Jacovitti, padre di Cocco Bill «Io sono un estremista di centro»

Jacovitti, padre di Cocco Bill «Io sono un estremista di centro» Parla il disegnatore che ha vinto il premio della satira politica Jacovitti, padre di Cocco Bill «Io sono un estremista di centro» ROMA — Ha 50 anni, ma non vede l'ora di compierne 60. perché, secondo lui. la sessantina e' una tappa. Poi. magari, a 60 anni potrebbe anche mettersi a dipingere quadri che firmerà per esteso. Benito Jacovitti. e non più DJ. o Jac o Jacovitti. tralasciando 11 Benito, nome che gli diede il padre fascista della prima ora e che mai è apparso sui fumetti, non per rispetto al duce, ma casomai a Benito Juarez. e quindi è un nome socialista-rivoluzionario. Infatti il padre del duce era socialista, e per questo chiamò il bimbo Benito, mentre il padre di Jacovitti era fascista e per questo chiamò il bimbo Benito. Cosi si dimostra che non è vero che il nome fa la storta, e che non è nemmeno vero che tale il padre tale il figlio. Una tappa intanto Jacovitti l'ha raggiunta prima di toccare la sessantina e di mettersi a dipingere quadri che. dice, •dorrebbero essere in stile naif ma alla Salvador DalU. Ha vinto quest'anno il premio Forte dei Marmi per la satira politica e sono stati i satirici vignettisti e fumettisti nuovi. Forattlni in testa, gente che era in fasce o non ancora nata quando nel 1939 il sedicenne Jacovitti esordiva sul Vittorioso, giornalino dell'Azione Cattolica a sostenere la sua candidatura, a voler premiato il disegnatore da tanti considerato di destra. In effetti è vero che Jacovitti non place agli estremisti di destra o di sinistra, anche se lui stesso è un estremista: quando nel 1974 incominciò a collaborare a Linux, su invito di Oreste Del Buono, in redazione arrivavano Ietterò scandalizzate degli ultrasinistrt che chiedevano la sua testa. -Ma anche gli ultradestri — dice Jacovitti — ce l'avevano con me perché in una tavola raffigurante il supermarket della politica c'erano camicie nere che compravano spaghetti marca Giovinetta e saponette marca Primavera di belletta: Lui si definisce, personalmente, un estremista di centro, però, sempre attaccato sia da destra sia da sinistra sia dal centro, sempre censurato. -Dal '39 al "66 sono stato criticato e censurato per immoralità, per le mie donnone con pettoni che all'Adone Cattoli¬ ci, non piacevano. Poi. quando sono passato al Oiorno. e il mio Cocco BUI se ne andava in giro su un cavallo a sei gambe, il Supercavallomaggiore, tuoni e fulmini per leso ente di Stato. Al Corriere della Sera, oliai a prendersela con gli industriali. Anche oggi non è facile. Ci il conformismo nouvelle vague. non si scherza sulle donne, sugli aneiarii. sugli operai, sugli handicappati. Ho fatto l'altro giorno una vignetta per il Radiocorrtere dorè si vedeva un uomo seduto davanti a un televisore a schermo nero intitolata "Programma speciale per t non vedenti". Non i passata. Il fatto i che oggi si possono prendere in giro solo i ragionieri cinquantenni*. — EI politici? Quelli oggi si toccano, eccome. Lei Il lascia In paco? ■ lo non sono un caricaturista, non faccio satira politica vera e propria, cioè con facce riconoscibilt e battute di attualità. Sono un caricaturista di situazioni, non di persone. E di satira politica, in 43 anni, ne ho fatta certamente molta, ma sparsa, diluita nella satira di costume. A 16 anni, per un giornaletto umoristico di Firenze, disegnai una tavola dove si vedevano francesi e tedeschi, rispettivamente sulla Linea Maginot e Sigfrido, i quali nelle tregue giocavano a calcio. Lavata di testa dei gerarchi a mio padre perché era vergognoso avere un figlio che osava scherzare sulla guerra e sui camerati. E lavata di testa di mio padre a me. mia prima censura. Poi dopo presi in giro t fascisti con Battista l'ingenuo fascista. Hitler con il fumetto HI Flit, eppure hanno detto che ero filotedesco, perché porto i capelli corti, a spazzola: — Direi che ha un taglio alla Amendola, -Macché alla Amendola, alla galeotta. Piuttosto mi guardi: non sembro Jean Valfean? Alto, grosso, con questi capelli... Da ragazzo ero magro come un chiodo, e t compagni mi chiamavano "Lisca di pesce". Per questo ho cominciato a firmare Jac con una spina di pesce*. — E la fettina di salame che segue la lisca di pesce cosa significa? ■ Niente, proprio niente. Fa parte del gruppo di oggetti riempitivi, ossa, pettini, rocchetti, dadi, matite e vermiciattoli che metto sempre negli spazi vuoti delle tavole per non stare con le dita in bocca ad aspettare che mi venga l'ispirazione per il disegno successivo. Anche su questi oggetti, quante ne hanno dette, da rimanere a bocca aperta. Lei sa come sono gli intellettuali. Jacovitti disegna qua e là ossa piantate nel terreno? Simboli fallici, evidente. Io rimango trasecolato. Oggi trattano il fumetto come se fosse alta letteratura, ma lo mi sento un artigiano e basta. Fac¬ cio tutto da solo. Non ho un'equipe di alutanti. Lavoro come un impiegato: sveglia alle 7. passeggiata di un'ora, poi al tavolo di disegno dalle 9 all'una. Mezzora di intervallo per il pranzo e poi lavoro di nuoro fino alle 6. Sempre cosi da 43 anni, da quando _Jare l fumetti non era mica "roba da intellettuali, e ne/ri 77i e n o leggerli -. — Ma anelli che oggi prendono il fumetto sa1 serio, che lo considerano nn fatto culturale, ansano Benito Jacovitti? •Guardi, non so. Direi di no Però lo conoscono. Si. sono conosciuto Mi dica lei: ce n i un altro in Italia che lavora da cosi tanto tempo come me?: — No, e forse neanche all'estero. Lei d'altronde ormai è nn disegnatore di fama Internazionale. Kart Bara, il creatore di Paperino, dell'equipe di Walt Disney, ha detto che lei t ano del quattro o cinque grandi del fumetto a livello mondiale. •Ma davvero* Mi meraviglili e mi fa proprio piacere. Sa. io sono un po' ignorante, leggo poco e ti capisce, perché disegnare é già un lavoro di occhi. Ho fatto il liceo artistico, ma non mi sono laureato Leggo i gior¬ nali al gabinetto, come tutti, poi ascolto la radio, ho sempre la radio accesa quando lavoro. Ascolto musica e l dibattiti, specie quelli delle radio libere, dei radicali, di Onda rossa. Tutte quelle telefonate di gente che dice "Cioè" Invece di "Pronto"e mi diverto un mondo. Sto da solo, ascolto e disegno-. Cosi in solitudine, ma con sottofondo di voci umane, questo estremista di centro crea al tavolo di disegno un mondo di uomini divisi in due tronconi di morti che vanno al cimitero a piedi per seppellirsi da soli, di donne con 1 seni cubici, di uomini con 11 pene a rubinetto, un mondo improbabile ma al tempo stesso greve e sanguigno, dove l'assurdo prende corpo e forma fino a diventare banale e angoscioso, proprio come e angosciosa nella sua banalità la realtà quotidiana, dove nessuno va al cimitero a piedi o passeggia diviso In due tronconi, ma succedono cose a ben pensarci molto più gravi. Il bello e che da tutto questo assurdo banale ripetitivo del quotidiano. Jacovitti riesce a trarre effetti comici. Ce chi lo definisce un surreal-qualunquista-goliardico. con una punta di spregio, come se tosse obbligatorio essere realisti impegnati e maturi per fare satira (passi ancora per fare politicai. Ce invece chi lo considera il padre del fumetto italiano. 011 decano? Poco importa: con lui si e indubbiamente respirata aria nuova, ed e inutile stare a fare tante sottigliezze e a distinguere da che parte soffiasse il vento. Jacovitti sta gigante nella storta, del fumetto, si int*1"* Renata Pisa Autocaricatura di Jacovitti Pippo. Pertica e Palla Cocco Bill

Luoghi citati: Firenze, Forte Dei Marmi, Italia, Pisa, Roma