Per piantare un albero adesso chiamiamo l'architetto di Ippolito
Per piantare un albero adesso chiamiamo l'architetto Duecento specie per parchi e giardini Per piantare un albero adesso chiamiamo l'architetto NELLA introduzione a questo volume, di Cesare Leonardi e Franca Stagi. Architettura degli alberi Laura Conti scrive: -Un tempo le citta si valutavano per la bellezza e funzionalità del costruito, in quanto alle porte della città, raggiungibile immediatamente, c'era — a portatu di tutti — quel compromesso tra natura e cultura che era 11 paesaggio agrario, e Intramezzato al paesaggio coltivato c'erano aree di natura, le rive di un fiume o un boschetto o uno stagno. In un brevissimo arco di tempo... un uomo poteva avere sott'occhlo tutte le gamme del rapporto tra gli uomini e l'ecosistema, dal titto Intreccio di essenze selvatiche non toccate da mano umana alla piazza o alla strada nella quale i manufatti costituivano una presenza esclusiva-. Questa coesistenza, continua la scrittirec, dà separatezza e contiguità tra t diversi ambienti è un bene che oggi abbiamo jierduto per sempre, semplicemente perché non è più; perché il distacco tra mondo naturale (selva) e mondo manufatto (città) è andato aumentando smodatamente e — cosa ancor più importante su cui viene richiamata opportunamente l'attenzione — è venuto mancando l'elemento mediatore costituito dal paesaggio agricolo. Bello o brutto che sta — lasciamo stare se migliorato o peggiorato, non toc¬ chiamo l'argomento — il paesaggio cittadino, per quanto trasformato, consensi le sue costanti; e così, per quanto ridotto, il paesaggio naturale rimane quel che era, ma con l'avvento delle macchine, l'abbandono delle campagne e tutte le altre calamità che negli ultimi cento anni si sono abbattute sul paesaggio agricolo, il più estra¬ niato, quello che ha avuto la peggio, il più scom<olto è stato questo ultimo. Cosi, conclude Laura Conti tristemente, per quanti parchi e giardini si l'odano oggi progettando, non dobbiamo illuderci di riconquistare la dimensione agreste ed idillica (diciamo pure arcadica) i<erso cui molti dei nostri cuori tendono: non è più. Tuttavia la cosclciwa di questo vuoto comincia a farsi sentire con /oraa: sono lontani i tempi in cui all'Università di Roma anche per esercizio si pensar*» ad una copertura del Tevere nella tona cittadina: oggi parrebbe un sacrilegio. I nostri giovani architetti sono andati a studiare lontano, in Inghilterra, in Olanda, in Finlandia, negli Stati Uniti e attraverso quelle culture hanno acquistato una coscienza della natura (assente del lutto qui), c della naturu nei suol momenti d'incontro con l'uomo, per cui si sta arrivando nei progetti di ristrutturazione delle città a criteri più comprensivi, dove e tempre presente la ricerca della continuità storica, di non lasciar cadere l nessi, e non tanto per un gusto antiquario, ma per un'ansia segreta che dentro a quasi tutti noi continua a crescere, di perdere con la coscienza di quella continuità anche la nostra identità. Per cui qualcosa sta cambiando.' ancora qualche tempo fa. uno o due decenni, da noi in Italia non era pensabile, presso gli architetti (né per conto loro etra da aspettarsi che si muovessero i botanici) un libro come questo, concepito, scritto, disegnato da architetti, che ha per tema gli alberi e l'architettura degli alberi: non gli alberi, come erano generalmente considerati, indifferentemente dalla loro essenza e dalle loro caratteristiche, mac¬ chie verdi o colorate, ma presi uno per uno specie per specie con tutti t loro caratteri specifici. Descritte accuratamente abbiamo uni etrea 200 specie. Indigene ed esotiche, che vengono coltivate nel parchi nel giardini e nel viali; ciascuna è raffigurata a piena pagina e in scala nella sua sagoma sia yuandò è spoglia sia quando è vestila; e di ognuna accanto alla descrizione è offerto ti particolare della foglia del fiore e del fru t to. Il libro e inoltre corredato di un articolo sulla Illustrazione botanica del prof. Augusto Pirola, di uno studio sulle ombre nelle varie stagioni, di una assai Intelligente e appassionata premessa di Franca Stagi, un prospetto riassuntivo delle famtglte, generi, specie, illustrati col luoghi d'origine e l'epoca di Introduzione In Europa; un dizionarietto con l'origine e l'etimologia del nomi del generi; ed uno col significato delle denominazioni specifiche telatila alle specie; un glossario del termini usati; e Infine gli indici del nomi latini e volgari Un libro ti più possibile completo, una Impresa degna di rispetto: dimensioni permettendolo, che i nostri architetti (che si occupano o pretendono di occuparsi di paesaggio) dovrebbero tenersi accanto alletto. Ippolito PiXlCttl Cesare Leonardi e Franca Staffi, .Architettura degli alberi.. Mazzetta. L. C'aslunea Saliva PHnus Strobus
Persone citate: Augusto Pirola, Cesare Leonardi, Franca Staffi, Franca Stagi, Laura Conti, Mazzetta
Luoghi citati: Europa, Finlandia, Inghilterra, Italia, Olanda, Stati Uniti
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