Dalle Alpi all'Etna al bue crescono le corna di Giampaolo Dossena

Dalle Alpi all'Etna al bue crescono le corna Le filastrocche dei lettori Dalle Alpi all'Etna al bue crescono le corna CERTI viaggi non finirebbero mai. ma a un certo momento uno può decidere di fermarsi. Partiti dal Marocco, passati dall'Inghilterra, ci eravamo aggirati per il Piemonte. Adesso, via Varese - Bergamo - Savona - Viterbo - Roma - L'Aquila • Reggio Calabria, ci troviamo In Sicilia. Non vi basta » Ma tacciamo un riassunto delle prime tappe, e raccontiamo questo, per oggi, ultimo approdo. Nel giugno scorso parlando della morra dicevamo di un gioco in qualche modo analogo descritto da Georges Iirah nella sua brlUssi-na Histoite untverselle des chl/fres che sta per essere pubblicala in edizione Italiana da Mondadori. Era un gioco che Ifrah giocava da bambino a Morrakesh. e ci sembrava analogo a quello descritto, col nome «Quante dita?», da Arnold Arnold nell'-Oscar. / giochi dei bambini. Si (a o si faceva scandendo una cantilena che dice nell'originale inglese: • Buck. buck. how many horns do I hold up '■. Il lettore Francesco Tosoni di Torino ci ha fatto notare quanto assomiglia nel ritmo e nel riferimenti alla cantilena registrata da Costantino Ntgra il canti popolari del Piemonte. 188a disponibile In edizione Einaudi): •Oo. ciò. baritelo, quante come a t mecriviù?*. Ben presto sono arrivate lettere da Anna Maria Auxllla, Annamaria Battilocchi Oerbl. Luigi Capitani. Elena Cappello. Pietro Capra Mariani. Nllda Cerato. Dario Iona. Idea Pais Ollardl. Carla Vlgnola: un bel canestro di varianti localizzale a Asti. Biella. Castella zzo Bormida. Cavatore d'Acqui. Gassino Torinese. Pomaro Monferrato. Torino. Vercelli. E con questi lettori abbiamo fatto una scoperta. Il -Quante dita?» tcontinulamo a chiamarlo cosi) poteva essere sia un gioco di gruppo, tra ragazzi sia un trastullo fatto da un adulto con un bambinello. Abbiamo latto bene a In- sistere per varie puntate, perche finalmente il cerchio si e allargalo Siamo rimasti in Pir monte con filastrocche analoghe segnalate da Lorenzina Aimone (Carmagnola. Tei e da Teresio Raineri (Pinerolo. Toi: -Can. caltcàn. quanti denci l'ha I me can?.... Siamo passati in Liguria con Luigi Gabba (Borghetio Santo Spirito. Savona) e con Chiara Marassi, che ci scrive da Beinasco. To. ma si riferisce a un infanzia trascorsa sulla Riviera di Levante: -Botta e ribotta sardena artictoca Dinoti birtbàu quante die l'ho blfduV.. Avevamo già fatto una puntata a Est del Ticino con Aldo Marietti a Bergamo; Fernanda De Bernardi, trapiantata a Torino ma lombarda, ci ha trascritto quel che le cantava il nonno (nato net IMI) a Olginasto (Varese): «CtnCieu barteteu t quanti corni Ygà > me bea*-... Romualdo Luti ci ha scritto da Valentano (Viterbo). Siamo già in Lazio: • Ghtnnghtnngola > ite bbella e si bbona rie bietta e (temperata • quante corna eia la capra?.. Paolo De Benedetti ci scrive da Asti ma il nonno veniva dal Latto, t gli •canttliava- questa variante •picchiandogli (piano) sulla schiena-: -.Varrà boba / quante dita ci stanno quassù?.. Roberto Milano ci scrive da Roma ma si riferisce a Carsoll (L'Aquila). Qui In Abruzzo li .tabu- diventa decisamente «bubù«: • Matta babà / quante corna son quassù?.. Questo •mazza bubu* se sentito ancora: vedi un po' da dove veniva. Francesco Oarreffa ci scrive da Bovallno Marina (Retilo Calabria). Qui sulla costa ionica si dice: .Rapa stnàpa quanti corna •ridavi 'a crapa?. La -slnàpa-e la senape. Otovanni Cicero ci scrive da Portogruaro e st riferisce ad Agrigento. Qui entra In gioco una certa signora o signorina Agnese, e la capra ha le pulci: 'Agnts-sì bedda > si bona maritata i quanti pud avi a crapa?.. E se non ad Agrigento, a Catania ci vogliamo fermare. Diciamo cosi pensando alla conclusione del romanso catanese di Annalisa Moncada. L'anno venturo il là dal mare (Longanesi. 1981: bellissimo). Da Catania appunto ci scrive Olovanna Fin occhiaro Chimirri dandoci quanto chiedevamo fin dall'inizio: un bel riferimento bibliografico. Del nostro gioco e del nostro trastullo parla diffusamente, registrandone moltissime varianti, il grande PUre. nei suoi Giuochi fanciulleteM siciliani. Palermo 1S70 - 1913. disponibile in una edizione anastatica del 1979 alle pagine 169-179. n risultato ci sembra soddisfacente A Catania ci vorremmo fermar». Ma ci arriva proprio adesso un'altra cartolina, da Rosalba Rosa: torinese, con mamma toscana che le cantavi .La ragna, la ragna, la puetcaeroffiM. la pUtxcucu. quante corna •fan qui su?: Se questo gioco si faceva anche in Toscana, doveva avere un nome italiano. E infatti ce l'aveva Ce lo dice Edoardo Sanguinati (Genova). Aspettate la prossima volta. Giampaolo Dossena / 4,'f IpJJrW Illustratone di Emanuele Latrati per * Filastrocche e corte* di Gianni Rosari (Editori Riuniti)