Ferrara, disertati finalmente gli amori e quasi anche 1 poeti, si avviava verso una malinconica penitenza di quel peccati quasi Irreparabili che l'avevano resa celebre e ammirata. Su quel decennio e mezzo si sono accaniti gli storici e i drammaturghi di allora e di dopo: un festino per tutti. Ci si buttò il Guicciardini, inquisitore implacabile, che giudica l'elezione di Alessandro VI e la contemporanea morte di Lorenzo de' Medici come il più grande infortunio d'Italia, e lo sfregia al pari dei suol figli con Incesti e delitti senza numero: 11 Machiavelli, viceversa, per ritrarre 11 suo prìncipe nel Valentino. • l'opera del quale io imiterei sempre quando io fossi principe nuo¬ vo-, come scriverà a Francesco Vettori: e Bembo e Giovlo e una frotta di ambasciatori e di cronisti, dal Sanudo al Priuli. dal cerimoniere Burcardo ad un antenato di Brantóme. scoperto negli archivi di famiglia dall'autore delle Dames galantes e testimone del soggiorno di Cesare Borgia alla corte di Luigi XII. Qui il figlio di Alessandro VI ricevette il titolo di Valentinols e la mano di Charlotte d'Albret sorella del re di Navarro, consumando la notte stessa il matrimonio con otto preve della propria virilità malgrado un increscioso scambio di pillole, che. anziché tonificarlo, -lo costrinsero a recar¬ si sema sosta nella ritirata, come riferirono le domestiche al mattino». Il boccaccesco — almeno per noi posteri lontani — s'insinua continuali'.: ino al ghignolesco e al sacrilego ir questa saga familiare. La fastosità delle feste e dei banchetti, d'un'osccnità spesso indescrivibile, s'alterna al fosco di delitti inauditi dai tempi della mitologia greca. Nel giugno del '97 Cesare fa assassinare 11 fratello maggiore duca di Gandla dopo una cena nella vigna della loro comune madre, la Vannozza Cananei: il cadavere fu ritrovato giorni dopo nel Tevere su testimonianza di un legnaiuolo che ve l'aveva visto gettare quella notte. Poco dopo toccò al cognato Alfonso d'Aragona. 11 cui matrimonio con Lucrezia era diventato un impiccio alla virata politica dalla Spagna verso la Francia (o all'amore di suo fratello stesso): ferito Inutilmente una prima volta, nel luglio del 1500. un mese dopo culi veniva strangolato nel suo letto, malgrado tutte le precauzioni prese in contrarlo. Inutile allargare l'elenco agli estranei, dal favorito Perotto assassinato da Cesare stesso sotto 11 manto del papa, fino al capolavoro machiavellico della congiura contro i signorotti di Romagna. Ma. dice Grcgorovius. • ancora più spregevole di suo figlio, poiché era papa, appare suo padre*. L'orrendo coraggio criminale di Cesare Borgia ha perlomeno una parvenza di grandezza. Quella di Alessandro VI. se lo fu. fu una grandezza frivola e bieca, di un'avidità totalmente sensuale, nell'alcova come sul trono. Non si coglie in lui. difficilmente vittima di una congiura premeditata e quasi interamente concorde di scrittori alti e bassi, un sentimento che non sia quello ambiguo verso la bella figliola, oppure la brama di ricchezza e potenza per i suol. Anche se egli seppe Ispirare sentimenti teneri e duraturi non solo alla tollerante Vannozza, sua amante per venticinque anni, ma poi alla Giulia Famese. Iniziatrice della fortuna ben più duratura della propria casata. Al papa ella scriveva lettere di questo tenore: -Qui ti continua a far festa, a dannare, a cantare, a far mascherate e recite di egloghe in latino o in volgare. Ma Vostra Santità non creda che sia tutta allegria e gioia: lontano da Vostra Santità, da cui dipende tutto il mio bene e la mia felicità, non posso gustare questi piaceri, e fossero anche maggiori non li gusterei che con dispiacere, poiché il mio cuore si trova là dove il mio tesoro*. Il Pastor. pur con la migliore delle disposizioni, dopo avere spogliato la centotredicesima busta agli Archivi segreti vaticani, si arrende e dichiara .imponibile tentare la difesa di questo pontefice, anche se in lui la pureeea della dottrina religiosa rimase intatta*. La materia era lasciata ai drammi di Victor Hugo e di Pietro Cossa. o anche solo alla tragedia finale della morte storica di Alessandro. La febbre gli sopraggiunse dopo una cena fuori porta. Una settimana dopo spirava di apoplessia o. come subito volle il popolino e divulgarono eminenti contemporanei, di veleno. Il suo cadavere si disfece rapidissimamente e divenne -il più laido, il più mostruoso e il pili orribile che si sia mai visto: non aveva più forma né volto umano e venne ricoperto, tanto se ne aveva vergogna*. Intanto 1 servitori razziavano quanto restava nel guardaroba e nella camera del papa, senza lasciarvi altro che I seggi pontificali, qualche guanciale e la tappezzeria sul muri Carlo Carena Cesare Borgia dipinto dal Giorgione Lucrezia Borgia in un ritratto del Pinturicchio (Sala Borgia, Museo Vaticano) Adolfo Celi interpreta Alessai

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